Perché l’Italia e altri 18 Paesi Ue incalzano la Bei ad attaccare sulla Difesa

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Aumentare i finanziamenti per la difesa: è la richiesta di 19 Stati membri Ue (tra cui l’Italia) in vista della riunione straordinaria del Consiglio europeo lunedì a Bruxelles rivolta a rafforzare il mandato della Banca europea degli investimenti (Bei)

Diciannove paesi dell’Unione europea, tra cui l’Italia, chiedono alla Banca europea degli investimenti (Bei) di aumentare i prestiti per l’industria della difesa.

 Il contesto di sicurezza “profondamente cambiato” richiede il rafforzamento della base tecnologica e industriale della difesa dell’Unione europea ed è necessario che la Banca europea degli investimenti (Bei) svolga un ruolo più incisivo per far fronte alle urgenti necessità di investimento dell’Ue.

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Lo si legge in una lettera indirizzata al premier polacco, Donald Tusk, al presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e alla presidente della Banca europea per gli Investimenti (Bei), Nadia Calvino, firmata dai leader di diciannove Stati membri, tra cui anche l’Italia.

Tra le altre cose si richiede di rivedere l’elenco delle attività escluse per progetti per la difesa e la sicurezza europea ed esaminare l’emissione di debito vincolato per finanziarli.

La banca con sede in Lussemburgo ha modificato le sue regole sul finanziamento di beni a duplice uso per consentire al denaro di fluire verso progetti con uno scopo prevalentemente militare piuttosto che civile.

Ma la Bei non è ancora in grado di finanziare direttamente la produzione di armi e munizioni, fattore che gli consente di mantenere il rating tripla A.

Tutti i dettagli.

LA BEI E LA DIFESA

Con un totale di bilancio di 544,6 miliardi di euro, la Banca europea per gli investimenti (Bei) di proprietà comune dei paesi dell’Ue, è la più grande istituzione finanziaria multilaterale del mondo per asset e il più grande prestatore multilaterale, con prestiti erogati e promessi per 562 miliardi di euro nel 2022 rispetto ai 171 miliardi di dollari della Banca Mondiale, ricordava l’anno scorso Reuters.

I progetti militari e di difesa sono esplicitamente esclusi dall’elenco delle attività che possono essere finanziate dalla Bei e i 27 governi dell’Ue dovrebbero accettare di cambiare la situazione. La banca può già concedere prestiti per progetti a duplice uso civile-militare, come infrastrutture di trasporto o droni. La definizione di ciò che può essere definito “dual use” dovrebbe essere ulteriormente modificata, ha spiegata la Commissione a Reuters.

Questo è il quadro in cui si inserisce l’invito messo nero su bianco dei diciannove paesi rivolto direttamente alla Bei, al presidente del Consiglio Ue e al presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea.

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LA LETTERA FIRMATA DA 19 PAESI UE

Nella lettera si evidenzia la necessità di “intraprendere un’azione decisiva per rafforzare la preparazione e le capacità di difesa dell’Europa nel suo complesso e la sua base industriale di difesa” per “affrontare le minacce ibride, come la messa in sicurezza delle infrastrutture critiche”. I diciannove Paesi chiedono alla Bei di “rivalutare l’elenco delle attività escluse” dalla sua politica di prestiti, in modo che l’elenco abbia “una portata il più possibile limitata” per essere più in linea alle “nuove priorità politiche dell’Ue” suggerendo di “adattare la politica dei prestiti per aumentare il volume dei finanziamenti disponibili nel settore della sicurezza e della difesa” e di “esaminare l’emissione di debito a destinazione vincolata per finanziare progetti di sicurezza e difesa”.

 PAESI FIRMATARI

I Paesi firmatari della missiva sono Finlandia, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Spagna e Svezia.

LE RICHIESTE

I 19 responsabili di governo ritengono “un passo significativo il fatto che la Bei abbia modificato i suoi requisiti per i progetti a duplice uso (civile e militare), istituito una nuova linea di credito per il finanziamento delle pmi per la sicurezza e la difesa nonché uno sportello unico per il finanziamento della sicurezza e della difesa. D’altra parte si tratta di decisioni prese dagli azionisti che sono gli stessi Stati. L’aumento del rapporto di indebitamento della banca al 290% “consentirà maggiori investimenti in settori critici come la sicurezza e la difesa”. Tuttavia, non si tratta di passi sufficienti: “Condividiamo l’opinione che la Bei dovrebbe continuare a esplorare ulteriori modi per assumere un ruolo ancora più forte nel fornire finanziamenti per gli investimenti e nell’utilizzare finanziamenti privati per il settore della sicurezza e della difesa”.

La prima richiesta riguarda la rivalutazione dell”elenco delle attività e dei settori esclusi per quanto riguarda i prestiti al settore della sicurezza e della difesa. La terminologia e il contenuto delle attività escluse dovrebbero essere definiti in modo più preciso e il più possibile limitati nell’ambito per essere allineati alle nuove priorità politiche Ue e “ciò dovrebbe essere fatto in un modo che sia sicuro protegge le operazioni e la posizione finanziaria della Bei”.

POSSIBILITÀ DI EMISSIONE DI DEBITO SPECIFICO PER PROGETTI DI DIFESA

Infine, una nuova proposta: “La possibilità di emissione di debito specifico e vincolato da parte della Bei per finanziare progetti di sicurezza e difesa dovrebbe essere discussa tra le altre opzioni in quanto potrebbe migliorare la trasparenza e fornire chiarezza nonché la possibilità di scelta per gli investitori”. Un passo da prendere in considerazione “in consultazione con i mercati finanziari e le agenzie di rating in merito alla (sua) fattibilità, con la dovuta attenzione a garantire il finanziamento più efficiente e conveniente per i progetti di sicurezza e difesa nonché al possibile impatto sui costi di finanziamento delle attuali obbligazioni della Bei”.

LA POSIZIONE DELLA BEI

Da parte sua la Bei ha accolto con favore la lettera, con un portavoce che ha affermato che il prestatore ha raddoppiato “i finanziamenti per progetti di sicurezza e difesa nel 2024” e prevede di “raddoppiarli di nuovo quest’anno fino a un record” di due miliardi di euro su un totale pianificato di 95 miliardi.

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