La strada è senza ritorno, la direzione è tanto obbligata quanto credibile, decisiva, indispensabile. La svolta di Caivano è ormai un impegno istituzionale a tutti gli effetti, come nei giorni scorsi ha ribadito il Capo dello Stato Sergio Mattarella, con la sua presenza e con l’incontro con il parroco don Maurizio Patriciello. Gesti e parole inequivocabili, lo Stato è compatto e non arretra di fronte ai tentativi di tornare all’antico, al degrado urbano, alla paura e alle minacce di un tempo.
Il Governo ha voltato pagina a Caivano, investendo in risorse e progetti, e anche un simbolo all’apparenza trascurabile, come l’installazione di un cartello che indica l’insediamento dell’Università sul territorio, diventa un tassello importante, prezioso, nel mosaico urbano che cambia. Lo ha spiegato con molta chiarezza il ministro per l’Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini, in un post su X: «A Caivano è stato installato un nuovo cartello che non è solo un’informazione stradale ma l’indicazione di un percorso verso nuove opportunità e un nuovo futuro. Avevamo detto che avremmo portato l’Università a Caivano e lo abbiamo fatto. Questa nuova sede universitaria è molto più di un edificio».
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Gli obiettivi
Il recupero della normalità come obiettivo imprescindibile, dunque, ma non solo. «La formazione e l’acquisizione di competenze sono una straordinaria opportunità di crescita per i giovani – aggiunge Bernini -, sono il punto di partenza per la costruzione di nuovi sogni che, solo insieme, possiamo rendere realtà. Ma non è solo una questione individuale: è un cambiamento che coinvolge l’intero territorio. Gli atenei – prosegue la ministra – sono un presidio fondamentale per strappare porzioni di territorio alla criminalità e restituirle alla comunità, ai legittimi proprietari: le cittadine e i cittadini e i tanti giovani di Caivano. L’università è qui per restare».
È l’essenza del “modello Caivano”, il punto di riferimento per il futuro di periferie a forte rischio in tutta Italia che seguiranno lo stesso percorso. Investimenti nel sociale, controlli della sicurezza più moderni ed efficaci, ripristino di spazi di vivibilità spesso solo sognati. Concreto e necessario il piano messo a punto dal Governo, a dir poco confortanti gli obiettivi già centrati, con la partecipazione di tutte le istituzioni del territorio. È il caso dell’insediamento universitario di Scampia, in funzione da pochi mesi ma già capace di intercettare le speranze e le ansie di crescita dei giovani del quartiere e di quelli limitrofi, una risposta che non ha più senso ormai definire solo coraggiosa ma un vero e proprio investimento sui saperi e sulle competenze, in un contesto che già da anni brilla per qualità formativa (le Academy del polo di San Giovanni a Teduccio della Federico II parlano da sole).
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Lo stesso, c’è da prevederlo, accadrà a Caivano dove a dicembre è stato inaugurato il primo anno accademico dei due nuovi corsi di laurea che saranno ospitati all’interno del neocostituito polo universitario, Scienze Motorie dell’Università Parthenope e Scienze Infermieristiche dell’Università Luigi Vanvitelli. Una promessa mantenuta, come il ministro Bernini ebbe modo di sottolineare: «Ho sempre detto che il Governo è a Caivano per rimanerci e lo dimostriamo con i fatti. L’impegno è mantenuto: lo studio, la formazione, la cultura e l’arte sono le chiavi di riscatto per il futuro. E l’università, con la sua missione di riqualificazione e crescita sociale, si fa ponte verso un domani più giusto, più forte e pieno di opportunità per tutti».
I progetti
Laboratori di restauro artistico insieme a progetti culturali e artistici per la messa in sicurezza di opere d’arte da sviluppare sul territorio di Caivano a cura dell’ateneo Suor Orsola Benincasa e dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. E la Federico II già attiva nel promuovere l’iter di un Urban regeneration factory presso il complesso dell’ex macello: la “nuova Caivano” diventerà anche questo, offrendo ai ragazzi e agli studenti opportunità di formazione universitaria adeguate alle potenzialità del territorio, finora in gran parte sottovalutate.
Ma non solo. Come ormai è noto, Caivano è già da tempo sinonimo anche di crescita economica, ancorché si faccia ancora fatica a riconoscerlo. Nell’area industriale che si sviluppa a ridosso dell’agglomerato urbano sono state rilasciate ben 38 autorizzazioni uniche nell’ambito della Zes Mezzogiorno, per circa 200 milioni di investimento. Si tratta di interventi di ammodernamento di strutture produttive già esistenti ma anche di nuovi insediamenti su un’area che è diventata ormai satura dopo avere goduto di un provvidenziale ampliamento, nel 2020, pari a circa 500mila metri quadrati: fu l’iniziativa del Consorzio Asi presieduto dall’avvocato Giosy Romano, successivamente diventato anche coordinatore della Struttura di missione della Zona economica speciale Sud, a renderlo possibile con il sostegno della Regione e degli enti locali. Oggi siamo alla saturazione degli spazi sui quali già da anni insistono realtà strategiche dell’economia campana, come Caffè Borbone, l’acetificio De Nigris, Plana System ed altre ancora.
Non è un caso che per rispondere a questa attrattività, la Zes sta pensando di utilizzare il meccanismo della variante urbanistica per accrescere la disponibilità di nuovi terreni, com’è già avvenuto per gli investimenti delle aziende dell’agroalimentare. Di sicuro Caivano non ha fatto mai paura alle imprese, forti anche di un sistema di controllo con droni e altre tecnologie che le ha messe al riparo da pericolose infiltrazioni criminali. Un messaggio di fiducia che la rigenerazione urbana varata dal Governo rende ancora più plausibile e, soprattutto, possibile. È come se si chiudesse il cerchio, senza più paura di sbagliare.
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