Governatori, Giorgia Meloni blocca il terzo mandato e prenota il Veneto per Fd’I: «Un’opzione da tenere in considerazione»

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Claudio Trabona

La premier annuncia l’impugnazione alla Consulta della legge De Luca e conferma le ambizioni del partito sulla regione. Zaia incassa, spera nei giudici supremi e avvisa:«Veneto strategico, per la Lega questa è la linea del Piave»

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La strada per Luca Zaia si fa sempre più stretta, tant’è che Giorgia Meloni sembra già proiettata sulla sua successione. Nel corso della conferenza stampa-fiume a palazzo Chigi, l’annuncio sull’impugnazione presso la Corte Costituzionale della legge campana sul terzo mandato è stato accompagnato dalle valutazioni della premier sulle Regionali incombenti. Sollecitata dai cronisti sui possibili scenari in Veneto, ha confermato, pur con i toni morbidi che il suo ruolo suggerisce, le mire del partito di cui è leader: «Penso che quella di Fratelli d’Italia sia una opzione che deve essere tenuta in considerazione, ovviamente. Su queste vicende però si deve discutere con grande serenità con gli alleati ed è quello che faremo. Ci saranno diverse elezioni regionali ampie quest’anno, importanti, delicate, e quindi noi abbiamo già cominciato a parlarne con Matteo Salvini, con Antonio Tajani e con gli altri, e continueremo a farlo. Non penso che su questo il dibattito per il tramite della stampa aiuti, perché alla fine, come abbiamo sempre fatto, valutiamo su ogni Regione quelle che sono le condizioni migliori e su quelle operiamo».

Veneto linea del Piave leghista

L’impugnazione della legge De Luca, formalizzata nel corso del Consiglio dei ministri, si staglia come un macigno che ostacola le speranze di Zaia di rivedersi per altri cinque anni a Palazzo Balbi. Immaginarsi che la maggioranza di governo faccia la guerra al terzo mandato di un governatore (Vincenzo De Luca) per poi rimangiarsi il principio a favore del presidente veneto è politicamente vicino alla fantascienza. Tant’è che lo stesso Zaia vede semmai nei giudici della Consulta il vero, eventuale spiraglio. Concetto ribadito dal capogruppo leghista in consiglio regionale, Alberto Villanova: «Con il pronunciamento della Corte Costituzionale, chissà, magari potrebbero aprirsi nuovi scenari. E se davvero non ci sarà più per lui la possibilità di candidarsi, vedremo cosa succederà. La Meloni ha parlato da segretaria del suo partito, ma le sue dichiarazioni mi sono sembrate improntate alla moderazione: gli esponenti veneti di FdI e lo stesso ministro Ciriani si erano espressi con toni diversi nei giorni scorsi. Per il nostro partito, io l’ho ripetuto tante volte, questa è la linea del Piave: il Veneto è troppo strategico e fondamentale perché ci si possa rinunciare». La Lega, almeno in apparenza, non abbandona la «minaccia» di andare da sola se non dovesse essere accontentata, come più volte prospettato dal segretario regionale Alberto Stefani.




















































Gli affondi di Tosi

Zaia non l’ha presa bene, comunque. L’impugnazione alla Consulta, sottolineano alcuni leghisti vicini al presidente veneto, è una presa di posizione incoerente, se è vero che non ha fatto altrettanto – sostengono – con la legge votata in Piemonte nel 2023, funzionale a un eventuale terzo mandato di Alberto Cirio (Forza Italia) e del tutto simile a quella adottata pochi mesi fa da Vincenzo De Luca. Ma per Flavio Tosi – come di consueto molto diretto sulle questioni politiche in Veneto – la verità è un’altra: «Non c’è mai stata storia sul terzo mandato. È solo un problema della Lega che deve tenere insieme le truppe. Non c’è mai stata storia dal punto di vista politico, e lo dimostrano le tre volte in cui, tra commissione e aula, il Parlamento ha bocciato a larghissima maggioranza qualsiasi ipotesi di prolungamento dei mandati a favore dei presidenti di Regione. Ma mi pare difficile, poi, che ci sia storia sul piano giuridico: la Consulta si è già espressa favorevolmente a dicembre sulla costituzionalità della legge che limita le possibilità di rielezione dei sindaci dei grandi Comuni, e non vedo perché i giudici si debbano pronunciare diversamente a proposito dei governatori». Quanto a un’interpretazione «aperturista» della Meloni circa la possibilità di lasciare ancora una volta il Veneto alla Lega, Tosi si mostra dubbioso: «Rinunciare a questa regione, per FdI, significherebbe per Salvini dover cedere sulla Lombardia, che peraltro va al voto nel 2028. Cio fra tanto tempo. Vedo questa ipotesi di compromesso piuttosto complicata per entrambe le parti».

De Carlo (Fd’I): «Ad oggi Zaia non è candidabile»

Chi evita interpretazioni è Luca De Carlo, coordinatore veneto dei Fratelli: «Ha parlato la premier e c’è poco da aggiungere, tanto più che Giorgia Meloni non ha fatto altro che ribadire quanto dico da sei mesi a questa parte. La situazione è chiara: ad oggi non è possibile ricandidare Luca Zaia per un altro mandato. Se poi la Consulta deciderà diversamente, prenderemo atto, così come nel caso in cui il Parlamento decida di cambiare la legge e accogliere questa possibilità. Ma non mi pare che si vada in questa direzione. Tocca ai Fratelli d’Italia conquistare la presidenza del Veneto? Anche in questo caso valgono le parole della premier».

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