Liberainformazione La notte in cui Furio Colombo mi telefonò

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Conto e carta

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Se n’è andato, a 94 anni, Furio Colombo, grande firma del giornalismo italiano, che lasciò tracce profonde nella carta stampata, scrivendo e dirigendo giornali, nella televisione d’eccellenza che usava una volta, nel mondo dell’editoria dove si distinse per libri che rimangono, in giro per il mondo in compagnia di altri giganti di quegli anni, con i quali firmò, per la Rai, affascinanti servizi sui paesi dell’Asia estrema e dell’America Latina che forse ora non sarebbe male rimandare in onda. Almeno per ricordare il giornalismo che fu.

Colombo fu tante altre cose, manager Olivetti, manager Fiat, ripetutamente parlamentare Pds, Ds e Pd, gran conoscitore degli Stati Uniti, negli anni del sogno americano.

Altri ne stanno scrivendo, e ne scriveranno, la biografia dettagliata, puntuali “coccodrilli” come si dice con gergo buffo, che però coglie nel segno.

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Quanto a me, ne voglio scrivere in queste ore solo perché ebbi modo di conoscerlo all’Unità, il quotidiano nel quale lavorai dalla Sicilia per oltre trent’anni, proprio durante il periodo della sua direzione che iniziò nel 2001 e si concluse nel 2004.

Che dire?

Se i ricordi non mi ingannano, lavorando a Palermo, sono stato “alle dipendenze” di tredici Direttori dell’Unità. Si trattava di un incarico delicato, dovuto alla delicatezza di quanto accadeva in Sicilia, con fatti eclatanti, e che non riguardavano solo la mafia e le stragi, che si imponevano all’attenzione nazionale, un giorno sì e un giorno no. La Sicilia era infatti considerata il “laboratorio” d’Italia che del Paese anticipava spesso scenari, tempi e strategie.

Ovvio, quindi, che un direttore dell’Unità avesse sempre, nel bene e nel male, un occhio di riguardo per questa regione.

Che c’entra questo con il ricordo di Furio Colombo? C’entra parecchio.

Furio Colombo fu uno dei pochissimi direttori che non si diede mai da fare, a differenza di altri, per sollevarmi dall’incarico, con “promozioni romane”, dal sapore gesuitico. Non faceva il Direttore dell’Unità coltivando il disegno della carriera politica.

Si veniva da anni in cui – ma alcuni che sono anziani più di me lo sanno molto meglio di me – per entrare nella segreteria nazionale dell’allora Partito Comunista Italiano bisognava superare il battesimo del fuoco dirigendo proprio L’Unità.

Ma il fatto è che Furio Colombo non apparteneva a quel mondo e a quella tradizione. Non era, per dirla banalmente, un “politico prestato al giornalismo”. Invece, a riprova che i tempi in Italia stavano cambiando, fu proprio lui, grazie a modernità e acume, che riuscì a risollevare il giornale a vette di vendite che risalivano a tempi andati.

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Vi chiederete perché Colombo non restò più a lungo a dirigere il giornale, visti gli innegabili successi di vendita dovuti alla sua direzione.

Ho parecchi ricordi di quella fase. È utile sapere che Colombo fu sollevato dall’incarico da un altissimo dirigente politico di prestigio dell’epoca, che gli diede il benservito non considerandolo “allineato e coperto”, secondo un’espressione, allora in auge, con la linea del partito. Non serve farne il nome, perché in un giorno come questo sarebbe un po’ come sparare sulla Croce Rossa. È il fatto che conta.

Posso però aggiungere che proprio la notte prima delle dimissioni di Colombo, ormai concordate con la direzione del partito, ricevetti a casa mia una sua telefonata. C’era un motivo.

L’indomani mattina sarebbe stata pubblicata sull’Unità una mia pagina, su vicende delicate di Sicilia.

Colombo mi disse: “Scusami per l’ora tarda. Ma ti ho chiamato per avvertirti che domani sul giornale non troverai il tuo articolo. E non volevo che lo scoprissi sfogliando il giornale ormai stampato. Non sto a dirti. Ci sono state forti pressioni. Ho cercato di resistere, ma, alla fine, ho dovuto tenerne conto. Con l’occasione, ti anticipo anche che da domani non sarò più il Direttore dell’Unità. Per te non cambierà niente. Continua a lavorare, come hai sempre fatto”.

Cercai di saperne di più, ma fu inutile.

Ricordo un Direttore galantuomo con il quale ebbi modo di lavorare a meraviglia.

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E oggi, sia detto per inciso, quell’Unità se ne è andata via da un pezzo.

La rubrica di Saverio Lodato

Fonte: AntimafiaDuemila





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