Errore di sistema, il processo penale telematico è già in tilt. I Tribunali di Roma, Napoli, Milano e Siracusa si “ammutinano”

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Il Tribunale di Napoli

di Manuela Galletta


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Errore di sistema. Il processo penale telematico, sul quale erano state caricate tutte le aspettative per un rapido snellimento delle procedure, parte male. Anzi, non parte. Nelle prime due giornate di avvio «numerosissime in tutt’Italia sono state le segnalazioni di errori di sistema». Con il risultato che alcuni Tribunali si sono “ammutinati”. A Milano, Napoli, Roma e Siracusa i presidenti dei Tribunali hanno disposto la “sospensione” del sistema App del ministero della Giustizia (Applicativo per il processo penale). Il presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, in una circolare emanata ieri, ha prorogato almeno fino al 31 marzo 2025 la possibilità di «redigere e depositare, anche con modalità analogiche» gli «atti, documenti, richieste» ritenendo l’app ministeriale – diventata obbligatoria da meno di una settimana – «non compatibile» con il processo penale telematico. Nella circolare di Roma si sottolinea che ci sono «criticità» che rischiano di «incidere in maniera significativa» su udienza preliminare e processi e «generare problematiche di natura informatica in grado di ripercuotersi sull’attività processuale e sul lavoro dei magistrati e del personale” con un “rallentamento delle risposte giudiziarie contrario anche al principio di celere definizione del procedimento Penale».

Secondo Roia non sarebbe stato “realizzato” nemmeno un «adeguato periodo di sperimentazione», in particolare per il personale amministrativo, visto che App è stato «aggiornato» con le «nuove funzionalità soltanto nelle date del 16 dicembre e del 30 dicembre 2024». Anche a Napoli la presidente del Tribunale Elisabetta Garzo ha sospeso il sistema App fino al 31 marzo rilevando «evidenti e molteplici criticità che, di fatto, impediscono il proficuo e pieno utilizzo delle potenzialità dell’applicativo». Così a Napoli per i procedimenti conclusi entro il 31 dicembre, il provvedimento definitivo sarà acquisto in forma analogica mentre per tutti gli altri casi, la redazione degli atti potrà avvenire anche con modalità analogiche laddove il sistema telematico non dovesse funzionare.

Ma quali sono le criticità riscontrate? Si sono registrate mancanza e inidoneità di “modelli di atti” o la «impossibilità di sottoscrivere il verbale di udienza da parte del giudice». Per via dei problemi “esplosi”, ci sono state – in tutta Italia – udienze prima sospese e poi rinviate perché «la firma digitale del giudice non veniva registrata» oppure era impossibile redigere il verbale telematico, così come richiesto. A Napoli la Camera penale ha elaborato un «breve vademecum» da fornire ai colleghi «per districarsi tra le nuove procedure e le varie scadenze». Contestualmente «stiamo analizzando nei dettagli tutti i problemi pratici legati alla gestione del processo telematico per discuterne in tempi brevi con i vertici degli uffici giudiziari napoletani, provando a dare un contributo per evitare ulteriori danni si legge nella nota stampa -. In sintonia con le reiterate osservazioni critiche dell’Unione Camere Penali, avevamo spiegato che un avvio forzato del sistema, senza una adeguata sperimentazione, avrebbe messo a serio rischio l’esercizio del diritto costituzionale alla difesa ed i fatti di queste ore ci stanno dando ragione».

L’Anm, intanto, alza la voce. È un «fallimento annunciato», dice, dopo che dal primo gennaio è in vigore il deposito con modalità esclusivamente telematica di atti e documenti nei procedimenti penali. Anche gli avvocati concordano. L’Anm si dice preoccupata, perché – terminate le feste – le attività riprenderanno in modo calzante e si rischia il caos. «Le criticità già profilatesi incideranno negativamente sulle attività giudiziarie per le quali non è stata preservata la temporanea possibilità di proseguire con il sistema di deposito a doppio binario. Che ne sarà della gestione di una udienza dibattimentale, di una richiesta di patteggiamento o di una lista testimoniale, qualora il sistema di deposito telematico non funzionasse?», chiede l’Anm. Non mancano le accuse al ministero della Giustizia, ritenuto responsabile di immobilismo rispetto a problemi segnalati per tempo. «Malgrado le numerose criticità rilevate da pressoché tutti gli uffici chiamati alla sperimentazione del sistema – afferma la giunta dell’Associazione nazionale magistrati in una nota – si è proceduto non prendendo in adeguata considerazione la scarsità di risorse e di infrastrutture tecnologiche che consentano ai Tribunali di celebrare efficacemente i processi per il tramite delle tecnologie digitali. Si agisce come se gli uffici fossero stati, tutti e da tempo, dotati di postazioni pc con accesso ad app, nelle aule d’udienza e nelle camere di consiglio. Si opera come se il personale amministrativo e giudiziario fosse stato dotato di una idonea struttura di assistenza per la immediata gestione delle criticità. E tali rilievi sono del resto soltanto alcuni di quelli recentemente formulati dal Csm nelle sue considerazioni, di cui il Ministero ha tenuto conto in minima parte. Nulla di nuovo sotto il sole».

Dal canto suo il ministero sostiene di essersi trovato «nella condizione obbligata di dovere dare esecuzione agli impegni presi dal precedente esecutivo rendendo possibili i depositi telematici nei procedimenti penali a partire dal 14 gennaio 2024«. Ma dopo una prima fase di «fisiologico assestamento», ormai l’app, rilevano da via Arenula, «è utilizzata costantemente per i depositi di atti processuali nel procedimento di archiviazione». In ogni caso il ministero ha avviato i procedimenti per apportare modifiche che consentiranno di assicurare, a partire dall’1 gennaio, un doppio regime (analogico e telematico) per tutti gli atti depositati dai magistrati nella fase delle indagini preliminari e per i provvedimenti cautelari sia personali che reali innanzi agli uffici giudiziari di primo grado.

 

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mercoledì, 8 Gennaio 2025 – 10:41
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