da Palazzo Moroni parte la richiesta per i canali “stoppati” dalla Regione

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Partita la richiesta per far inserire tra i canali  navigabili anche i tratti interni alla città di Padova. Canali che non erano stati considerati tali nel 2006, in occasione dell’istituzione del Demanio, a causa di una errata classificazione ministeriale risalente al 1956. L’obiettivo è quello di sostenere il turismo fluviale che si sta sviluppando sempre di più e che già oggi muove a Padova circa 20 mila persone: «Padova è la città che corre di più in Veneto e sta vivendo una fase di grande sviluppo. Uno dei vettori più forti di questo sviluppo è il turismo – spiega il vicesiondaco, Andrea Micalizzi – .È un settore che porta il nome di Padova in tutto il mondo, che dà grande attrattività e che rafforza la nostra economia e su cui pensiamo si possa avere ancora più risultati. Uno degli ambiti turistici con più potenzialità è il turismo fluviale, che già porta oltre 20.000 persone ogni anno a visitare Padova ma che potrebbero raddoppiare con i giusti investimenti. Pensiamo ad esempio a tutto il flusso di visitatori che percorre il Brenta e che da Venezia potrebbe spostarsi su Padova proprio via fiume. L’identità fluviale di Padova va infatti valorizzata e l’amministrazione comunale di Padova ha già intrapreso un ambizioso percorso per restituire alla città il suo storico legame con i corsi d’acqua, trasformandola in una vera e propria ‘città delle acque’, recuperando ed enfatizzando un rapporto che a volte sembrava essere stato dimenticato. Per questo pensiamo che sia fondamentale infrastrutturare e sviluppare ancora di più il settore della navigabilità e del turismo fluviale a Padova ed è per questo che abbiamo presentato delle osservazioni alla Regione Veneto per rimediare ad una “svista” di quasi vent’anni fa»

Nella Decreto regionale 4222 del 2006 infatti, rifacendosi a documentazione storica non aggiornata, la Regione Veneto non ha compreso nel Demanio della Navigazione Interna, e quindi dall’essere considerati navigabili, importanti tratti del nostro naviglio interno, in particolare: tutto il percorso del Piovego dalla Porte Contarine fino all’incile con il canale San Gregorio, il percorso del tratto del Tronco Maestro del Bacchiglione dal sostegno del Bassanello (“Ponte dei cavai”) fino alle porte Contarine e l’asta non tombinata del Naviglio Interno dall’incile con il Tronco Maestro fino al ponte delle Torricelle. Questa esclusione rappresenta una forte penalizzazione per la nostra città, perchè non permette di ricomprendere questi tratti nel Piano della Navigazione Comunale, impedendo quindi una loro infrastrutturazione e la possibilità di accedere alle risorse regionali appositamente stanziate per svilupparli e renderli pienamente fruibili alle imbarcazioni: «Confidiamo che le osservazioni presentate, sostenute anche dal Consorzio Battellieri di Padova, vengano approvate dalla Regione e inserite nella nuova Dgr così da poter sanare questa situazione limitante per lo sviluppo fluviale di Padova» chiude Micalizzi.

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Padova ospita già eventi di rilievo internazionale come la “Water Marathon”, una circumnavigazione dei suoi canali che ogni anno attira equipaggi da tutto il mondo. L’obiettivo dell’amministrazione è consolidare queste iniziative, rendendo i corsi d’acqua centrali nella vita della città e potenziando la loro infrastruttura e manutenzione. “Grazie al riconoscimento di nuovi tratti navigabili – conclude il Vicesindaco – vogliamo creare una rete fluida tra passato e presente, tra storia e modernità. I nostri canali, da sempre arterie vitali per il commercio e la cultura, diventeranno un’opportunità unica per vivere Padova in modo innovativo e sostenibile e per ammirarne la straordinaria bellezza. Pensiamo alle potenzialità, ad esempio, del pontile che stiamo realizzando nel Parco Tito Livio (ex piazzale Boschetti), dove i visitatori potranno scendere in barca ed accedere direttamente nel cuore della nostra città, ai giardini dell’Arena, alla Cappella degli Scrovegni e al polo museale. O alla possibilità di vedere la Specola direttamente dall’acqua. Il turismo fluviale, lo ribadisco, è un asse strategico, e raddoppiare le persone che passano per questo canale per visitare Padova è un obiettivo che possiamo raggiungere»

L’assessore al turismo e alla cultura Andrea Colasio racconta: «Nel 1500, lo ha scritto Shakespeare, erano 80 ogni giorno i battelli che offrivano un servizio pubblico di trasporto di persone e merci tra Padova e Venezia. Il legame tra Padova e l’acqua è forte e storico. Oggi noi confidiamo he la Regione recepisca questa idea assolutamente strategica, che è in qualche modo già stata avvalorata dal Ministero, con il finanziamento di un pontile per le barche elettriche. Questo vuol dire per Padova investire strategicamente sul turismo fluviale che ha un trend di crescita assolutamente significativo, guardando al futuro, perché i numeri possono essere importanti. Il turismo nella nostra città cresce, anche quest’anno +7,9%, e il turismo fluviale con il Burchiello ma anche con tutto il sistema di navigazione interna rappresenta una grandissima opportunità per gli operatori turistici, ma  serve anche a far crescere il Pil della città. Al di la dell’aspetto economico, significa raccontare come era Padova nel ‘300 e dare l’opportunità di scoprire la città da un punto di vista del tutto inedito ed estremamente affascinante per tutti».

Il presidente del Consorzio Battelieri Antonio Piccolo spiega: «Nel 1956, quando si è deciso di fare l’interramento del Naviglio, è stato comunicato al Ministero a Roma che il Comune stava tombinando il canale, per cui la linea di navigazione fluviale attiva anche allora tra Vicenza, Padova e Venezia, non sarebbe più transitata attraverso il Tronco Maestro e il Naviglio interno ma lungo lo Scaricatore e il Canale di San Gregorio da poco terminato.  All’epoca però non si è specificato che veniva interrato solo il tratto delle Riviere e così al Ministero hanno inteso che non ci fosse più alcun canale navigabile all’interno della città. Nel 2006 la Regione Veneto ha creato il Demanio della Navigazione inserendo tutte le tratte che erano documentate come navigabili, attingendo dai dati del Ministero. Tutte le tratte che sono ancora oggi di fatto navigabili sono fuori dalla rete interna navigabile, e questo ha delle conseguenze importanti.  Infrastrutture Venete infatti si occupa della manutenzione e della sicurezza della navigabilità solo sulle tratte  riconosciute come tali, e anche da un punto di vista legale chi fa navigazione commerciale potrebbe farla solo utilizzando i canali classificati come navigabili.  Adesso siamo in fase di revisione del Demanio della Navigazione; noi come questa interlocuzione abbiamo chiesto che i canali siano ufficialmente dichiarati navigabili, chiarendo che c’è stato un errore di classificazione  70 anni fa che si è trascinato nel tempo.  La Regione ha riconosciuto questo fatto e quindi inserirà anche i nostri canali interni tra quelli ufficialmente navigabili».



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