“Avrà l’effetto dello schianto di un meteorite”

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Mentre le agenzie spaziali di tutto il mondo stanno monitorando con ansia l’asteroide denominato 2024 YR4 che potrebbe sfiorare il pianeta Terra nel dicembre 2032, l’impatto dell’asteroide Trump II sta producendo su scala locale e globale alert a non finire. Oggi il tycoon annuncia un’altra vittima eccellente: la Protezione Civile Usa. Un altro trofeo da aggiungere ai primi 42 “ordini esecutivi” già firmati nel giro delle prime ore presidenziali, ma ne ha promessi 100 nei primi 100 giorni. Una decisione clamorosa quanto il secondo tragico bye bye all’Accordo sul clima firmato a Parigi, all’addio all’Organizzazione Mondiale della Sanità – anche se i suoi oggi gli stanno spiegando che le aziende farmaceutiche Usa andrebbero incontro a enormi problemi, così come i turisti americani in vacanza non coperti da vaccini e da assicurazioni che avranno costi alle stelle -, alla tracimazione degradante dell’esibizione di foto di immigrati rimpatriati in manette come sequenze del secolo scorso, alla Global Tax Deal, alla sospensione degli aiuti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, alla fine dei sostegni a minoranze native o ispaniche o afro-americane, allo stop all’inclusione delle diversità, alla sospensione dei programmi per i richiedenti asilo, allo stato d’emergenza al confine del Messico, a vari annunci di occupazioni anche a mano armata di mari e territori altrui.

Il 43esimo e finora ultimo “ordine esecutivo” del 47° presidente degli Stati Uniti – lanciano l’allarme gli esperti – avrà l’effetto di “uno schianto del meteorite”, ed è un colpo basso ai soccorritori di ogni disastro. Lo ha annunciato una settimana fa nel suo primo viaggio presidenziale sul Boeing Air Force One che lo ha portato in North Carolina e in California, due Stati devastati: il primo dall’uragano Helene che ha distrutto vaste zone del sud-est il 27 settembre scorso, e il secondo dai colossali incendi con 25 vittime e 26 dispersi e oltre 10mila abitazioni in cenere, con 130mila sfollati e perdite economiche da 275 miliardi di dollari e l’emergenza ancora in corso.

Da Asheville, North Carolina, il Commander in chief ha spiegato che getterà nel cestino anche la strategica “Federal Emergency Management Agency”, riorganizzata nel 1978 con due ordini esecutivi – il 12127 e il 12148 – sotto la presidenza di Jimmy Carter per gestire al meglio le emergenze fino ad allora demandate a varie agenzie federali con risultati spesso inefficienti. E da una settimana ha gettato nel caos anche l’unica e strategica struttura organizzata per i soccorsi in caso di disastri di ogni tipologia, e per la protezione dei cittadini.

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L’executive order è un colpo di spugna pieno di incognite. L’azzardo trumpiano prevede, infatti, non tanto un necessario processo di rafforzamento e riforma in tempi di caos climatico e di rischi incombenti su vasta scala, ma tout court lo smantellamento della “Federal Emergency Management Agency” che da ente federale ha la massima responsabilità del coordinamento degli aiuti in caso di emergenze e calamità in tutti gli Stati Uniti. È emblematica del clima cambiato anche la perentoria richiesta ai membri del Congresso: “Che venga eliminata”, e il minaccioso avviso alla stessa Agenzia: “Raccomanderemo alla FEMA di andarsene”.

La “punizione”, con effetti di puro autolesionismo, risponde però alle sue promesse elettorali che hanno galvanizzato gruppi no-vax spuntati come funghi nell’emergenza pandemia Covid-19 contro le campagne di vaccinazioni gestite dall’Amministrazione Biden mobilitando anche la FEMA, che per questo venne infamata e sottoposta ad attacchi alzo zero. Negli interi Usa l’Agenzia si impegnò non solo per gestire disastri e aiutare i sopravvissuti e sostenere governi statali e locali ma, come spiegò il capo dell’Agenzia Pete Gaynor: “Per la prima volta abbiamo dovuto emettere una dichiarazione di grave calamità in ogni Stato per l’impatto del Covid-19 e proteggere la salute e sicurezza di tutti gli americani”. Ma oggi il clima è cambiato e, non a caso, Trump ha scelto il complottista no-vax Robert F. Kennedy jr come Segretario alla Sanità e capo del Dipartimento della Salute e dei Servizi umani con la mission di “scatenarsi sulla salute”. Il rampollo della Kennedy dinasty, da avvocato ambientalista è diventato negli anni un teorico della cospirazione, attivista anti-vaccini e “disinformatore” a colpi di fake news, che si è fatto riconoscere sul fronte Covid-19, oggi contestato da 77 scienziati premi Nobel firmatari di una lettera aperta al Senato contro la sua nomina essendo “contro i ben documentati benefici della fluorizzazione dell’acqua potabile…complottista riguardo ai farmaci efficaci contro l’Aids e altre malattie”.

Enti indipendenti, e anche la CNN in un fact-checking, hanno già totalmente smentito tutte le accuse trumpiste contro la Protezione Civile Usa nell’era Biden per presunti “abbandoni della popolazione”, e molti operatori del ramo rischi invitano il Congresso a togliere dal mirino il nuovo bersaglio poiché un conto è riformare l’Agenzia federale per rafforzarla in vista di future e sempre più colossali catastrofi meteoclimatiche, un conto è trattarla come se avesse appiccato l’incendio sulle colline di Los Angeles. La FEMA, infatti, è finita, insieme allo Stato democratico della California, tra quelli che non avrebbero prelevato l’acqua per spegnere le fiamme pur di proteggere, come ha spiegato Trump, “un pesce sostanzialmente inutile”. Più volte è finita sotto attacco di chi sosteneva che la gestione delle emergenze sarebbe più efficace se fosse riaffidata ai singoli stati e oggi Trump ribadisce: “Sinceramente, mi piace il concetto che quando la Carolina del Nord viene colpita, se ne occupa il governatore. Quando la Florida viene colpita, se ne occupa il governatore, il che significa che se ne occupa lo Stato”.

Cosa farebbero le sole squadre locali senza più il sopporto dell’intervento della FEMA, non lo spiega. Del resto, da tempo, parte dei Repubblicani sostiene il “Progetto 2025” per trasferire i costi finanziari della prevenzione e delle risposte alle calamità dal governo federale alle autorità statali e locali, che dovrebbero assumersi le responsabilità nella gestione delle catastrofi e nelle emergenze. Ma sanno anche i sassi quali saranno le conseguenze dello smantellamento o anche della mera riduzione del ruolo operativo della Federal Emergency Management Agency che non caso è parte del Department of Homeland Security e coordina le risposte ad ogni stato di crisi con la gestione dei fondi per i soccorsi, gli aiuti economici per le ricostruzioni, la prevenzione con la formazione delle comunità e il finanziamento di progetti per ridurre i rischi e di infrastrutture e abitazioni danneggiate.

Basti osservare che la FEMA opera, in coordinamento con altre agenzie federali, con la Croce Rossa e le organizzazioni non profit e settori privati per garantire risposte efficaci e ha sempre avuto sostegni bipartisan. Oggi, infatti, è impegnata nelle opere previste dal mega-finanziamento al programma Flood Mitigation Assistance per migliorare la resilienza agli eventi meteorologici estremi con fondi della legge bipartisan sulle infrastrutture che ha aumentato i fondi della FEMA per questa emergenza da 160 milioni a 3,5 miliardi di dollari in 5 anni. “Le inondazioni sono già il disastro più costoso e frequente della Nazione e il cambiamento climatico non fa che peggiorare la situazione. Questi dollari renderanno le comunità più preparate e ridurranno le sofferenze causate dai disastri per le generazioni future”, spiega la presidente del FEMA Deanne Criswell.

Ma Trump tira dritto e, come si usa dire, questa volta “spara sulla Croce Rossa”.



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