Affari, elicotteri e Piano Mattei Meloni d’Arabia omaggia MbS

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Con l’arrivo a bordo dell’Amerigo Vespucci, la nave scuola della Marina militare che ora si trova a Gedda, è iniziato ufficialmente il tour di Giorgia Meloni nel Golfo arabo che la porterà prima in Arabia Saudita e poi in Bahrein.

Si tratta della prima visita istituzionale della premier nella monarchia guidata dal principe ereditario Mohammed bin Salman, uno degli attori principali dello scacchiere mediorientale dove il governo sta investendo energie per cercare di ritagliarsi un ruolo credibile.

Al centro del viaggio ci sono accordi e investimenti che Meloni spera di portare a casa, così come la firma di un partenariato strategico tra i due paesi, ma anche discussioni su questioni geopolitiche come il futuro della nuova Siria, la tregua a Gaza tra Hamas e Israele e il sostegno alla missione pace dell’Unifil in Libano.

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Fonti diplomatiche affermano che la premier cercherà anche di trovare aiuti economici per il Piano Mattei, a dimostrazione che il governo da solo non riesce a portare a termine il suo ambizioso progetto di cooperazione internazionale a un anno di distanza dai grandi annunci mediatici.

Politica

«La visita di Meloni in Arabia Saudita ha un doppio registro. Il primo è quello di porsi come interlocutrice privilegiata per conto degli Stati Uniti, non solo in Europa, ma anche in tutte quelle aree critiche che possono essere il Golfo, l’Africa e il Medio Oriente. Il secondo è quello di agire seguendo gli interessi nazionali soprattutto in ambito energetico ed economico», spiega a Domani Giuseppe Dentice, analista nell’Osservatorio Mediterraneo (Osmed) dell’Istituto di studi politici S. Pio V.

Venerdì sera a Damasco il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, ha infatti annunciato di voler mediare con gli Stati Uniti e con Bruxelles per eliminare le sanzioni economiche in vigore in Siria. Giorgia Meloni, in questo senso, si candida a essere un punto di riferimento dentro l’Unione europea. L’ambasciatore italiano è stato l’unico occidentale ad aver partecipato alle prime riunioni tra i suoi omologhi arabi e la nuova leadership siriana guidata da Abu al Jolani. Inoltre, i suoi ottimi rapporti con il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump possono facilitare i dialoghi tra Riad e Washington.

Al centro dei colloqui ci saranno anche il sostegno internazionale alla missione Unifil in Libano, dove l’Italia vanta uno dei contingenti più numerosi e il mantenimento della tregua a Gaza, ma con occhio già alla sua ricostruzione. Per l’Onu ci vorranno 14 anni solo per rimuovere tutte le macerie dalla Striscia e sono necessari oltre 50 miliardi di dollari per ricostruirla. Altri due dossier delicati sono la questione iraniana, dove Meloni è chiamata a saldare il credito per il rilascio della giornalista italiana Cecilia Sala, e la guerra in Ucraina.

Secondo fonti italiane, la premier è convinta che i paesi del Golfo possano svolgere un ruolo importante nelle mediazioni, come il Qatar ha già potuto dimostrare tra Hamas e Israele. Domani, invece, Meloni sarà in Bahrein dove incontrerà il re Hamad Bin Isa Al Khalifa per discutere soprattutto di progetti di collaborazione nel settore della difesa.

Affari

Il tour nel Golfo Persico è molto importante e studiato nei minimi dettagli. L’obiettivo principale è firmare il partenariato strategico con l’Arabia Saudita. A margine degli incontri bilaterali saranno firmate anche una serie di intese nell’ambito della difesa, della mobilità sostenibile, della cooperazione energetica, dello sport e della tutela del patrimonio culturale e archeologico.

Per questo motivo la premier è accompagnata anche da una delegazione di rappresentanti di importanti aziende italiane come Leonardo. Ci sarà infatti l’ad Roberto Cingolani, che un anno fa ha siglato un memorandum di intesa con l’Arabia Saudita per dare vita a nuove possibilità di collaborazione nell’aerospazio e difesa, e oggi punta a definire un accordo per la fornitura di elicotteri e radar per tre miliardi. Ma Riad è interessata anche a un altro progetto di primo piano, quello di Italia, Regno Unito e Giappone per la creazione di un nuovo caccia da combattimento.

«Tra i dossier in discussione a Riad, c’è sicuramente quello sull’Indian Middle East corridor che (Imec) è di natura economica e commerciale alternativo alla Belt and road initiative della Cina che parte dall’India. E l’Italia, in questa partita, vuole agire come facilitatore nelle dinamiche tra vari attori internazionali coinvolti», spiega Dentice.

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Intorno al progetto Imec ci sono grandi discussioni in corso anche da parte dell’Unione europea, il corridoio infatti dovrebbe avere anche un punto di arrivo in Grecia. Il valore commerciale della rotta ammonta a oltre 17 miliardi di dollari e andrebbe a impattare anche sull’influenza cinese in Medio Oriente.

Meloni, quindi, «tenta di mostrare leadership in certi dossier. Una pretesa di voler giocare un ruolo cardine in prima linea. Però l’Italia da sola non può ambire a molto sia per deficit strutturali che per mancanza di risorse. Quindi le posizioni del governo sono comunque veicolate da quelle dell’Unione europea e della Nato. Se l’Italia decide di fare una partita a sé stante la sua capacità di azione rischia di essere decisamente controproducente», aggiunge Dentice.

AlUla e Renzi

L’atteso incontro bilaterale con il principe ereditario si terrà oggi nella città di AlUla, sito archeologico patrimonio dell’Unesco, ben conosciuto anche in Italia perché sponsorizzato in passato dal senatore Matteo Renzi che figurava come membro del board della Royal Commission for AlUla, l’organismo messo in piedi da Riad per sponsorizzare la città che sorge in mezzo al deserto.

Nell’aprile del 2021 l’ex sindaco di Firenze aveva scritto anche un editoriale per Arab News, il quotidiano che fa capo al regno, nel quale faceva un parallelismo tra Matera e AlUla e concludeva: «Tutti coloro che camminano in questo luogo magico credono in questo progetto e credono nella semplice citazione: “La bellezza salverà il mondo”». Oggi, Matteo Renzi è ancora membro dell’advisory board della Royal Commission for AlUla, con un contratto triennale (a 80mila dollari l’anno, come svelato da questo giornale) che è stato riconfermato nel 2023.

L’ex presidente del Consiglio è uno degli interlocutori principali con Riad per via dei suoi ottimi rapporti con bin Salman, ed è spesso invitato a conferenze e convegni ben retribuiti: le ultime visite di Renzi a Riad sono state a metà dello scorso dicembre e a fine novembre 2024, quando ha incontrato il ministro dell’Economia e della Pianificazione Faisal Alibrahim. Un incontro formale, tenuto in qualità di consigliere strategico del Tony Blair Institute for Global Change. Fa sorridere, dato che Matteo Renzi è ancora un senatore della Repubblica italiana.

Questo fine settimana, però, l’ex premier rimarrà a guardare Meloni mentre stringe accordi nella città patrimonio dell’Unesco e rafforza le relazioni con Riad. Renzi ha tradito una punta di rammarico durante una diretta pubblicata venerdì sera sui suoi profili social nella quale, oltre ad attaccare la premier per l’incredibile vicenda del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, ha anche accennato la suo tour nel Golfo. «Meloni a Gedda? Vedo che ha cambiato idea sull’Arabia Saudita come ha cambiato idea sulla Russia, sulla Nato, sulle trivelle e sul Jobs Act. Se cambiare idea è sinonimo di intelligenza, Giorgia Meloni è intelligentissima», ha detto il leader di Italia viva.

La visita di Meloni punta comunque a evidenziare a MbS che è lei l’unico punto di riferimento politico in Italia per la monarchia, e che l’amicizia con Renzi non è affatto un plus, ma un minus. Chissà se il principe darà ordine di tagliare qualche compenso al capo di Iv.

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