Dall’Età del Ferro alla fase medievale e rinascimentale nella zona di Ravadese a Parma, lungo il reticolato del canale Naviglio, le popolazioni che vivevano in queste aree – grazie alla presenza dell’acqua – hanno lasciato alcune tracce. Nel corso dei lavori portati avanti dal Consorzio della Bonifica Parmense è stato rinvenuto il celebre ‘Casouri’, un villaggio costruito in legno, che fino ad ora non era mai stato trovato, nonostante fosse citato dalle fonti storiche.
Il celebre “Casouri” (noto anche come “Casalauri”), abitato di età rinascimentale citato, dalle fonti storiche, come plausibilmente ubicato nell’area di Ravadese (Parma) e che non era mai stato rinvenuto (nonostante i numerosi tentativi che storici, archeologi ed équipe di professionisti hanno effettuato nel corso delle epoche) è stato ufficialmente ritrovato: a riuscirci, tra il 2022 e il 2023, il personale della Bonifica Parmense – sotto la direzione scientifica degli archeologi Marco Podini (Soprintendenza di Parma e Piacenza) e dell’équipe di Abacus (ditta incaricata della sorveglianza dell’area) – e delle imprese edili (Dallara, Granelli, Italcondotte, Numanti & Rossi, Tirri Felice) impegnati nei lavori per il miglioramento e adeguamento funzionale delle condotte irrigue nel comprensorio del Canale Naviglio, tra Parma e Colorno.
I reperti emersi durante l’intervento: dall’Età del Ferro all’epoca rinascimentale
A seguito della corretta progettazione, nella maggior parte del tracciato delle tubazioni era stato dato il nulla osta ad eseguire le lavorazioni, richiamando l’applicazione della normativa riguardante il rinvenimento fortuito, come prescritto dal codice dei Beni Culturali, mentre solo in alcuni tratti del tracciato, ritenuti a rischio, erano state prescritte le attività di sorveglianza archeologica in corso d’opera. Proprio queste ultime hanno consentito di identificare, tra i numerosi reperti e insediamenti rinvenuti, tracce dell’occupazione antropica che ha interessato questa porzione del territorio di Parma a partire dall’Età del ferro.
Di questa fase sono una piccola sepoltura ad incinerazione, ricca di materiale ceramico ed una più grande fossa, di forma rettangolare, cinta da contenitori ceramici e strumenti per la tessitura (pesi da telaio e fusaiole) deposti integri conprobabile funzione rituale o funeraria. Per la successiva fase romana sono stati rinvenuti i resti di ben due insediamenti “rustici” che non erano mai stati identificati sino ad oggi, nonostante le ripetute ricognizioni effettuate nella zona da archeologi e gruppi di ricerca. In sinistra idrologica del canale Naviglio è stata indagata, infatti, un’ampia porzione di un rustico romano, attraversato dalla trincea della tubazione; contraddistinto da frammenti laterizi e ceramici sotto ai quali erano i resti murari pertinenti a strutture destinate a lavorazioni agricole o artigianali, come testimoniato dal notevole materiale ceramico, vitreo e metallico messo in luce dallo scavo, mentre un secondo insediamento in destra idrologica, grazie alla segnalazione della ditta Numanti, è stato indagato nella sua fascia periferica, mettendo quindi in luce fosse per il recupero dell’argilla, buche di palo e canalizzazioni, afferenti ad un più vasto edificio localizzato, grazie all’affioramento nel livello arativo di alcuni elementi significativi quali esagonette in terracotta per la pavimentazione, pesi da telaio e frammenti ceramici, esternamente al nostro tracciato.
Per l’età tardo antica/altomedievale, a fianco della fase dell’età del ferro, sono state indagate fosse di spoliazione e di scarico, nonché trincee palificate. Infine per la fase medievale e rinascimentale è stata intercettata parte di un più esteso villaggio, ascrivibile proprio al famoso “Casouri” o “Casalauri” di Ravadese, citato dalle fonti a partire dall’XI secolo. Qui, una notevole campagna di scavo archeologico, durata mesi, che ha visto coinvolti, oltre agli
archeologi, anche il personale del Consorzio di bonifica, ha permesso di indagare le tracce di parte di un villaggio ligneo, sorto a fianco del canale navigabile dotato, nella sua fase iniziale di vita, di un attracco o piccola darsena, caratterizzato da trincee palificate, buche di palo, fossati, silos interrati che, nella sua fase finale, ha visto sorgere una piccola struttura quadrangolare datata dal materiale ceramico al XVI secolo. Il materiale emerso (frammenti di olle e pentole in ceramica da fuoco o in pietra ollare, attrezzi in ferro o in pietra, nonché una considerevole quantità di ceramica basso medievale e rinascimentale) fornisce per questo importante villaggio un quadro di abitato ricco, in grado di sfruttare le risorse del territorio circostante ma anche di commerciare con territori lontani, grazie al trasporto tramite le vie d’acqua, corrispondenti a
quei canali oggi gestiti dal Consorzio.
L’intervento del Consorzio di Bonifica
L’intervento di “Miglioramento e adeguamento dei sistemi di adduzione e delle reti di distribuzione esistenti nel comprensorio irriguo del canale Naviglio” è finanziato per oltre 15 milioni di euro dall’Unione Europea nell’ambito del FEASR-Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, attraverso il PSRN, il Programma di Sviluppo Rurale Nazionale 2014-2022 tramite il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Si tratta di un articolato
progetto, redatto dai tecnici degli uffici interni al Consorzio, sul miglioramento e adeguamento funzionale dei sistemi di adduzione, all’insegna di una maggiore efficienza e del conseguente risparmio di risorsa idrica delle reti di distribuzione esistenti nell’intero comprensorio irriguo del Canale Naviglio. Prevede la sostituzione di più di 8 km di canalette irrigue di dorsale a cielo aperto, ormai fatiscenti ed obsolete, con innovative e performanti tubazioni interrate a bassa pressione, oltre al ripristino funzionale della condotta Casino – Travacone attraverso relining per una lunghezza di circa 1,7 km: lavori che contribuiranno a rendere maggiormente virtuoso un minor prelievo dal torrente Parma), sia al miglioramento dell’approvvigionamento (attraverso la riqualificazione funzionale di alcune opere di derivazione e distribuzione che, per la loro funzione, risultano strategiche per garantire il riempimento idrico dei canali consortili). Il tutto in un comprensorio irriguo rientrante nell’area di produzione del “Formaggio Parmigiano Reggiano DOP” e del “Distretto del pomodoro da industria del Nord Italia”, due delle eccellenze agroalimentari sulle quali incidono le conseguenze degli scenari dettati dal cambiamento climatico, con ricadute potenziali dirette sulla disponibilità delle risorse idriche e sull’uso irriguo per l’agricoltura.
Il contesto storico e sociale
Dalla stratigrafia emersa e dai materiali recuperati si può identificare un’occupazione del territorio suddivisa in più fasi che vede, successivamente alla puntuale occupazione dell’età del ferro, una prima sistemazione territoriale dell’area, databile agli inizi del I secolo a. C., realizzata con canali e fossati e legata ad insediamenti di cui però non è stato possibile identificare resti strutturali. Una seconda fase insediativa è collocabile a partire dal I secolo d.C. (forse già durante la risistemazione di età augustea che ha interessato tutto il territorio di Parma) ed è probabilmente la principale per durata ed estensione. A questa segue la fase di parziale abbandono, come testimoniato da crolli e rasature delle strutture murarie del rustico indagato, che dovette durare fino all’età tardo antica, quando si ebbe una parziale rioccupazione dell’area testimoniata dalla costruzione di alcune strutture in ciottoli e dal ripristino/mantenimento delle canalizzazioni e dei fossati. Con l’età alto medievale i dissesti idroclimatici, sovrapposti al progressivo abbandono del
controllo della gestione delle acque, hanno portato alla cancellazione di molti degli insediamenti agricoli romani, mentre l’ingresso di nuove popolazioni ha introdotto nuove tecniche di costruzione, basate non più sui laterizi ma sull’uso del legno, persino per la costruzione delle abitazioni, capanne o case/casolari da cui prendono il nome molti dei toponimi del nostro territorio, compreso appunto quello di Casalora di Ravadese. Solo a partire dal XVI secolo si vede il ripristino della tecnica muraria in laterizi e la costellazione del territorio di case coloniche. In tutti questi secoli rimane una costante: il valore dell’acqua, non solo come risorsa per uso agricolo ed abitativo ma anche come elemento di controllo del territorio e infine come “via” di commercio e trasporto.
Come sono stati eseguiti gli scavi: le tecniche
Tra il 2022 e il 2023, le imprese che hanno svolto i lavori nel comprensorio irriguo del canale Naviglio e a Ravadese – coordinati dal dirigente Area tecnica della Bonifica Parmense Daniele Scaffi – hanno dapprima effettuato il “prescavo” di una trincea (senza l’ausilio di cingolati che, altrimenti, avrebbero compromesso, con il loro passaggio, ogni eventuale deposito archeologico) e solo successivamente lo scavo vero e proprio della linea di posa a “gradoni”, larghi non meno di un metro, in modo da prevenire ogni eventuale collasso delle pareti in sezione. La sorveglianza archeologica, effettuata, in corso d’opera grazie ad Abacus effettuata sotto la Direzione scientifica inizialmente di Anna Rita Marchi e successivamente di Marco Podini (Funzionari archeologi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza), ha permesso di individuare, già alla quota di prescavo –dunque tra i 70 cm e il metro dal piano di campagna – una notevole quantità di reperti d’interesse archeologico databili ad epoca romana e medievale; si è così proseguito applicando la metodologia dello scavo stratigrafico nelle aree con maggiore densità di rinvenimenti e nella quale l’équipe di Abacus è stata affiancata direttamente dal personale del Consorzio – che, al fine di velocizzare il più possibile le operazioni, ha reso disponibile un mezzo meccanico con operatore per effettuare la rimozione di suoli, lo svuotamento dei grandi canali ed altre verifiche di più vasta estensione – e, in alcune fasi, dagli operai resi disponibili dalle imprese coinvolte nelle lavorazioni delle relative tratte: Dallara, Granelli, Italcondotte, Numanti & Rossi, Tirri Felice.
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