Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è un banco di prova per l’Unione europea: la politica ‘America First’ rappresenta – secondo diversi analisti – una minaccia per la coesione e la stabilità dell’Ue con la messa in discussione delle fondamenta del multilateralismo, il rafforzamento dei movimenti d destra nel Continente e l’acuirsi delle tensioni geopolitiche.
Trump 2.0 rischia di indebolire la posizione dell’Ue sullo scenario globale. La sua strategia transazionale e il probabile disimpegno statunitense dalla guerra in Ucraina potrebbero lasciare l’Europa sola di fronte all’aggressività russa. “L’impatto di Trump sulla politica estera e di sicurezza avverrà
rapidamente e influenzerà le fondamenta stesse
della cooperazione transatlantica. L’Ue e i suoi
Stati membri devono intensificare significativamente per compensare questo rapido cambiamento”, avverte Almut Moller, esperta di politica estera in un’analisi pubblicata dall’Epc, l’European policy center.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha già ammesso – non a caso durante la sua partecipazione al vertice dei leader Ue lo scorso dicembre – che senza gli Stati Uniti il sostegno europeo da solo non sarebbe sufficiente per respingere la Russia. A Bruxelles non viene ancora presa in considerazione l’ipotesi di doversi sostituire a Washington nel supporto economico e militare a Kiev nei prossimi mesi. Tuttavia l’Alta rappresentante per la Politica estera, Kaja Kallas, ha espresso la disponibilità a farlo. Il mantra – anche per bocca del segretario generale della Nato, Mark Rutte, – è che non può essere nell’interesse di Trump e degli Stati Uniti permettere alla Russia di vincere questa guerra. Perché sarebbe innanzitutto un messaggio di debolezza nei confronti di Pechino, Teheran e Pyongyang.
L’altra sfida per l’Unione europea è la coesione interna. Finora la Commissione e il Consiglio europeo, guidati rispettivamente da Ursula von der Leyen e Antonio Costa, hanno evitato di entrare in rotta di collisione con la futura amministrazione americana, nonostante diversi solleciti a intervenire in particolare contro le affermazioni di Elon Musk, super consigliere di Trump, in affari interni della Germania e non solo. Musk aveva definito la stessa Commissione un ‘sistema antidemocratico’ il giorno in cui il Parlamento europeo approvò il nuovo esecutivo. Ora Musk è impegnato in un braccio di ferro contro il Berlyamont sulla regolamentazione dei Servizi digitali che riguarda anche la sua piattaforma X. Nel panorama europeo, Trump trova alleati in leader come Viktor Orbán, primo ministro ungherese, e Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano. Così come suoi suoi fan tutti i rappresentanti dell’estrema destra del Continente: dall’Afd a Vox all’olandese Geert Wilders. Orban non nasconde l’ambizione – senza mai però esplicitarla – di diventare un interlocutore privilegiato per Trump, sfruttando le sue politiche per rafforzare la propria influenza nella regione. In opposizione a questa corrente, il presidente francese Emmanuel Macron (in particolare contro Musk) e il cancelliere tedesco Olaf Scholz si pongono come difensori del multilateralismo e di una maggiore autonomia strategica dell’Ue. “Trump non è solo una sfida per la politica estera europea, ma un test per la sua coesione interna”, sottolinea Fabian Zuleeg, economista dell’Epc.
Il primo impatto diretto del ritorno del miliardario repubblicano alla Casa Bianca riguarderà i rapporti commerciali con l’Unione europea. In campagna elettorale Trump ha più volte minacciato l’introduzione di pesanti tariffe doganali contro i prodotti europei. L’Unione europea che vorrebbe invece avere un rapporto pacifico si prepara comunque a scenari bellici (in termini commerciali, ovviamente).
La politica commerciale di Trump, focalizzata su dazi e misure protezionistiche, rischia di colpire duramente l’economia europea, già segnata dalla crisi energetica e dalle tensioni con la Cina. Settori chiave come l’automotive tedesco potrebbero subire gravi perdite, mentre l’afflusso di merci cinesi verso l’Europa potrebbe aggravare il problema della sovrapproduzione. L’Europa sta già valutando strategie di mitigazione. Tra queste, l’accelerazione delle iniziative per l’autonomia strategica e il rafforzamento della propria politica industriale. La Commissione europea presenterà a fine mese la Bussola della competitività elaborata sul rapporto di Mario Draghi che vuole affrontare proprio il gap economico – che va allargandosi – con Stati Uniti e Cina. Nel peggiore dei casi l’Ue potrebbe adottare misure difensive come dazi di ritorsione e incentivi per diversificare le proprie catene di approvvigionamento.
L’influenza di Trump – sempre secondo l’analisi dell’Epc – potrebbe destabilizzare ulteriormente i Balcani occidentali, una regione già fragile. Leader come Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, vedono nella nuova amministrazione americana un’opportunità per avanzare agende secessioniste. Allo stesso tempo, il possibile ritorno di un accordo di scambio territoriale tra Kosovo e Serbia rischia di riaccendere le tensioni etniche. (AGI)
BRA
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