Ritorno agli anni Ottanta: a casa dei Videogame Hunters

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Appena varcata la soglia del grande magazzino in provincia di Vicenza, si viene subito rapiti dalla magia del tempo. Basta uno sguardo al regno di Arcade Story, il collettivo fondato da Antonio Natti, per essere travolti dai ricordi. Tra i cabinet colorati che aprivano mondi e il ronzio incessante tipico delle sale giochi, riaffiorano i pomeriggi passati in compagnia di Street Fighter, Space Invaders o Dragon’s Lair. La storia dei videogiochi anni ’80 è tutta racchiusa qui: un’impressionante collezione di coin-op pronta a raccontarsi e svelare i suoi segreti.

Antonio Natti, con il progetto Arcade Story, recupera e restaura vecchi coin-op, importandoli dagli Stati Uniti e restituendo loro nuova vita.?Le storie di queste macchine sono approdate in Videogame Hunters, la prima serie factual dedicata al mondo dei videogiochi, prodotta da EiE Film e trasmessa su DMAX, canale 52 del gruppo Warner Bros.?Spiega Antonio: “Abbiamo avuto un colpo di fortuna perché stavano cercando di realizzare un documentario sulla storia del videogioco italiano. La produzione però desiderava qualcosa che potesse diventare una serie”.

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Con la richiesta di una serie TV dedicata ai videogiochi, il regista Giulio Manicardi ha deciso di contattare il team di Arcade Story proponendo di riprenderli mentre lavoravano.

Con poche aspettative e senza conoscere dettagli, nemmeno il nome del network, Antonio e il restauratore Andrea Genovese hanno accettato di realizzare un teaser.?È bastato quel breve video promozionale per convincere la produzione a dare il via libera al progetto e all’inizio delle riprese.

La collezione di cabinati di Arcade Story è straordinaria, sia per il numero di pezzi, sia per il loro valore storico. Decidere quali mostrare in Videogame Hunters potrebbe sembrare complicato, ma come spiega il restauratore Andrea Genovese: “Avevamo già in programma il restauro di un Pac-Man e di un Crazy Ball, quindi integrarli nella serie TV è stato del tutto naturale”.?Andrea, che predilige un approccio di restauro conservativo, ha lavorato su autentici gioielli degli anni ’70, ’80 e ’90. Racconta: “Il pezzo più raro su cui ho messo le mani è stato un Quantum, un gioco di Atari che non è mai arrivato in Europa e di cui sono stati prodotti solo 300 esemplari. Il lavoro che invece mi ha dato più soddisfazione lo potete vedere in Videogame Hunters ed è un Centipede, sempre di Atari. Bisogna ammetterlo, Atari sapeva fare videogiochi come si deve”.

Ad Andrea piace preservare la patina del tempo. Spiega: “Quando arriva un mobile, secondo me, bisogna stabilizzarlo, ma è importante mantenere i segni del passato. Naturalmente poi tutto dipende da ciò che desidera il cliente”.

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I clienti di Arcade Story sono spesso nostalgici alla ricerca del cabinato della loro adolescenza, collezionisti che vogliono il pezzo introvabile, gestori di locali con richieste specifiche, come ad esempio il flipper con cui giocava Fonzie nella serie Happy Days. Ma le richieste rivolte ai cacciatori di videogiochi possono essere davvero insolite. Racconta Antonio Natti: “Una volta ci hanno chiesto di trovare un Polybius, un gioco che non esiste realmente ma che è diventato una leggenda. Si dice che nelle sale giochi americane, precisamente in Oregon, fosse apparso questo misterioso coin-op prodotto dalla tedesca Sinneslöschen (cancella-mente in tedesco). Il cabinato attirava molti giocatori, ma dopo alcune partite questi manifestavano amnesia, insonnia, stress, ansia e incubi. Naturalmente, i coin-up erano sorvegliati da uomini in nero, presumibilmente agenti governativi, che spesso facevano visita alle sale giochi in cui erano installati”.

Antonio ride e snocciola una serie di apparizioni del Polybius nella cultura pop, dai Simpson ai romanzi di Ernest Cline, fino al videogioco di Stranger Things. Poi aggiunge: “Più seriamente, un pezzo rarissimo che ci è stato chiesto di trovare è lo Star Trek Captain’s Chair di Sega, un cabinato leggendario che difficilmente si trova in circolazione. Dopo averlo rintracciato negli Stati Uniti, abbiamo affrontato una vera e propria sfida tecnica per restaurarlo, dato che funziona con sette schede assemblate a sandwich”.

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Per una possibile seconda stagione di Videogame Hunters, Antonio sogna di mettere le mani su un Computer Space: “Il primo gioco da bar, creato negli anni ’70 da Nolan Bushnell e Ted Dabney. Computer Space, per l’importanza storica e per come è fatto, con la sua struttura in vetroresina iridescente, è qualcosa di speciale. Bushnell creò il mock-up usando la plastilina… è una vera bellezza. Un cabinato rarissimo e costoso”.

L’interesse per i videogiochi arcade è esploso grazie alla diffusione della cultura pop che ha reso questi giochi accessibili anche alle nuove generazioni. Spiega Andrea Genovese: “La vera svolta si è vista con la messa in onda di Stranger Things che ha saputo rappresentare gli anni Ottanta in modo impeccabile”. Prosegue Natti: “Inoltre, i genitori della nostra generazione hanno raccontato ai figli dei pomeriggi passati in sala giochi e quei ragazzi hanno visto Stranger Things. È stata lì che è scattata l’esplosione di interesse. Noi, come Arcade Story, partecipiamo a molte fiere ed eventi e i ragazzi vengono a farsi i selfie. Durante il periodo di Stranger Things, riconoscevano tutti i cabinati apparsi nella serie, come Dig Dug e Dragon’s Lair”.

Arcade Story allestisce le sue sale giochi alle fiere facendosi rimborsare unicamente le spese, spiega Natti: “La più grande soddisfazione è vedere i miei giochi giocati”. Prosegue Andrea: “Alle fiere c’è stato chi ci ha fatto notare che alcuni cabinati sono un po’ usurati, ma noi non siamo un museo. Noi vogliamo che i ragazzi giochino, perché il gioco è un’esperienza”.

Il boss Antonio Natti, il restauratore Andrea Genovese, l’elettrotecnico Andrea Vesnaver, il microchip master Domenico Cervini, il cantastorie Michele Colucci, la gamer Jessica Armanetti, l’organizzatore Michele Galasso e l’archeologo Carlo Santagostino: con Videogame Hunters, la passione di Arcade Story per i cabinati si trasforma in uno spettacolo, dove ogni gioco racconta una storia e ogni restauro è una sfida vinta.

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