PNRR e Digitalizzazione: a che punto è l’Italia con gli obiettivi

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Continua il percorso di digitalizzazione intrapreso dal nostro paese già a partire dagli anni precedenti al 2020 ma che, sicuramente, ha avuto un boost particolare con l’inizio della pandemia, che ha portato milioni di persone a doversi interfacciare con nuove modalità di lavorare o comunque di svolgere le sue attività quotidiane, amministrative e non. Per venire incontro a queste necessità è intervenuta com’è noto anche la UE, che ha disposto tramite il PNRR una serie di aiuti economici inediti, forniti agli stati membri per investire in modo massiccio e guidare finalmente una transizione seria. Restando sulla sola Italia, sono stati elargiti 48 miliardi di Euro per la digitalizzazione, ovvero quasi un terzo del totale dei fondi europei, che sono andati a finanziare già 69 obiettivi su 172, cosa che ci mette abbastanza in alto nella classifica europea pur restando indietro in quella riferita alla cosiddetta maturità digitale.

Questa breve introduzione contiene ciò che emerge dall’ultimo studio fatto dall’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, che ha snocciolato i dati più recenti rispetto agli obiettivi ed al loro raggiungimento. Nell’ottica di portare avanti l’agenda digitale, si spiega, coi servizi pubblici digitali è necessario passare dalla fase alla quale abbiamo assistito finora, chiama “semina”, a quella del vero e proprio deployment definitivo, ovvero la “raccolta”.  Per farlo, si dice, sarà importante porre mano in modo efficiente ai fondi PNRR assieme a tutti gli altri fondi, sfruttando anche la potenza della AI ed investendo risorse anche nella formazione dei dipendenti pubblici. Si dovrà agire anche a livello di cicli lavorativi interni alle Pubbliche Amministrazioni, che dovranno essere collaborativi anche con coloro che forniscono i servizi digitali. Il modello è quello del Government as a Platform (GaaP), ovvero il ripensamento in digitale di tutto ciò che riguarda la PA, pensiero che non è nato ora ma che si sta facendo strada adesso più che mai, ma serve un’accelerazione decisa in tale direzione.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Finora l’Italia ha ricevuta 194 miliardi dal PNRR, una cifra da spendere entro la metà del 2026 e della quale, come detto, 48 miliardi sono destinati alla digitalizzazione, una percentuale della cifra totale che è maggiore di quella stanziata da altri paesi UE come Germania e Francia, con la prima che stanzierà la metà di quanto verrà stanziato dal nostro paese. L’unico paese invece che si avvicina all’Italia è sicuramente la Spagna, che ha aumentato a 42 miliardi il totale delle risorse destinate alla digitalizzazione aiutandosi anche con il programma RePowerEU. La gestione dell’Italia, come anticipato, non è stata per nulla negativa rispetto agli obiettivi perseguiti, finanziati e raggiunti, ed è ovviamente la PA a prendere la maggior parte degli emolumenti mentre il resto va alle soluzioni di eGovernment.

Passando proprio al GaaP, basato su 4 capisaldi ovvero dataset con componenti condivisi, piattaforme per offrire servizi pubblici, modelli di scambio automatico dei dati ed infine soluzioni infrastrutturali in Cloud, si è potuto assistere alla stabilizzazione dell’Anagrafe Nazionale come piattaforma per la condivisione di dati e per dare la possibilità ai cittadini di collegarsi e scaricare moduli e documenti. Allo stesso modo è stato implementato il FSE, nel quale oltre venti milioni di italiani hanno caricato almeno un documento sanitario, mentre infine il portale dati.gov.it risulta essere uno dei maggiori in Europa esponendo oltre sessantamila open data di oltre 1.300 PA aderenti. Passiamo agli strumenti amministrativi, come PagoPA che adesso conta al suo interno circa 16.000 amministrazioni, cosa che fa raggiungere e superare gli obiettivi iniziali, l’App IO che conta 42 milioni di download e 15mila PA che in questo momento riescono ad offrire quasi 340mila servizi per le notifiche ed i pagamenti. Riparliamo velocemente dei sistemi di autenticazione come SPID, arrivato a quota 39 milioni di identità attivate con utilizzi che superano il miliardo annuo insieme alla CIE, della quale dispongono quasi 50 milioni di cittadini pur utilizzandola meno per gli accessi con CIE ID, fermi a 6 milioni. Per quel che riguarda l’identità digitale l’Italia ha già raggiunto gli obiettivi europei con largo anticipo anche attivando la primissima versione di IT Wallet, mentre sempre parlando di notifiche, stavolta a scopo legale, la piattaforma SEND è utilizzata da quattromila pubbliche amministrazioni, cosa che avvicina parecchio l’obiettivo del 2026.

Passando ai movimenti ancora da fare, l’Osservatorio spiega che mentre più di 100 enti, ASL e ospedali hanno già effettuato lo spostamento dei loro dati e delle loro applicazioni verso il Polo Strategico Nazionale, sono già stati avviati 500 progetti di migrazione verso quest’ultimo, cosa che avvicina parecchio anche in questo caso gli obiettivi del PNRR. Continuano anche le migrazioni verso i servizi Cloud da parte di comuni, scuole e aziende sanitarie, con domande e piani presentati da oltre ventimila soggetti e quattromila già ultimati prima della fine del 2024. Nonostante tutto, gli indicatori UE vedono ancora l’Italia molto indietro rispetto agli obiettivi di digitalizzazione dei paesi comunitari, ma c’è da sottolineare che gli ultimi indicatori sono datati 2023 e quindi poco aggiornati. Nonostante questo è legittimo, secondo l’Osservatorio, pensare che nonostante i grossi passi avanti persistano situazioni di squilibrio tra aree geografiche del paese così come tra comuni con più abitanti e quelli con meno, con quest’ultimi che rimangono sempre un po’ più indietro per ciò che concerne la cosiddetta maturità digitale e la capacità di sfruttare i nuovi strumenti.

Le Pubbliche Amministrazioni, per fornirsi di soluzioni per la digitalizzazione, ricorre ovviamente quasi sempre ad aziende private acquistando servizi per quasi 15 miliardi di Euro a tutto il 2024, ma questa spesa è incentrata su qualche decina di aziende con addirittura quasi la metà nelle mani di soli cinque fornitori. La lentezza nell’assegnare le gare per l’acquisto di soluzioni è un altro tema piuttosto delicato, se si pensa che tra il bando e l’assegnazione passano mediamente quattro mesi, ponendo serie riflessioni anche su questo tipo di processi. Se si considera che nell’ultimo triennio le Pubbliche Amministrazioni italiane hanno comprato servizi, lavori e altri sistemi per quasi 300 miliardi ogni anno e che questa cifra è molto più bassa dei fondi stanziati dalla UE, è anche evidente che anche la digitalizzazione e la velocizzazione del sistema di approvvigionamento saranno da migliorare. Infine, abbiamo visto anche in passato le opportunità date dalla IA anche per quel che riguarda il GaaP, visto che automatizzerebbe processi molto farraginosi e ripetitivi migliorando l’efficienza e dando moltissimi altri vantaggi all’intero settore pubblico.

 

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