EUROPA, analisi di scenario e prospettive. Dove va l’Europa? E quale è la sua governance?

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


Quante cose sono accadute in un lasso temporale tutto sommato breve: il 2025 si è aperto con una precaria tregua dei combattimenti nella striscia di Gaza, con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca per il suo secondo mandato presidenziale e con l’Ucraina del massacro e sostanziale stallo che entra nel suo terzo anno di guerra, questo mentre in Africa continuano a consumarsi tragedie di proporzioni bibliche e il resto del mondo permane afflitto da incertezze di varia natura, a cominciare da quella relativa alla crescita economica globale.

DOPO LA «FINE DELLA STORIA» ECCO LA «FINE DELLA GLOBALIZZAZIONE»

Che si sia giunti alla sostanziale fine della globalizzazione forse è un po’ eccessivo affermarlo, certamente, nel sistema degli scambi internazionali, almeno a partire dal periodo della pandemia da sarsCov-2 molte cose sono cambiate, anche in maniera radicale, a cominciare dalle catene del valore. Poi ci sono stati i grandi conflitti. Quello europeo in Ucraina e quello israelo–palestinese-libanese in Medio Oriente, nel secondo caso con sullo sfondo l’ombra marcata dell’epocale trasformazione segnata dal passaggio dalla seconda rivoluzione industriale e dall’economia delle fonti fossili a qualcosa di diverso, di cui non si ha ancora piena certezza, ma di cui si è perfettamente consapevoli che sarà ineludibile e inesorabile. Sauditi, iraniani e monarchie del Golfo sono pienamente coinvolti in questa traumatica transizione, che non a caso ha ingenerato attriti e conflitti su scala regionale e mondiale.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

TRANSIZIONI E INCUBI

Una transizione che anche in Europa, tra gli incubi di una industria che evidentemente non ha investito a sufficienza ed è rimasta indietro ad assemblare pezzi di metallo fornendo, nella migliore delle ipotesi pregiata e tecnologicamente evoluta componentistica, produce sempre meno manufatti che sono sempre meno appetibili su un mercato che vede i gruppi americani e asiatici conquistare sempre maggiori fette di mercato grazie a prodotti della terza rivoluzione industriale che vengono effettivamente richiesti e acquistati. E l’Europa? Beh, ormai del declino e dell’incapacità di essere una potenza è divenuto un discorso oltremodo noioso, seppure per certi aspetti residuali vale ancora la pena parlarne.

ASPETTI RESIDUALI

Aspetti residuali, come lo sono le ultime ridotte possibilità che all’Europa sono rimaste, delle quali si è discusso nell’interessante convegno che ha avuto luogo nel pomeriggio di ieri presso Spazio Europa a Roma, sede di rappresentanza nella Capitale del Parlamento e della Commissione europea, evento organizzato dall’associazione culturale Omnia Nos alla quale hanno preso parte insigni studiosi dei fenomeni che a economia, geopolitica e conflittualità vengono ricondotti, dibattito del quale insidertrend.it rende possibile la fruizione della registrazione audio integrale (La nuova governance della UE negli attuali scenari geopolitici – A693-28GEN25). Nell’occasione si è parlato un po’ di tutto, prendendo appunto le mosse dai conflitti e dalle tensioni che si sono trascinate in questo 2025.

IL BUCO NERO EUROPEO

Quale è la reale posta in gioco? Quale sarà il futuro dell’Unione europea? E quello della NATO? Donald Trump varerà una politica economica protezionistica imponendo quei dazi commerciali che ha ripetutamente minacciato o ci ripenserà, magari dietro suggerimento di qualche oscuro consigliori che lo convincerà che per gli Stati Uniti d’America potrebbero divenire un’arma a doppio taglio? Impartirà l’ordine di bombardamento dei siti nucleari della Repubblica Islamica iraniana? tanti interrogativi, e non soltanto questi sono emersi dalla discussione di ieri pomeriggio a Spazio Europa. Scaturiti proprio dall’impotenza dell’Unione europea (oltreché dell’Onu, si è parlato anche di questo, ma è un altro discorso). Una Europa debole, priva di concrete capacità di mediazione e meno che mai di un adeguato strumento difensivo comune.

TEMPI DI NANI

Una Europa precipitata nell’inverno demografico che, sovente, viene non a torto definita «un gigante regolamentatorio e un nano economico e militare», infatti il suo bilancio e pari soltanto all’1% del prodotto interno lordo complessivo dei suoi Stati membri. Un Europa, tuttavia, che è bene che sopravviva. Essa, però – ad avviso del professor Paolo Quercia, uno dei relatori al convegno -, avrebbe «scartato il problema», poiché «non sarebbe stata in grado di trasformare la propria ricchezza in potenza», questo a differenza degli Stati Uniti d’America, che delle due guerre mondiali combattute nel secolo scorso fecero risorsa concentrando in loro la forza dell’economia, dell’industria e della ricerca. Ma oggi quella opportunità di concentrare potenza non è ovviamente più possibile né auspicabile, ergo…

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

MAKE AMERICA GREAT AGAIN!

Ergo, in questa fase (di fatto) unipolare non ci si dovrà attendere troppo dalle dinamiche internazionali, dato che i mutamenti nelle fattezze di superpotenza saranno ancora graduali e gli americani (dollaro permettendo) manterranno la loro erosa leadership. A Spazio Europa si discusso poi di esercito europeo e di investimenti nel settore Difesa, anche alla luce degli ultimi diktat di Trump sul 2% poi aumentato al 5% del prodotto interno lordo che gli Stati membri dovrebbero allocare in spese militari. Anche questo è un evergreen, già, poiché chi ha i capelli bianchi ricorda quando decenni or sono in Italia (a quel tempo al governo della prima Repubblica c’erano coalizioni pentapartito) si parlava di stanziare in Bilancio il 3% del Pil. Mai successo, e comunque i piccoli incrementi di risorse finivano quasi sempre a coprire la voce “personale” o a pagare i viaggi delle navi cisterna che rifornivano di acqua potabile le remote isolette siciliane.

BURRO O CANNONI?

Chi non ci crede si vada a risentire le registrazioni audio delle presentazioni del Bilancio della Difesa fatte al Centro Alti Studi Difesa negli anni, ogni volta salti mortali per quattro soldi alle voci “esercizio” e “investimento”. Ma oggi parrebbe cambiare tutto: i soldi scarseggiano sempre, però si cerca di sforare il Bilancio dello Stato accordandosi con l’Europa per investire nella Difesa. Nel frattempo (lo ha rimarcato il generale Vincenzo Camporini nel corso del convegno) «il problema dell’esercito comune europeo rimane una questione fasulla», per la semplice ragione che l’Unione europea attualmente non dispone di un vertice politico in possesso delle necessarie competenze in materia. Insomma: se Bruxelles non è in grado di elaborare una Politica estera e di difesa comune non può neppure inviare contingenti militari a fare la guerra da qualche parte.

GERMANIA PALLIDA MADRE

Ferma restando la crisi economica generale (presto finirà pure il salvifico Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma le percentuali di crescita economica in Italia sono al prefisso telefonico, quindi neanche lontanamente vicino a quel 3,5% che tutti auspicavano e magnificavano (seppure qualche avveduto economista si pronunziasse a bassa voce dubbioso riguardo al futuro), un tasso necessario a fronte del debito pubblico e del servizio su di esso, oltreché ai fini di una ripartenza della crescita, bloccata ormai da decenni. Tutto questo mentre due dei tre Paesi chiave dell’Unione europea vivono una fase di turbolenze e incertezze sui piani economico e politico, con la guerra in Ucraina alle porte. Tra un mese si voterà in Germania e non è detto che la sicumera della Cdu e di chi la sostiene nel Vecchio continente sia del tutto fondata.

FUNESTI PRESAGI

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Se i sondaggi, come spesso accade, si riveleranno inattendibili (magari perché volutamente taroccati), l’AfD potrebbe mettere in gravi difficoltà il resto della politica tedesca, che per una ragione o per l’altra non avrebbe i numeri o le basi programmatiche per formare un governo. Che accadrà a quel punto? Dal Cremlino Vladimir Putin si farà una bella risata, mentre da Washington il nuovo statista spaziale se la farà pure lui… e l’Europa? Beh, ci sarà da lavorare per evitare derive e moti centrifughi, con un occhio ben fisso su quello che accade sulla sponda meridionale del Mediterraneo e poche migliaia di chilometri dietro di essa.

A693 – EUROPA, ANALISI DI SCENARIO E PROSPETTIVE: QUALE GOVERNANCE NELL’ATTUALE DINAMICA GEOPOLITICA? Che si sia giunti alla sostanziale fine della globalizzazione forse è un po’ eccessivo affermarlo, certamente, nel sistema degli scambi internazionali, almeno a partire dal periodo della pandemia molte cose sono cambiate, anche in maniera radicale, a cominciare dalle catene del valore.
Poi ci sono stati i grandi conflitti: quello europeo in Ucraina e quello israelo–palestinese in Medio Oriente. Nel secondo caso con sullo sfondo l’ombra marcata dell’epocale trasformazione segnata dal passaggio dalla seconda rivoluzione industriale e dall’economia delle fonti fossili a qualcosa di diverso, di cui non si ha ancora piena certezza, ma di cui si è perfettamente consapevoli che sarà ineludibile e inesorabile. Sauditi, iraniani e monarchie del Golfo sono pienamente coinvolti in questa traumatica transizione, che non a caso ha ingenerato attriti e conflitti su scala regionale e mondiale. Di questo e molto altro si è discusso nel corso del convegno che ha avuto luogo nel pomeriggio del 28 gennaio 2025 presso Spazio Europa a Roma, sede di rappresentanza nella Capitale del Parlamento e della Commissione europea, evento organizzato dall’associazione culturale Omnia Nos alla quale hanno preso parte il generale CARMINE DE PASCALE (presidente dell’associazione culturale Omnia Nos), MASSIMILIANO DEL CASALE (già presidente del Centro Alti Studi Difesa, CASD), generale VINCENZO CAMPORINI (già capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana e capo di stato maggiore della Difesa), MARIA GABRIELLA PASQUALINI (docente, storico militare dell’intelligence italiana), PAOLO QUERCIA (docente, dirigente del Centro Sudi e Analisi delle imprese e del made in Italy), dottoressa ANTONELLA ROBERTA LA FORTEZZA (dottore di ricerca in Storia delle relazioni internazionali).
Ascolta gli audio allegati:



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