Al Sociale «Il malato immaginario», ultima opera di Moliere nel riadattamento del regista Andrea Chiodi

Moliere è Argante e Argante è Moliere: vita e arte si intrecciano nell’adattamento de Il malato immaginario in scena al Sociale.
Secondo una tradizione che ha avuto una certa fortuna, Jean-Baptiste Moliere – si diceva: «il francese, o la lingua di Moliere» – morì letteralmente dal ridere. Sarebbe spirato nel recitare la parte di Argante nella sua ultima commedia, Il malato immaginario. Era il 17 febbraio 1673: Moliere collassò veramente sul palco. Da un po’ di tempo, la sua fortuna da commediografo alla corte del Re Sole era andata declinando. Una carriera burrascosa: fin dalle prime opere, il suo teatro realistico – troppo realistico, tanto che alcuni cortigiani finivano per riconoscersi in certe sue creature – aveva più volte fatto scandalo e sollevato polemiche. Luigi XIV l’aveva sempre protetto, ma in cambio, pretendeva che Moliere inserisse nelle sue opere intermezzi che rispecchiassero la sua più grande passione: il balletto.

Quando scrisse Il malato immaginario, il suo ultimo lavoro, la luce di Moliere era ormai oscurata, negli ambienti di corte, da quella del genio della musica Giambattista Lully, un italiano che, come Napoleone, aveva francesizzato il suo nome. «Giovane promessa, solito str…o, venerato maestro»: Andrea Chiodi, il regista dell’adattamento del Ctb, che andrà in scena al Sociale dal 14 al 19 gennaio come prima opera del nuovo anno, cita la sintesi esauriente di Alberto Arbasino sulla parabola degli artisti.

Chiodi è all’ottava produzione col Centro teatrale: «In quel periodo, Moliere scriveva al Re lettere amare, in cui chiedeva – senza ottenere risposta – cosa fare per riottenere il suo favore. Con questo adattamento abbiamo voluto proporre sguardi nuovi, puntando sulla forte impronta autobiografica dell’opera». E, scelta inconsueta, gli intermezzi musicali voluti dal Re non saranno tagliati. «Abbiamo scelto di mantenerli, trasformandoli però in rimandi al cabaret berlinese dell’ultima grande stagione del varietà».

Argante sarà interpretato da Tindaro Granata, già vincitore dell’Ubu con Geppetto e Geppetto (2016). Non è la prima volta che l’attore collabora con Chiodi: insieme, hanno già affrontato due classici: La locandiera e La bisbetica domata. «Ciascuno dei personaggi porta al malato un tema diverso con cui rapportarsi». «È come se spingessimo Argante-Moliere ad andare avanti a scrivere la sua commedia», aggiunge Lucia Lavia, sul palco Tonina.

L’adattamento rientra nel progetto «I pomeriggi al Ctb», alla sua nona edizione, in collaborazione con l’Università Cattolica. Giovedì 16 gennaio, in teatro, Chiodi, Granata e Lavia dialogheranno con il critico teatrale e cinematografico Maurizio Porro sui temi principali dello spettacolo e della sua storia sulle scene.

«Il malato immaginario precorre la sindrome di Munchausen — commenta la presidente del Ctb Camilla Baresani —. Chi ne è affetto si inventa malato per attirare a sé costanti attenzioni mediche e sociali». In questo senso, Il malato immaginario sarebbe l’estremo tentativo di Moliere di ritornare nelle grazie del Re. Ha percorso questo binario Angela Demattè, che ha curato l’adattamento e la traduzione. «Mi sembra che l’autofiction in cui tutti noi esseri umani siamo caduti da qualche tempo, questo nostro rappresentarci continuamente anche nei nostri malanni più intimi, sia molto simile alla malattia di Argante-Moliere». Un tentativo estremo e fatale: fino al punto di morirne (dal ridere).

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