Cos’è la moda solarpunk e quali gli outfit da provare

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La rivoluzione verde avanza a passo svelto e deciso anche nella moda, quasi come calcasse, sinuosa, una passerella. Sono sempre più numerose le tendenze sostenibili emergenti ad appassionare e coinvolgere le nuove generazioni, orientate come mai prima verso uno stile di vita a fondere il desiderio di ribellione e la sostenibilità in un tutt’uno, nell’ottica di costruire un futuro migliore. Futuro che, nella cultura popolare, appare raramente idilliaco eppure sembra sia giunto il tempo di individuare – ed iniziare a lavorare verso – un’alternativa pacifica a tutte le distopie della storia recente. Il giovane multiverso in oggetto è stato battezzato come solarpunk e coinvolge ogni sfera della vita in toto: è fatto di moda riciclabile, giardini autosufficienti, spazi comunitari ed il tutto permeato da un’accattivante estetica fantascientifica.

Non è affatto un caso come la cosiddetta moda solarpunk si trovi in vetta ai trend fashion profetizzati da Pinterest per il 2025, parola chiave ad aver registrato un aumento del 115% nelle ricerche, di fianco ad altre ad indicare iniziative sostenibili di varia natura, come testimonianza inconfutabile del desiderio di armonizzare definitivamente innovazione e rispetto per l’ambiente.

Moda solarpunk: di cosa si tratta e da dove nasce la tendenza fashion più sostenibile di sempre

Ma cosa sta ad indicare, effettivamente, il solarpunk in ambito fashion? A detta di chi di moda se ne intende, sembrerebbe trattarsi di un’evoluzione dell’alternativo stile punk dedita più alla creazione che alla distruzione, un’estetica imbevuta di uno spirito ottimistico che continua però a non rinunciare alla carica ribelle che l’ha originato.

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Termini analoghi quali steampunk e cyberpunk sono oggi noti ai più, e sarebbe da ricercare in loro il riferimento principale del nuovo nato: le iconiche correnti stilistiche in oggetto e l’audace immaginario che descrivono hanno sempre contraddistinto coloro che scelgono di distaccarsi dallo status quo.

Se il cyberpunk ha preso a rappresentare una delle sottoculture più popolari di sempre solo con l’uscita di film di successo come Blade Runner 2047 e il recente videogioco di genere azione Cyberpunk 2077, entrambi i movimenti hanno acquisito importanza già negli anni Ottanta e la loro risonanza si fa sentire ancora oggi. Sulla medesima impronta vediamo ora nascere una sottocultura tutta nuova, che ne conserva l’attitudine ribelle ma vi aggiunge un nobile obiettivo: ed ecco il solarpunk.

Proprio come ogni cultura punk, anche quest’ultimo è ovviamente originato da un sentimento anti-establishment. Il movimento avrebbe come intento ultimo e focus principale l’attenzione all’ambiente e quindi alla sostenibilità. Il suo nome deriva infatti letteralmente dal potenziale immenso dell’energia solare, in veste di forma di energia rinnovabile più ampiamente utilizzata. Il motore della tendenza è l’ideale – forse fantastico, forse no – di un nuovo mondo, in cui si viva in piena armonia con la natura. L’immagine che si vuole trasmettere è quindi quella di una società non utopica bensì più legata al concetto di protopia, un futuro migliore, sostenibile e in continua, lenta evoluzione per le generazioni che verranno.

L’etica dell’iniziativa verte sul trovare soluzioni effettive per ottenere man mano un progresso coerente e sostenibile, piuttosto che sul lasciarsi sopraffare dalle immagini terrificanti di un domani che si potrebbe lasciare in eredità.

Invece di focalizzarsi sul potenziale catastrofico destino che è previsto, lontano dal panico improduttivo che tale prospettiva genera il solarpunk pone tutta l’enfasi sulle azioni. Una visione rosea – seppur non letteralmente – del tutto inedita e sostenibile riflessa in ogni angolo, dal fashion all’architettura fino alla musica, alla politica, alla tecnologia e alla comunità.

L’identikit dell’estetica solarpunk

Esattamente come successe per i suoi predecessori, anche il tratto distintivo della moda solarpunk è sempre l’impatto atipico. L’estetica a renderla riconoscibile è ancora volta ad attirare l’attenzione delle masse ma, se quando si pensa al cyberpunk l’immagine dai toni cupi che affiora alla mente è una giungla di cemento distopica, qui questa è da sostituire con uno scenario verde, dove le piante crescono liberamente, coesistendo con architetture in tinte chiare e naturali e contrassegnate da vetrate variopinte. Lo sfondo di una società che non abbatte ciò che è già stato costruito, ma piuttosto incorpora la sostenibilità nel mondo esistente.

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Di primo acchito l’estetica solarpunk è fortemente influenzata dall’Art Nouveau e dallo Stile Liberty, una forma d’arte caratterizzata dall’impiego di linee organiche e sinuose. L’ispirazione principale? Deriva, ovviamente, dai colori tipici della natura. Via libera dunque a toni puri, terrosi e tinte tenui sia sull’architettura che nella moda.

Quello che si vuole trasmettere è un senso di equilibrio e calma totalizzanti, principi cardine del movimento e bandiera d’ottimismo.

Come vestirsi secondo la tendenza solarpunk: il futuro della moda è sostenibile

Fedele il più possibile al messaggio organico e libero che veicola, il solarpunk applicato all’universo fashion cerca di incorporare comfort e stile funzionale nella sua estetica comunque ricercata. Secondo l’ideologia alla base, infatti, la moda può e deve essere espressiva, ma comunque sostenibile: come anticipato, la celebrativa tavolozza a lei associata fa propri i toni pastello, quelli terrosi, il verde intenso e l’azzurro cielo, accompagnati da fantasie floreali ed astratte ad evocare la natura.

Quelli a rappresentare lo stile sono tendenzialmente indumenti leggeri e larghi, spesso ottenuti da tessuti vintage riciclati, ma non mancano nemmeno cappotti, giacche sartoriali, abiti midi dalle spalline sottilissime, completi in stile patchwork, maglieria in cachemire riciclato, tute,  gonne mini e midi e polo, tutti riconoscibili grazie ad elementi di design trasversali e stravaganti motivi aerografati anche dipinti a mano.

Vi è un ripristino dell’artigianato,  ed una grande attenzione è quella volta alla valorizzazione del materiale in sé in quanto caratteristica distintiva, non solo alla sua rigenerazione.

Inutile dire come la filosofia dietro ai capi protagonisti di tale rivoluzione verde voglia essere sinonimo di un autentico invito a riparare e riutilizzare ciò che è usurato, per non alimentare il ciclo incessante di smaltimento e sostituzione tipico del consumismo.

Il modo più semplice ed immediato per entrare nell’ottica fashion solarpunk? Buttarsi sul thrifting. Concedersi lunghe sedute di shopping compulsivo nei classici negozi è ora da considerarsi fuori moda: le giovani generazioni preferiscono piuttosto andare a caccia dell’articolo griffato sotto le pile di vestiti second hand, e vince chi trova l’affare migliore spendendo solo pochi euro. Una strategia semplice ed economica alla portata di chiunque, che guarda alla sostenibilità dei capi ed induce alla riflessione prima di effettuare l’acquisto. Un concetto caro al precedentemente noto anti-trend dell’underconsumption core, di cui forse la nuova tendenza è conseguenza diretta.

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Proprio come in quel caso, ciò a cui si aspira è una generale presa consapevolezza, la quale possa avere come risultato un nuovo approccio alla moda che tenga in considerazione i processi e le risorse necessarie a realizzare i vestiti. Schierandosi nettamente contro il fast fashion, l’etica solarpunk punta a promuovere l’acquisto di indumenti di qualità superiore che dunque dureranno più a lungo nel tempo, a valorizzare il trattamento equo delle persone, degli animali e del pianeta.

Dovessimo, in sintesi, voler accostare ad una sola parola l’ascendente tendenza moda solarpunk questa sarebbe senza dubbio “energia”, avente come motore lo spirito di ribellione ereditato dalla cultura punk ma condito di una sana dose di salvifico (e per davvero) ottimismo. Quasi a voler spezzare il ciclo incessante di trend soltanto passeggeri, questa vuole rappresentare una sorta di cura abbracciando la diversità ed adottando una mentalità rigenerativa per realizzare un sogno, quello di un futuro costruito giorno per giorno nel rispetto degli ecosistemi naturali e nella coesistenza tra diversità.





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