Caro carburanti, fare il pieno costa più ora rispetto all’estate scorsa

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Benzina, fare il pieno costa di più rispetto ad agosto scorso: il prezzo del diesel in Puglia è arrivato oltre 1,72 euro a litro e la polemica sul caro carburante non si placa. La paura di consumatori e imprese è un ritorno alle tariffe del 2022 che hanno determinato, poi, per quasi due anni una serie di aumenti a pioggia su molte materie prime. Mentre si parla di rialzi “ingiustificati”, però, secondo gli addetti del comparto non è in atto una speculazione, le dinamiche che fanno oscillare continuamente verso l’alto le tariffe alla colonnina trovano giustificazione nella situazione geopolitica contingente, con la quotazione del Brent che sfiora gli 80 dollari e l’aumento dei noli delle petroliere, e nell’obbligo di una maggiore miscelazione di biocarburanti nel prodotto erogato alla pompa. Non ultimo, inoltre, anche nel deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro. Un quadro- dicono- che sebbene nei prossimi giorni potrebbe far lievitare il prezzo ancora di qualche centesimo, potrebbe invece rientrare con l’insediamento del nuovo Governo americano e con la “politica sul petrolio” annunciata dal neo presidente Trump.

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In Puglia 1,728 il prezzo medio

Intanto, in queste ore, in Puglia, in base alle osservazioni e ai dati pubblicati dal Ministero del made in Italy, aggiornati al 18 gennaio, il gasolio self al distributore ha toccato la media di 1,728 centesimi a litro e la benzina self ha sfiorato l’1,837 a litro, prezzi più alti da agosto scorso ma ancora sotto la media del 2023. Mentre nei giorni scorsi sono insorte le associazioni dei consumatori che hanno lanciato l’allarme sui rincari di benzina e diesel e hanno chiesto un intervento di “Mister Prezzi (il Garante per la sorveglianza dei prezzi) e del Governo, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha assicurato che «Nonostante lo scenario internazionale sempre più negativo in cui l’energia è strumento di conflitti armati e di guerre commerciali con la conseguente crescita delle quotazioni del petrolio che all’inizio di quest’anno ha superato gli 81 dollari al barile siamo riusciti a contenere i prezzi dei carburanti e a evitare impatti inflattivi». Il timore di ulteriori aumenti in ogni caso non fa dormire sonni tranquilli ai cittadini. Se con l’entrata in gioco dei biocarburanti la situazione dovesse peggiorare ulteriormente l’auspicio è l’entrata in campo del Governo.

Il sindacato

«Questi aumenti sono legati a più elementi – spiega Paolo Castellana, vice presidente nazionale di Figisc Confcommercio, il sindacato italiano dei gestori d’ impianti stradali carburanti. Innanzitutto all’aumento della quotazione del petrolio Brent, il secondo motivo è legato al deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro e il terzo, anche questo molto importante, è connesso alla miscelazione di biocarburanti. Dal primo gennaio, infatti, il prodotto fossile venduto alla pompa deve essere miscelato con una quota maggiore di carburante bio che incide per almeno due centesimi a litro. L’aumento di prezzo che c’è stato agli erogatori, va detto, non copre assolutamente quello prodotto da questi tre elementi. Se le società petrolifere avessero tenuto conto per intero di tali fattori il prezzo alla colonnina sarebbe stato decisamente superiore di quello attuale. Ci troviamo comunque in una situazione più o meno in linea con quella che si verificò nel 2022 ma ad oggi i prezzi medi sono sotto la media del 2023. Come ha precisato lo stesso Ministro l’allarmismo delle associazioni attualmente è ingiustificato. Tuttavia va detto che se dovesse peggiorare il Governo potrebbe nuovamente intervenire».

Il terremoto internazionale

Le speranze che questo scossone trovi un nuovo equilibrio, per qualcuno, è nelle mosse del nuovo Governo americano. «Le sanzioni emesse dal Governo uscente degli Usa – commenta Giuseppe Greco della società Camer- hanno prodotto un terremoto a livello internazionale nell’ambito del nolo delle petroliere aumentato a dismisura. Ciò ha fatto balzare in alto il prezzo del petrolio a barile, anche se proprio in questi giorni sembra si sia fermata la rincorsa al rialzo. In sostanza sono state imposte sanzioni pesanti sulle cosiddette petroliere ombra, cioè quelle che caricavano petrolio dalla Russia e lo facevano transitare attraverso Paesi compiacenti; bloccando tale sistema di transito, dato che nel Mediterraneo arrivavano ancora molti carichi del petrolio russo, circa il 50%, il costo del petrolio è balzato in alto. Pare però più una fiammata che dovrebbe rientrare con l’insediamento di Trump: il neo presidente ha annunciato una politica più propensa ad aumentare l’estrazione di petrolio e a porre fine al conflitto in Ucraina. Due dati che, dopo il picco di questi giorni, dovrebbero portare nel giro di poco tempo ad un livellamento verso il basso dei prezzi del carburante e, forse, anche del gas».

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