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Morti nelle strade e bombe negli ospedali a Goma. L’Onu: “Allarme umanitario”

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Goma ieri mattina sembrava un luogo senza vita, un deserto con quasi due milioni di abitanti, le strade attraversate da poche persone in divisa. Un testimone raccontava al manifesto di “una calma precaria” quando all’improvviso una donna ha gridato tunakufa (moriamo). E la calma se ne va.

Dopo una notte relativamente tranquilla la città è stata svegliata dalle detonazioni di armi pesanti, scontri tra i ribelli dell’M23 e l’esercito congolese si sono verificati in diversi quartieri, in particolare Birere e Bujovu, sono proseguiti per tutta la giornata lasciando sulle strade molti cadaveri.

Segnalata da diversi testimoni oculari la presenza di soldati del Ruanda. Nella città non è possibile accedere a internet e continuano a mancare luce e acqua. Goma è isolata e per le organizzazioni della società civile «siamo sull’orlo di una catastrofe umanitaria. Facciamo appello alla comunità internazionale affinché istituisca un corridoio umanitario immediato (dal Programma Alimentare Mondiale hanno comunicato che le attività di assistenza alimentare a Goma e nei dintorni sono state temporaneamente sospese). I feriti non possono raggiungere gli ospedali. In una città con quasi un milione di sfollati senza nessun mezzo di sussistenza ogni minuto di combattimento peggiora la situazione umanitaria. Senza l’acqua si aggravano i rischi di diffusione di malattie».

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Gli ospedali, ha dichiarato alla Bbc Adelheid Marschang dell’Organizzazione mondiale della sanità «sono pieni di persone la maggior parte delle quali ricoverate con ferite da arma da fuoco». Il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) ha dichiarato che il suo ospedale ha ricevuto oltre 100 feriti in sole 24 ore.

Francois Moreillon, capo del Cicr in Congo, ha dichiarato alla Reuters che un magazzino di medicinali è stato saccheggiato e che era preoccupato per un laboratorio in cui erano conservati germi pericolosi, tra cui l’ebola: «Se dovesse essere colpito potrebbe rappresentare un importante problema di salute pubblica ben oltre i confini Congo».

Il vescovo di Goma monsignor Willy Ngumbi Ngengele ha dichiarato di essere «scioccato dai bombardamenti che hanno colpito il reparto di neonatologia dell’Ospedale materno General Charité che hanno causato la morte di neonati». Ha parlato di saccheggi e ha rivolto un appello a tutte le parti coinvolte invitandole «al rispetto assoluto della vita umana e delle infrastrutture private e pubbliche» in virtù «della dignità umana e del diritto internazionale».

«La città è in grande difficoltà, se non è caduta durante la notte lo sarà nei prossimi giorni» ha dichiarato il ministro degli esteri francese Jean-Noel Barrot.

Colpi di mortaio sono esplosi anche oltre confine nei pressi dell’aeroporto di Gisenyi. Colpite attività commerciali, il bilancio provvisorio è di 12 morti e circa 100 feriti in territorio ruandese.

Intanto a Kinshasa una folla inferocita di manifestanti ha attaccato diverse ambasciate di Paesi considerati complici (Stati Uniti, Francia, Belgio) con il Ruanda. Prese di mira anche le sedi diplomatiche di Uganda, Kenya e Olanda, con slogan contro «l’inazione» e la «complicità» della comunità internazionale.

Goma non è solo una grande città, capoluogo regionale, ma è un confine di Stato e un crocevia commerciale di minerali indispensabili per l’industria dei conduttori e batterie.

Proteste a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo, contro le milizie M23, foto Samy Ntumba Shambuyi /Ap

La strategia dell’M23, secondo l’ultimo rapporto del gruppo di esperti sulla Repubblica democratica del Congo delle Nazioni Unite, sta puntando a una «occupazione a lungo termine» della regione nell’ottica di sfruttarne il territorio».

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La miniera di Rubaya, sotto il controllo di M23, la più grande miniera di coltan nella regione dei Grandi Laghi (a soli 50 km dal confine con il Ruanda), ha esportato almeno 150 tonnellate di coltan attraverso il Ruanda con un guadagno di circa 800mila dollari dalla tassazione su produzione e commercio del minerale.

Questo si sposa con gli obiettivi del Ruanda che da un lato intende rafforzare la sua immagine di Paese stabile, sicuro, favorevole agli investimenti che può ambire a diventare un hub regionale dei minerali strategici. Dall’altro avere a disposizione una zona cuscinetto nel Congo orientale che garantisce una politica di sicurezza: proteggere la bassa profondità strategica del Paese (la distanza tra il confine con il Congo e Kigali non supera i 150 km).

Nel pomeriggio di martedì l’M23 ha preso il controllo anche dell’aeroporto, la caduta completa di Goma sarebbe ormai questione di ore.

Oggi è atteso a Nairobi il vertice d’emergenza dei Paesi della Comunità dell’Africa orientale a cui parteciperanno i presidenti della Repubblica democratica del Congo Felix Thisekedi e quello del Ruanda Paul Kagame.



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