L’accordo per il cessate il fuoco a Gaza dello scorso 17 gennaio non ha niente a che vedere con la fine dell’oppressione del popolo palestinese, che cesserà solo con l’estinzione dello stato illegittimo di Israele. Si apre una nuova fase per il movimento di solidarietà alla Resistenza palestinese, in cui sempre più importante è il ruolo delle masse popolari dei paesi imperialisti e la loro lotta contro i propri oppressori, sostenitori e complici dei sionisti.
Nelle scorse settimane sono state messe in campo diverse mobilitazioni a sostegno della Palestina. La rete antisionista italiana (dal percorso dell’assemblea del 9 novembre, capofila Rete dei Comunisti) per il 17 e 18 gennaio ha organizzato delle giornate di mobilitazione nazionale per denunciare la complicità del governo Meloni al genocidio in corso in Palestina. Mentre l’area aggregata attorno Udap e a Giovani Palestinesi d’Italia (Gpi), ha promosso manifestazioni nelle principali città italiane per il 25 gennaio – in occasione del giorno della memoria – con lo slogan “aggiorniamo la memoria”.
Quelle del 17-18 e 25 gennaio sono tutte iniziative che, indipendentemente dalle intenzioni dei promotori, percorrono nei fatti un percorso di lotta comune. Tra le tante iniziative realizzate ce ne sono state alcune particolarmente interessanti perché gli organismi che vi hanno aderito hanno espresso la tendenza a organizzarsi unitariamente e coordinarsi in solidarietà con la resistenza palestinese e contro la guerra in cui l’Italia è coinvolta, con l’obiettivo di rompere la sottomissione dell’Italia agli imperialisti Usa – Nato e sionisti.
Il coordinamento No Nato Emilia Romagna per esempio, ha aderito sia alla chiamata della rete antisionista del 17 e 18 gennaio, sia a quella di Udap e Gpi per il 25 gennaio. Per il 17 gennaio ha organizzato un presidio davanti alla Caserma Cialdini di Bologna contro la collaborazione militare del governo Italiano con Nato e sionisti. Contestualmente ha organizzato una serie di iniziative locali di controinformazione e lotta, come quella a Noceto (PR) insieme al Comitato Noceto KM50, che si batte per denunciare le attività belliche in atto all’Agenzia Industrie Difesa, in cui è stato presentato il Dossier “Mettere nel mirino i presidi bellici” e il Coordinamento nazionale No NATO e quella a Ravenna del 23 gennaio. Sempre a Bologna il 18 gennaio ha organizzato un presidio in solidarietà con il Centro Sociale Culturale Villa Paradiso che l’amministrazione comunale a trazione PD vuole chiudere.
In ultimo il Coordinamento No Nato Emilia Romagna ha aderito alla mobilitazione promossa da Gpi per il 25 gennaio insieme al resto del movimento in solidarietà alla Palestina e alla rete Liberi di lottare con l’obiettivo di tenere accesi i riflettori sul fatto che la giornata della memoria del 27 gennaio diventi giornata di lotta contro il genocidio del popolo palestinese e di lotta contro il DDL 1660.
A Torino il 18 gennaio Potere al Popolo ha promosso un presidio in Corso Marche, luogo in cui è concentrata l’industria bellica e aerospaziale in città. Davanti alla Leonardo, è stato bruciato il cartonato di un carrarmato con la fotografia della ministra Bernini e dei rettori dell’Università di Torino e del Politecnico. Prendere di mira il governo Meloni e indicarlo come responsabile del coinvolgimento dell’Italia nella terza guerra mondiale è quanto va replicato ed esteso di questo tipo di iniziative.
Esempi positivi sono in fine le Tende contro la guerra a Milano, che stanno dando continuità alla mobilitazione, coordinando le diverse realtà attive su questo fronte. L’ultima di queste si è tenuta il 27 gennaio in Piazza Novelli a Milano, dove è stata recentemente inaugurata la nuova struttura organizzativa del Comando della Squadra Aerea e 1° Regione Aerea. L’iniziativa è stata promossa dal presidio Milano zona 3 del P.CARC, con la partecipazione di rappresentanti di realtà locali come Miracolo a Milano, Lega obiettori di coscienza, Antitesi e Patria socialista. Obiettivo della giornata è stato quello di sviluppare confronto e discussione tra le realtà che oggi sono attive sul tema della guerra, dello scioglimento della Nato e della solidarietà al popolo palestinese per avviare di un percorso per fare della Zona 3 di Milano un focolaio di resistenza alle manovre di guerra, all’economia di guerra, al genocidio del popolo palestinese, per unire quello che già esiste ma ancora si muove in ordine sparso.
A Firenze la rete Firenze per la Palestina ha organizzato un presidio sotto Palazzo Vecchio al grido di “via i sionisti da Firenze”, “via Carrai dalla fondazione” e che pretendevano una prese di posizione del Comune. Non è stata ricevuta alcuna delegazione e anzi a difesa di politicanti e sionisti è stata schierata la celere in antisommossa.
Positivo, infine, il fatto che a Napoli l’area ex OPG di Pap abbia deciso di marciare alla manifestazione indetta da Udap e Gpi per il 25 gennaio, mostrando nella pratica come sia possibile rompere con logiche concorrenziali e i veti incrociati degli ultimi mesi.
Gli esempi che abbiamo riportato mostrano concretamente il carattere unitario delle mobilitazioni e il loro legame politico. Mostrano lo sviluppo che devono avere. Non importa quale sia l’organizzazione politica o sindacale che promuove una mobilitazione, una lotta o una iniziativa, se va nella direzione di far fare un passo avanti al movimento in solidarietà al popolo palestinese, al movimento contro la guerra e in definitiva fa avanzare la lotta per cacciare il governo Meloni e liberare il paese dall’occupazione degli Usa e dai sionisti, questa va sostenuta, va portata come esempio, va fatta conoscere, va rilanciata e se possibile emulata e replicata.
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