il piano B porta il bob in America

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Il comitato organizzatore dei Giochi invernali 2026 e la politica lombardo-veneta hanno spinto per la ristrutturazione del vecchio anello, anziché accettare il suggerimento del CIO di andare in Austria e Svizzera. A due mesi dalla scadenza dei termini, l’ipotesi di riserva sconcerta: si andrebbe a Lake Placid, negli USA. La ricostruzione di una vicenda controversa. La fiducia di Ivo Ferriani. Le perplessità di Evelina Christillin

Non chiamiamola pista da bob ma Sliding Center, anzi “Sliding Doors Center”. Il gioco di parole col titolo del film – commedia che segnò la fortuna di Gwyneth Paltrow – viene facile. Non è difficile nemmeno trovare corrispondenza tra la trama, tutta aggrovigliata attorno a una scelta da cui dipendono due destini paralleli, e le sorti dell’impianto per i Giochi olimpici invernali 2026 destinato a bob, slittino e skeleton. Costruire a Cortina o usare una struttura già esistente anche se all’estero?

È questo il dilemma biforcuto da cui hanno avuto origine i due piani diversissimi che, pur se alternativi, continuano a rubarsi la scena a vicenda. Quasi una sfida nella sfida che si consuma tra le curve di una pista ma che si alimenta di prospettive opposte attraverso cui guardare allo sport e alla vita: due visioni contrastanti per cui lo stesso tema sa di promozione del territorio per una e di impatto ambientale per l’altra, di sviluppo economico piuttosto che di spesa pubblica o di eredità olimpica piuttosto che di insostenibilità.

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Poi, a decisione presa, a cantiere partito, i due piani antagonisti sono dovuti diventare sinergici: si corre per costruire in Italia e l’opzione estera è quella di scorta. Tuttavia, se un piano di riserva esiste per ogni grande evento, non solo sportivo, questo specifico caso soffre di una doppia anomalia dovuta al fatto che l’attuale piano B per un periodo è stato il piano A ma l’attuale piano B non è esattamente lo stesso di quando era piano A, diciamo che è un B-bis o anche ter. Perciò se qualcuno si sta domandando come mai circolano notizie secondo cui i Giochi Olimpici 2026 di Milano-Cortina potrebbero sconfinare fino a Lake Placid, ecco, bisogna avere la pazienza di riavvolgere il nastro fino all’inizio di tutto.

La genesi

È nel 2019 che si conclude con successo il percorso di candidatura di Milano e Cortina per l’assegnazione dei Giochi Olimpici invernali del 2026. Il comitato promotore aveva vissuto varie fasi e vari amori anche con Torino, prima di proseguire la sua corsa vincente in assetto lombardo-veneto. Il dossier di candidatura prevedeva che il territorio ampezzano, tra i 116 eventi da medaglia, si prendesse i 12 legati alla ristrutturazione della celebre pista dedicata a Eugenio Monti e costruita per le Olimpiadi che, nel 1956, già videro protagonista la Regina delle Dolomiti.

Era piuttosto evidente e scontato già in origine che la costruzione dello Sliding Center, su quel che restava dei ruderi di 70 anni prima, non potesse essere messa in discussione. Però tra pandemia, ritardi vari, lievitazione dei costi previsti, le indicazioni di sostenibilità dell’agenda 2020 del CIO, la scarsità di praticanti a livello mondiale, si era creata una congiuntura sfavorevole che cospirava per far emigrare le gare di scivolamento verso un impianto già esistente e attivo.

L’Italia non offriva alternative se non la pista di Cesana, costruita per le Olimpiadi di Torino 2006 e poi abbandonata. Per tornare utilizzabile, avrebbe avuto bisogno di interventi molto onerosi. Sebbene al di fuori del territorio nazionale, il CIO suggerì Igls (Austria) vicina al cluster ampezzano o St. Moritz (Svizzera) attigua al cluster di Bormio (si dividono in aree dette cluster i campi gara di zone limitrofe, al fine di meglio organizzare i servizi). Mentre le gare per la realizzazione della pista andavano deserte e il rumore delle centinaia di alberi tagliati per fare spazio all’impianto riecheggiava nelle proteste ambientaliste, il tempo inesorabilmente passava e i consigli del CIO marcavano sempre più il perimetro di quello che avrebbe dovuto diventare il piano principale.

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A tempo massimo ormai scaduto, quando cioè il cronoprogramma risultava irrimediabilmente compresso e quindi compromesso, ecco che la ditta Pizzarotti, partecipante unica alla riapertura del bando, presenta la sua offerta. Era febbraio 2024, il mese successivo il cantiere già lavorava: all’interno un clima positivo, all’esterno grande scetticismo. Tutti a chiedersi: ce la faranno? Il CIO che fino a quel momento aveva suggerito il piano B come piano A, prende atto e fissa inderogabilmente i test di pre-omologazione dal 24 al 31 marzo 2025 senza alcuna possibilità di appello. Per i circa duecento operai coinvolti ha inizio un tour de force il cui traguardo segnerebbe la prima medaglia d’oro per l’Italia con tanto di record di costruzione della pista. Un aspetto che, come dichiara il Ministro per lo Sport e i Giovani, Adrea Abodi «lo eleveranno a un caso di specie». L’architetto Saldini, commissario del governo e a.d. di SIMICO (Società Infrastrutture Milano Cortina Spa), in un’intervista al Corriere del Veneto ha detto: «È la più bella opera architettonica e ingegneristica del secolo. Ad oggi è stato superato il 75% delle complessità».

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Tuttavia è quel rimanente 25% su cui si gioca lo sprint finale, e a cui si aggiungono i possibili imprevisti, a mantenere vivo lo scenario di riserva che però, nel frattempo e a sorpresa, non è né una né l’altra delle proposte iniziali del CIO bensì la pista di Lake Placid nello Stato di New York. Scelta operata alla luce della massima garanzia di efficienza dell’impianto, dei minori costi di affitto e che spettava al comitato organizzatore, la Fondazione Milano-Cortina.

Ivo Ferriani, presidente della Federazione internazionale bob e skeleton (IBSF) nonché membro CIO, pesca il titolo di un’altra commedia e alla domanda sul piano B in versione statunitense risponde: «Tanto rumore per nulla. I lavori stanno rispettando perfettamente la tabella di marcia. A questo punto, se mai un piano B ci dovrà essere, sarà per ragioni imprevedibili che nulla hanno a che fare con la costruzione. Noi della federazione siamo in continuo contatto con SIMICO per contribuire affinché l’opera ingegneristica sia conforme al regolamento tecnico-agonistico e garantisca gli standard di sicurezza. Abbiamo programmato che a novembre 2025 gli atleti abbiano a disposizione 40 discese per conoscere e testare la pista e poi, prima dei Giochi, anche una prova di Coppa del Mondo. Il fatto che il piano di riserva approdi negli Stati Uniti non deve sorprendere né scandalizzare. La moderna filosofia del CIO suggerisce elasticità nello scegliere all’insegna della massima prudenza per l’incolumità degli atleti e della minima dispersione di risorse». conclude Ferriani.

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Il parere di Evelina Christillin

Dunque tutto andrà bene, ogni cosa è sotto controllo e, pur se con un finale al cardiopalma, la partita della costruzione pare brillantemente avviata a conclusione. Tutta aperta è invece la partita della sostenibilità. Evelina Christillin, già vicepresidente vicario del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Torino 2006, relativamente a questo tema afferma: «Non voglio insegnare niente a nessuno, cito solo la nostra esperienza come monito. La pista di Cesana dopo i Giochi non è mai stata usata, malgrado le migliori intenzioni delle Istituzioni sportive nazionali e internazionali. La stanno smantellando adesso dopo essere stata lì a morire per vent’anni. Sulla sostenibilità economica leggo la dichiarazione del sindaco di Cortina che parla di un piano finanziario che garantisce incassi e bilanci sicuri e me lo auguro. Poi però aggiunge che è stato commissionato all’esterno e lui ancora non l’ha visto».

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Dunque ci auguriamo tutti che questo bel piano di sostenibilità arrivi presto. Anche se avrebbe dovuto nascere insieme alla pista (data la velocità sorprendente nella costruzione) è legittimo aspettarsi una sorpresa anche su questo delicatissimo tema. Di certo la comunicazione dovrà vincere la sfida di far sentire la voce della foresta che crescerà superando il rumore dei tanti alberi caduti e denari spesi. A noi non resta che sederci lungo il corso della pista e aspettare, con fiducia, sperando che per farlo non ci si debba spostare a Lake Placid.

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