Con la riforma dell’azzardo vedremo le sale slot accanto a chiese e oratori

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Distanziometro quasi annullato, luoghi sensibili ridotti a due, limitata riduzione di sale gioco e scommesse. Lo prevede la riforma dell’azzardo fisico (quello in agenzie, sale e esercizi commerciali) predisposta dal ministero dell’Economia e presentata a fine ottobre a Regioni e Comuni. Da allora è in corso un duro confronto, perché gli enti locali vogliono regole più severe per ridurre l’offerta di azzardo che tanti danni sta provocando, come ha denunciato lunedì il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi: «Non è un gioco ma una schiavitù». Ma il Governo ha tutt’altre preoccupazioni. Una riduzione dell’offerta, come scrive nella proposta inviata a Regioni e Comuni, sarebbe «eccessiva e foriera di significative ripercussioni sulle entrate erariali». Non si intende diminuire quanto si incassa come tasse sull’azzardo, ormai più di 13 miliardi all’anno.

Ricordiamo che nel 2024 è stato già approvato il riordino dell’azzardo online, mentre per quello fisico manca una norma nazionale. Esistono quelle regionali e le ordinanze dei sindaci, molto più restrittive rispetto alla riforma che ora il Governo vuole attuare. Ad essere ridimensionato dalla riforma è soprattutto il distanziometro che attualmente, sia a livello regionale che comunale, prevede che sale dedicate e esercizi commerciali con azzardo, non possano essere aperti a una distanza inferiore a 3-500 metri da “luoghi sensibili” come scuole, chiese, oratori, centri sociali, impianti sportivi, centri anziani. La proposta del Governo fa un primo importante intervento distinguendo tra esercizi certificati e non certificati. «La certificazione – si legge nella proposta – attesta la maggiore professionalità e affidabilità degli esercizi nell’attività di raccolta di gioco, in relazione alla prevenzione dei disturbi da gioco d’azzardo patologico e al rispetto del divieto del gioco minorile». Si prevede così «una specifica formazione degli esercenti, particolari controlli dell’accesso agli esercizi e la presenza di personale addetto al controllo all’interno delle sale».

Tutto però ancora da regolamentare e organizzare, intanto per questi esercizi la distanza minima dai luoghi sensibili si azzera. E le sale “certificate” potranno essere aperte accanto a questi luoghi. Ma anche quelle non certificate ricevono uno sconto, scendendo a 200 metri. Ad aggravare la proposta è la riduzione drastica proprio dei luoghi sensibili. Per il Governo devono essere solo «le scuole secondarie di primo e secondo grado» e «strutture sanitarie che ospitano centri per la cura delle dipendenze». Tutte gli altri previsti nelle leggi regionali e nelle ordinanze dei sindaci sono esclusi. Così, ad esempio, una sala scommesse potrà operare accanto a una parrocchia, a un oratorio, a un centro anziani. Proprio i luoghi più a rischio. E questo è uno dei punti sui cui gli enti locali proprio non ci stanno. Così nella controproposta hanno previsto una distanza minima di 300 metri (e 200 tra una sala e l’altra) e reinserito luoghi di culto, centri di aggregazione giovanile, centri anziani, strutture sanitarie e socioassistenziali, università. E lo fanno forti delle sempre più numerose sentenza del Consiglio di Stato e dei Tar che bocciano i ricorsi di sale giochi e scommesse proprio contro il distanziometro, per «ragioni di utilità sociale», come la tutela delle fasce di popolazione più vulnerabili e la prevenzione del gioco patologico.

Come affermato dal cardinale Zuppi: «Lo Stato deve mettere sempre al primo posto la salute dei cittadini». Invece con la proposta governativa la salute dei cittadini, in particolare di quelli più vulnerabili, viene messa da parte. Non va meglio per le altre indicazioni del Governo molto lontane dalla posizione degli Enti locali. Così per quanto riguarda i punti di offerta di azzardo propone 40mila esercizi generalisti (bar, tabacchi, ecc.) con slot, 5mila sale con Vlt, 10mila punti di raccolta scommesse, per un totale di 55mila esercizi. Regioni e Comuni chiedono una riduzione a 34mila, 2.250 e 8mila, per un totale di 44.250. Per quanto riguarda il numero di “macchinette” il Governo prevede 200mila slot e 45mila Vlt. Gli Enti locali chiedono di scendere a 180mila e 41.250. Posizioni meno lontane per gli orari di chiusura: il governo propone 5 ore e mezza per gli esercizi certificati e 7 ore per quelli non certificati, Regioni e Comuni salgono a 6 e 8.





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