Un gioco in cui si provano ad addomesticare le volpi, ispirato a una storia vera

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Kamchatka è una rubrica mensile di Consumismi in cui proviamo giochi da tavolo per conto vostro e vi diciamo se ci siamo divertiti, cosa ne pensiamo e a chi potrebbero piacere. Non parleremo di grandi classici come Risiko!, ma l’abbiamo chiamata “Kamchatka” perché speriamo di conquistare voi come tutti i giocatori hanno fatto almeno una volta con il più famoso dei suoi territori.

Da quasi settant’anni a Novosibirsk, la città più grande della Siberia, è in corso un esperimento genetico che intende scoprire se sia possibile addomesticare le volpi nello stesso modo in cui sono stati addomesticati animali come i cani, i gatti, le mucche o i maiali. I due scienziati che diedero inizio all’esperimento, lo zoologo Dmitrij Beljaev e la sua allieva Ljudmila Trut, volevano verificare una teoria specifica, ovvero che le caratteristiche fisiche che differenziano gli animali addomesticati da quelli selvatici sono in qualche modo legate a un processo di selezione per una caratteristica comportamentale, la mansuetudine.

Cominciarono selezionando da un allevamento di volpi da pelliccia 30 maschi e 100 femmine, scegliendo quelle che più delle altre tolleravano la vicinanza delle persone senza mostrare aggressività o paura. Da allora, nell’allevamento-esperimento di Novosibirsk si fanno riprodurre soltanto il 5 per cento più mansueto dei maschi e il 20 per cento più mansueto delle femmine per ciascuna generazione di volpi.

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Di generazione in generazione, a partire dalla quarta, le volpi si sono dimostrate sempre più mansuete, cercando contatto umano, leccando il viso dei ricercatori e scodinzolando. Ma hanno anche sviluppato delle caratteristiche fisiche che non si trovano nelle volpi selvatiche: hanno la coda un po’ più arricciata, le orecchie un po’ più pendule, il mantello un po’ più lungo, il cranio allargato e le ossa delle zampe, la coda e il muso più corti. Molti esemplari hanno anche la pelliccia pezzata, cosa che non capita in natura.

Nonostante i due scienziati che hanno dato il via all’esperimento siano morti – uno nel 1985, l’altra nell’ottobre del 2024 – oggi l’esperimento prosegue, peraltro appunto con ottimi risultati. Fino all’invasione russa dell’Ucraina era possibile anche adottare le volpi rosse domestiche di Novosibirsk come animali da compagnia, pagando alcune migliaia di euro. E alla fine del 2023 è anche uscito un gioco da tavolo molto atteso che ne ripercorre la storia con un certo grado di dettaglio e accuratezza: si chiama The Fox Experiment, in Italia è edito da Giochi Uniti, ed è stato progettato da Jeff Fraser ed Elizabeth Hargrave, diventata molto famosa nel settore in quanto game designer di Wingspan, uno dei giochi più amati e originali degli ultimi anni.

In The Fox Experiment ai giocatori viene chiesto di interpretare degli zoologi intenti a incrociare tra loro coppie di volpi in modo che, di generazione in generazione, diventino sempre più docili. Il libretto delle istruzioni molto lungo e dettagliato lo fa sembrare più complesso di quanto non finisca per essere: in realtà una partita dura poco più di un’ora, i meccanismi si introiettano piuttosto facilmente, ed è accessibile anche a chi non è un grande esperto di giochi di strategia (o di giochi da tavolo in generale). È possibile giocare in due o anche da soli, ma il numero consigliato di partecipanti è tre o quattro. Non è un vero e proprio gateway game, anche perché è consigliato dai 14 anni in su, ma può dare qualche soddisfazione pure ai meno esperti, a patto che abbiano voglia di stare attenti man mano ai vari modi in cui si raccolgono i punti necessari a vincere la partita.

The Fox Experiment dura cinque turni, e ogni turno equivale a una generazione di volpi. All’inizio di ogni turno i giocatori devono scegliere un maschio e una femmina a partire dalle loro caratteristiche fisiche, ridotte per semplicità a coda arricciata, orecchie pendule e presenza di macchie sul manto, e poi accoppiarli per far nascere un cucciolo (o, più avanti nel gioco, anche due o tre cuccioli). Il giocatore poi tira i dadi per scoprire quali caratteristiche dei genitori saranno ereditate dai cuccioli: man mano che il gioco prosegue e che le volpi diventano più mansuete, aumentano anche i dadi da tirare. Alla fine del gioco ci si può tranquillamente trovare con più di dieci dadi da tirare, il che è piuttosto spassoso ma anche caotico. È, come spesso succede con titoli di questo tipo, un gioco che richiede uno spazio piuttosto grande per essere intavolato.

La plancia di gioco di The Fox Experiment (il Post)

Di per sé, The Fox Experiment è principalmente un gioco di gestione delle risorse, ovvero uno di quelli in cui ai partecipanti viene chiesto di raccogliere determinate risorse per poter eseguire più avanti le azioni che vogliono, con l’obiettivo di sfruttare al meglio le mosse limitate a propria disposizione e fare più punti degli altri. Le persone appassionate di questo genere – in cui rientrano vari altri titoli recensiti in questa rubrica, da Scythe a Darwin’s Journey – lo troveranno godibile anche se non estremamente originale. Ci sono abbastanza variabili e obiettivi da tenere occupate anche le menti più strategiche, anche se non va considerato un gioco particolarmente pesante.

L’aspetto forse più divertente di The Fox Experiment però sta in una meccanica un po’ sciocca: i giocatori possono decidere i nomi dei cuccioli nati dai genitori che hanno scelto, che poi diventeranno a loro volta i genitori di nuovi cuccioli, e via dicendo. Dalla semplice possibilità di dare un nome a queste piccole volpi possono scaturire scene ridicole in cui i giocatori si trovano a far accoppiare tra loro le volpi “Hannibal Lecter” e “Angela Merkel”, oppure “Catone il Censore” e “la principessa Leila”. Alla fine della partita, i nomi si possono cancellare dalle carte cucciolo con facilità: in generale, i materiali del gioco sono di una certa qualità.

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Alcune delle volpi proposte dal gioco all’inizio della partita, man mano sostituite da quelle allevate dai giocatori (il Post)

Come Wingspan, che aveva il grande pregio di essere al contempo divertente e molto accurato dal punto di vista scientifico, anche The Fox Experiment ha, per chi vuole, un certo intento pedagogico: nelle istruzioni ci sono vari riquadri che raccontano il lavoro di Beljaev e Trut e il contesto storico complesso in cui cominciarono a provare ad addomesticare volpi. Come ha scritto il critico Adam Richards, «il gioco rende omaggio al loro importante lavoro», ma riesce a farlo «senza darti l’impressione che ti venga lanciato addosso un libro di storia».

The Fox Experiment si può acquistare online a 60 euro su Amazon e sul sito di Giochi Uniti, e a 68 euro su Feltrinelli e IBS .

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Disclaimer: con alcuni dei siti linkati nella sezione Consumismi il Post ha un’affiliazione e ottiene una piccola quota dei ricavi, senza variazioni dei prezzi. Ma potete anche cercare le stesse cose su Google. Se invece volete saperne di più di questi link, qui c’è una spiegazione lunga.



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