Colombia: emergenza al confine | ISPI

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In Colombia torna l’incubo delle violenze tra gruppi armati che si affrontano per il controllo delle economie illegali e che lottano per conquistare potere sociale e territoriale. In circa 10 giorni, gli scontri tra guerriglieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e i combattenti del ‘Frente 33’ transfughi delle disciolte Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno provocato oltre un centinaio di morti e 32mila sfollati nella regione di Catatumbo, nel dipartimento di Norte de Santander, al confine col Venezuela, una zona ricca di petrolio e ad alta concentrazione di coltivazioni di coca. Un’agenzia governativa ufficiale ha dichiarato di aver ricevuto segnalazioni secondo cui i ribelli girano di casa in casa nei piccoli villaggi dell’area rurale, uccidendo i residenti sospettati di avere legami con gruppi rivali. L’ondata di violenze, la peggiore degli ultimi tempi, ha portato il presidente Gustavo Petro a proclamare lo stato di emergenza e a dispiegare l’esercito. Un primo contingente di 400 uomini sarebbe già arrivato nella zona. Per la Colombia, la crisi di Catatumbo è l’ennesimo campanello d’allarme ed evidenzia le lacune nell’attuazione dell’accordo di pace che nel 2016 pose fine al conflitto con le Farc.

Ribelli o narcotrafficanti?

Petro – primo presidente di sinistra nella storia della Colombia – ha ammesso che lo Stato colombiano “non è riuscito” a contenere la violenza, ma che avrebbe imparato da questo fallimento. Il suo governo ha sospeso i colloqui di pace con gruppi ribelli, per la seconda volta in un anno, mentre la magistratura ha riattivato i mandati d’arresto per 31 leader dell’Eln, congelati nei mesi scorsi in attesa dell’esito delle trattative avviate a fine 2022. Il presidente, che in gioventù faceva parte di un gruppo di guerriglieri di sinistra, ha dichiarato che la crisi è un altro segnale della trasformazione dei gruppi ribelli in “organizzazioni armate di narcotrafficanti” riferendosi all’Eln come ad una “mafia”. “Ho sempre ammirato i loro principi, la loro dedizione rivoluzionaria”, ha scritto il presidente sulla X del gruppo ribelle. “Ma oggi penso che l’Eln sia morto”. In passato, i gruppi armati si ispiravano a ideologie di sinistra, combattendo il governo e rivendicando più diritti per i contadini. Ma oggi, la miriade di sigle che li hanno sostituiti combatte per il controllo dei corridoi della droga, e l’esercito fatica a contenerli. Petro ha condotto la sua campagna elettorale promettendo di portare “la pace totale” in Colombia, ma la scorsa settimana, dopo aver visitato la regione di Catatumbo, ha ammesso di credere che “l’Eln non abbia alcuna volontà di pace”.

Qual è il ruolo di Maduro?

Dal vicino Venezuela, intanto, il presidente Nicolas Maduro ha ordinato lo spiegamento di oltre 2mila truppe al confine, per affrontare l’ondata di violenza e aiutare gli sfollati colombiani che, in fuga da Catatumbo, attraversano la frontiera. Ma la sua retorica di fornire “pace, stabilità e tranquillità” non ha mancato di sollevare gravi interrogativi sul ruolo del Venezuela nella destabilizzazione della regione. I critici sostengono infatti che negli ultimi anni l’Eln si sia espanso anche in Venezuela, dove i suoi esponenti sono fuori dalla portata dell’esercito colombiano e hanno trovato un alleato ideologico in Maduro che continua a offrire rifugio ai membri del gruppo. “Questo spiegamento di forze non riguarda la pace. Si tratta di proteggere gli interessi di un narco-stato, usando la guerriglia come braccio armato per penetrare nel territorio colombiano” ha affermato l’ex presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez, accusando l’amministrazione di Maduro di essere complice di massacri che terrorizzano le comunità locali. Anche la senatrice di destra María Fernanda Cabal ha espresso indignazione per la situazione, affermando: “Il regime di Maduro esporta violenza e caos da anni, e ora ne vediamo il pieno impatto su Catatumbo. È tempo che la comunità internazionale intervenga”.

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Bogotà e Caracas: scontro ai vertici?

Le violenze a Catatumbo rischiano di soffocare le speranze sorte nel 2016, quando il governo colombiano e le Farc siglarono la pace. Da allora la Colombia ha vissuto periodi di relativa stabilità, ma pur sempre flagellati da scontri tra le organizzazioni paramilitari e il governo, in lotta per il controllo territorio e la fiorente industria delle foglie di coca. Il Venezuela, che ospita i negoziati tra l’Eln e Bogotà, ora è al centro delle polemiche ed è accusato più o meno apertamente di sfruttare il caos per dominare i traffici illegali. I rapporti tra Bogotà a Caracas sono ulteriormente peggiorati dopo che la Colombia ha deciso di non riconoscere la vittoria autoproclamata di Maduro alle urne. Offesi, i vertici venezuelani hanno affermato che la Colombia è “uno stato fallito” e che il suo presidente ha distrutto tutto il prestigio di un tempo, e che “ha paura degli Stati Uniti”. In una recente conferenza stampa, Petro è stato deliberatamente ambiguo quando ha parlato di ciò che sta accadendo al confine, ma ha rivolto un’accusa esplicita a Caracas di sponsorizzare la guerriglia sul territorio colombiano. “Il Venezuela non può essere allo stesso tempo garante della pace (con l’Eln) e complice della violenza – ha detto – Questa contraddizione deve essere risolta per raggiungere una vera stabilità nelle regioni di confine”.

Il commento

Di Emiliano Guanella, corrispondente da San Paolo (RSI – Tv Svizzera e La Stampa)

“La violenza in Catatumbo è solo l’ultimo episodio della non risolta pacificazione della Colombia. Dopo l’accordo tra governo e Farc, lo Stato non è riuscito a controllare diverse zone che per anni erano state regni dei guerriglieri. La produzione di coca rimane alta e altri gruppi criminali si sono sostituiti alle Farc. Nella regione di frontiera del Catatumbo la violenza è sempre stata di casa anche a causa della vicinanza con il Venezuela. Per il presidente Gustavo Petro la crisi è un problema grave perché rivela la sua incapacità di ottenere risultati importanti nel campo dell’ordine pubblico e della sicurezza nazionale”.



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