La rivoluzione di Abodi e i soldi pubblici allo sport: “Ora una nuova stagione”

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Si cambia. Di nuovo. Il ministro dello sport, Andrea Abodi, lavora in piena sintonia con i vertici di Sport e Salute (Marco Mezzaroma presidente e Diego Nepi, amministratore delegato). Insieme, vogliono cambiare il volto e le regole del mondo dello sport, mettendo (finalmente) ordine ed evitando anche sprechi di denaro pubblico. Spiega Abodi: “Si apre una nuova stagione nella elaborazione del modello degli investimenti del governo allo sport italiano, previsti nella riforma approvata nella Legge Finanziaria 2019. Entro la primavera, per i prossimi quattro anni e previo confronto con il Coni, saranno elaborati e presentati da parte di Sport e Salute, sulla base degli indirizzi del Ministro per lo Sport e i Giovani, i criteri di riconoscimento dei contributi pubblici a beneficio delle Federazioni Sportive Nazionali, delle Discipline Sportive Associate, degli Enti di Promozione Sportiva, delle Associazioni Benemerite e dei Gruppi sportivi Civili e Militari, per orientare al meglio la definizione delle scelte strategiche dei singoli beneficiari, con la possibilità di poterle pianificare e adottare nel tempo, con sempre maggiori consapevolezze”.

Non sono stati anni semplici, gli ultimi, nel mondo dello sport, complice anche (ma non solo) la pandemia. Spiega ancora Abodi: “Nuova prassi, grazie alla collaborazione con il Mef, anche in merito alla tempistica di determinazione – entro il mese di maggio – e alla relativa assegnazione delle risorse economiche incrementali rispetto al minimo garantito di 410 milioni di euro annui, riferite al 32% della fiscalità prodotta dal sistema sportivo nell’anno precedente. Siamo in grado di proporre questa evoluzione del modello di erogazione dei contributi pubblici, peraltro crescenti, grazie all’esperienza maturata in questi ultimi anni, modello sempre più oggettivo, trasparente, efficiente e finalizzato, nel suo complesso, al raggiungimento dei seguenti obiettivi di sistema: una sempre più ampia diffusione della pratica sportiva attraverso processi di avviamento allo sport che partano dalla scuola, il sostegno alle componenti sociali e territoriali più fragili perché possano beneficiare di crescenti opportunità sportive, il supporto alle componenti che orientano le rispettive attività all’agonismo rafforzandone anche la competitività”.

Sport e Salute ha un ruolo sempre più attivo, e sta facendo la sua parte. Previsti contratti di servizio per tutti gli organismi sportivi in base agli spazi che occupano (131 sedi in 105 città). Una svolta che non a tutti piace. L’obiettivo di Mezzaroma e Nepi, che hanno lavorato a lungo al progetto, è quello di ridurre gli sprechi di denaro pubblico. “Attraverso “Sestante”, Sport e Salute non vuole sostituirsi agli organismi sportivi ma innescare un circolo virtuoso che porti il sistema a ottimizzare l’uso delle risorse pubbliche, per eliminare le inefficienze e concentrare gli investimenti su iniziative per lo sviluppo e la crescita del movimento sportivo, a partire dall’impiantistica», spiega il n.1 di Sport e Salute, Marco Mezzaroma. “Dobbiamo immaginare piazze aperte dove tutti possano sentirsi allo stesso livello e parte integrante del progetto che partendo dalla diffusione dello sport, passa dalla possibilità di praticarlo e dall’opportunità della scelta, per arrivare alla medaglia. Medaglia che in un sistema circolare diventerà fonte d’ispirazione per i praticanti. Il tutto sarà reso possibile con il progetto Illumina che creerà strutture inclusive, moderne e che sono inserite a pieno nel tessuto sociale e il contesto urbano» aggiunge l’ad Diego Nepi.

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I vertici di Sport e Salute sono intervenuti anche in occasione del Consiglio Nazionale del Coni per spiegare i loro progetti. Risparmiando sulle spese del patrimonio immobiliare, Mezzaroma e Nepi potranno ricavare almeno 15 milioni di euro che saranno riammessi nel sistema-sport. Le Federazioni sportive dovranno fare la loro parte: alcune, grazie alla sede e i ctf (centri tecnici federali), già hanno iniziato un percorso virtuoso. Altre dovranno adeguarsi. Abodi oggi ha visto Giovanni Malagò per parlare di vari dossier aperti, fra cui Milano-Cortina 2026. Poi il presidente del Coni si è confrontato con il mondo che rappresenta al Salone d’Onore di Palazzo H e tra i temi discussi c’è stato quello degli affitti da pagare a Sport e Salute per le sedi nazionali e territoriali utilizzate. Prima di Natale, infatti, la società in house del governo aveva presentato ‘Sestante’, il progetto di valorizzazione del patrimonio immobiliare nella propria disponibilità, dando agli organismi sportivi 30 giorni di tempo (scadono a metà della prossima settimana) per fargli sapere di quali spazi a disposizione necessitano veramente. Una tempistica ritenuta troppo stringente dagli organismi sportivi che all’unanimità, fatta eccezione del presidente Angelo Binaghi, hanno dato mandato a Malagò di parlare con Sport e Salute per chiedere una proroga della scadenza. “Ma zero polemiche, questo non significa essere negativi o preventivamente contro, ma solo valutare tutto con più tempo”, ha spiegato Malagò.

Il giallo di Lotito fuori dal consiglio Figc

La Lega di serie A ha aumentato il suo potere: i consiglieri federali sono passati adesso da tre a quattro grazie al nuovo statuto. In Figc, quindi, con il prossimo mandato (Gabriele Gravina sarà riconfermato al vertice per il terzo mandato il 3 febbraio) ci saranno per la Lega maggiore il presidente Simonelli che partecipa di diritto, più tre consiglieri. Certa la conferma di Beppe Marotta, gli altri due dovrebbero essere Francesco Calvo e Stefano Campoccia. Non ci sarà più Claudio Lotito, da sempre nemico di Gravina ma adesso finito nel cono d’ombra (vedi anche la facile conferma oggi di De Siervo). Lotito, che pure è preparatissimo, ha perso quasi tutte le ultime battaglie: non si è ricandidato come consigliere in Figc in quanto non è stata presentata alcuna domanda entro il 23 dicembre scorso, data tassativa. Un giallo: forse una dimenticanza, un disguido? Di sicuro non c’è stata alcuna candidatura. Non si sa come l’abbia presa il n.1 della Lazio, sempre combattivo in consiglio federale. Per Gravina un problema in meno nel prossimo quadriennio.



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