Effettua la tua ricerca
More results...
Mutuo 100% per acquisto in asta
assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta
Un dialogo col filosofo marxista giapponese Saito Kohei, autore de “Il capitale nell’antropocene”, in cui teorizza che il “comunismo della decrescita” sia l’unica alternativa possibile al caos e al fascismo climatico: “Il capitalismo verde? Non è la soluzione”
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
“Non si può mantenere il capitalismo e risolvere la crisi climatica”: in tempi di pensieri radicali, quello del filosofo giapponese Saito Kohei ha fatto parecchio rumore. Trentotto anni, capelli lunghi e occhiali tondi da John Lennon estremo orientale, Kohei, ormai qualche mese fa, ha dato alle stampe un libro, “Il capitale nell’antropocene” (edito in Italia da Einaudi) che si pone agli antipodi sia del pensiero delle destre che negano il cambiamento climatico – o che non vorrebbero fare nulla per combatterlo – sia dell’ambientalismo della “Green economy”, che teorizza la possibilità di una via verde al capitalismo.
Incontriamo Kohei alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America, alla vigilia di una fase che si annuncia catastrofica per chi auspica politiche di contenimento delle emissioni di CO2 in atmosfera: “Non sono felice del clima che si respira oggi riguardo alla crisi climatica – esordisce -, ma sapevo che prima o poi saremmo arrivati a questo punto”.
il filosofo Saito Kohei (immagine tratta dal suo profilo Facebook)
In che senso?
Io ho iniziato a scrivere questo libro prima della pandemia di Covid, in una fase in cui c’erano numerosi movimenti, primo fra tutti i Fridays for Future guidati da Greta Thunberg, che chiedevano a gran voce di fare qualcosa contro la crisi climatica. C’erano anche tanti politici e tante grandi aziende che sembravano davvero essere interessate al tema. Ci hanno provato, se non altro. Ma, a posteriori, le soluzioni che offrivano – gli accordi di Parigi, le Cop – erano totalmente insufficienti per risolvere il problema. Ora hanno capito tutti, pure loro, che il capitalismo verde non è una soluzione.
Tanto peggio tanto meglio, quindi?
Intendiamoci: la destra è un vero pericolo. Ma immaginiamo per un momento che Kamala Harris avesse vinto le elezioni in America. Un sacco di gente avrebbe esultato per la salvezza della democrazia. Il problema è che sarebbe cambiato davvero poco: di sicuro non avrebbe fatto abbastanza per mitigare il riscaldamento climatico, così come lo stesso Biden non aveva fatto abbastanza. Il fatto che il Partito Democratico debba fare i conti con le conseguenze della propria ipocrisia è per me oggi una buona notizia.
Il problema è che l’alternativa, cioè Trump, nega direttamente che ci sia un problema…
Trump è stato molto chiaro su questo punto: non gli interessa nulla. Lo scenario in cui si trovano gli Stati Uniti è quello che ho definito come fascismo climatico, in cui le persone del nord globale sono concentrate solo su loro stesse. Non gli interessa dei poveri, del sud globale, delle generazioni future. Gli unici investimenti che ritengono legittimi sono quelli che proteggono loro, i ricchi, dalle catastrofi.
Investimenti che a volte nemmeno li proteggono, come si vede in questi giorni con gli incendi a Los Angeles…
Il punto è che se vogliamo costruite un futuro più giusto e se vogliamo risolvere la crisi climatica, bisogna andare nella direzione opposta, in modo radicale. Il problema è che è un futuro molto difficile da costruire.
Se gli Usa di Trump c’è fascismo climatico, in Europa che succede?
In Europa è un periodo di caos: io vivo ad Amburgo in Germania, dove da anni c’è un problema legato ai migranti e ai richiedenti asilo. Se la situazione rimarrà così com’è, arriverà di sicuro Alternative fur Deutschland al governo, e quindi il fascismo climatico, così come negli Usa, o come in Italia con Giorgia Meloni. Il problema, semmai, è che anche il fascismo climatico non è in grado di controllare un bel nulla.
Come mai?
La prosperità del Nord globale dopo la seconda guerra mondiale si è fondata sull’esternalizzazione dei costi ambientali e sull’uso della manodopera a basso costo nel Sud globale. Ma questo non è più possibile, nel mondo di oggi, soprattutto a causa della crisi climatica e dell’emergere di nuove potenze globali come la Cina. Ed ecco che in Europa arrivano guerre, inflazione, migrazioni di massa. È una situazione di emergenza in cui non possiamo andare avanti come se niente fosse.
L’Occidente, peraltro, non sembra più nemmeno più in grado di avere un’influenza culturale e politica sul resto del mondo…
Il capitalismo è in grande crisi nel mondo, in particolare nel Sud del mondo. Ed è in crisi il modello coloniale dell’Occidente. Io credo sia una buona notizia il fatto che i valori della democrazia occidentale siano in crisi in tutto il mondo.
Addirittura?
Sì, perché impone al mondo occidentale una riflessione critica su se stesso e sul suo modello di sviluppo. Ed è questo, secondo me, il momento perfetto per riscoprire il pensiero di Karl Marx. In particolare, una delle sue ultime opere, i “Quaderni di scienze naturali”, che in pochi hanno letto e conoscono, in cui studia le società pre-capitaliste, e riflette su fenomeni come deforestazione, desertificazione fino alla fine della specie umana. Marx aveva capito che il capitalismo avrebbe portato allo sfruttamento del pianeta, fino al suo collasso.
È Marx l’alternativa al fascismo e al caos climatico?
Sì. Noi dobbiamo sfidare il capitalismo, costruendo un’alternativa che io ho definito come comunismo della decrescita, in cui condividere tutti le risorse della Terra in un modo uguale e giusto.
In cosa consiste?
Vado alla radice: in estrema sintesi, si tratta di creare beni comuni al posto di beni privati. Oggi tutto è privato, tutto è bene di consumo e hai bisogno di soldi per tutto. Per risolvere la crisi climatica è necessario superare l’idea che l’economia debba costantemente crescere e che la crescita si fondi sulla produzione di sempre più beni di consumo. Per tagliare le emissioni devi eliminare spazi di mercato.
Domanda secca: va abolita la proprietà privata?
Non credo sia necessaria una rivoluzione, o la collettivizzazione di tutto. Nel breve periodo, si possono creare beni comuni anche all’interno di un sistema capitalistico: ci sono numerosi esempi a riguardo. Per rimanere in Europa, pensa alle esperienze municipali di realtà come Barcellona, ad esempio, dove su acqua, energia e casa sono state create alternative al libero mercato. Le grandi città hanno un enorme potenziale.
Sempre per citare Marx: non sarà un pranzo di gala…
Immagina quando è stata abolita la schiavitù negli Stati Uniti. È stata una scelta di progresso, ma ha prodotto una guerra civile. Allo stesso modo, è molto difficile smantellare il capitalismo fondato sulle fonti fossili. Ma non per questo non è giusto farlo.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link