Contro il caro affitti Zevi pensa all’Agenzia sociale. Ora la delibera viene discussa in maggioranza

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L’Agenzia sociale per l’abitare di Roma Capitale sta per vedere la luce. Di tempo ancora ce ne vorrà, questo va detto: al momento c’è solo una bozza di delibera, in mano ai capigruppo di maggioranza, che verrà discussa in una riunione fissata il 20 gennaio. L’obiettivo, però, è quello di arrivare a una quadra nei primi mesi del 2025, per avviare le attività entro metà dell’anno. 

Agenzia sociale per l’abitare

Prima di Natale, l’assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative, Tobia Zevi, ha chiuso una prima bozza di delibera, che stabilisce le linee guida per rendere operativa la tanto attesa Agenzia sociale per l’abitare di Roma Capitale. Si tratta di uno dei punti chiave del Piano Casa, approvato in consiglio un anno e mezzo fa. Uno strumento chiesto a gran voce dalle realtà sociali, dai movimenti per il diritto all’abitare e dai sindacati inquilini, perché ha come obiettivo quello di aiutare soprattutto l’ex ceto medio (la cosiddetta “fascia grigia”) a reperire una casa a prezzi calmierati, in un momento di profonda crisi per le famiglie romane. L’aumento del costo della vita, il mercato drogato dal boom degli affitti brevi causato (anche) dal Giubileo, la crisi economica successiva alla pandemia, sono tutti fattori che insieme hanno causato l’impoverimento di chi, fino al 2019, mai avrebbe pensato di trovarsi a rischio sfratto o nell’impossibilità di ottenere un contratto a lungo termine.

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La bozza dell’assessore Zevi

Il documento è stato condiviso dall’assessore Zevi con i capigruppo di maggioranza, sarà oggetto di discussione a breve e solo dopo questa fase, tornerà in giunta per l’approvazione. Un iter concordato per evitare brutte sorprese, dato l’alto interesse che c’è, soprattutto nelle fila di Pd, Alleanza Verdi-Sinistra e Roma Futura rispetto all’argomento. RomaToday ha potuto visionare la bozza, che potrebbe essere modificata nelle prossime settimane, ma difficilmente stravolta. 

Una svolta in due fasi (e in due anni)

Innanzitutto, partiamo dal cronoprogramma: nel 2025 la delibera prevede che i lavori dell’Agenzia vengano affidati a un cosiddetto “partner sociale”, un soggetto (o un raggruppamento) che in base alle linee guida di coprogettazione allegate, si occupi di gestire questo nuovo strumento, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di immobili in affitto nel mercato privato. L’Agenzia dovrà accompagnare le famiglie nel reperimento di una casa, facendo anche da mediatrice tra proprietari e soggetti richiedenti. Ma la svolta reale dovrebbe arrivare nel 2026, quando – secondo le intenzioni dell’assessore Zevi – si arriverà alla creazione di “una società mista pubblico-privata, da affiancare all’Agenzia già operativa o quale evoluzione di quest’ultima”. 

Un soggetto pubblico-privato

Insomma, come scrivevamo già nelle scorse settimane, il penultimo anno della giunta Gualtieri potrebbe essere segnato dalla nascita di un soggetto nuovo (e innovativo, nelle intenzioni del Campidoglio) che avrebbe lo scopo di prendere in mano la situazione con risorse pubbliche e private. In grado, si auspica la delibera, “di fare investimenti a impatto sociale nel mercato della casa”. Potrebbe nascere una partnership con un fondo privato, o con un’impresa immobiliare, oppure il Campidoglio potrebbe decidere di aumentare le responsabilità e l’operatività di Risorse per Roma, società in house del Comune, nel settore dell’edilizia sociale. In ogni caso, da bozza di delibera il nuovo soggetto ovrà essere ben strutturato, con un dirigente e una serie di figure amministrative e tecniche con ampie competenze nel campo. 

Servono i soldi

Prima, però, servono i fondi. Che secondo i calcoli di Roma Capitale potrebbero essere quasi 7 milioni di euro (per le annualità 2026 e 2027, sul 2025 ancora c’è un’incognita legata alle disponibilità di bilancio) da reperire tramite il Piano Operativo Roma Capitale PN Metro Plus 2021-2027, in coordinamento con il dipartimento sociale. Oppure, come per l’anno in corso, da risorse capitoline. Risorse che non saranno le uniche a disposizione, almeno così si auspica, perché tra gli indirizzi di coprogettazione dell’Agenzia, inseriti nella bozza di delibera, c’è anche la necessità di creare un “fondo di garanzia”, da destinare ai nuclei in temporanea difficoltà nel pagamento dell’affitto o della rata del mutuo. E, inoltre, c’è in vista la possibilità di erogare contributi e incentivi economici in favore di piccoli proprietari, o degli inquilini. Come succede in altre città, per esempio, dove vengono pagati dei “bonus” in base alla durata del contratto, ovviamente a canone concordato. 

Dal Terzo Settore ai privati (con immobili)

Insomma, l’Agenzia per l’abitare è prossima a essere creata. E sarà un soggetto nuovo che partirà in maniera totalmente pubblica, coinvolgendo il Terzo Settore, per poi (presumibilmente) transitare gradualmente verso una collaborazione con i privati, soprattutto se questi ultimi porteranno in dote unità abitative pronte per essere messe a disposizione dei richiedenti, per lo più con formule di “rent to buy”, l’affitto propedeutico al riscatto. E avrà come target tutte quelle famiglie che hanno visto ridurre i redditi negli ultimi anni, con ISEE familiari non superiori ai 50mila euro secondo le più recenti normative regionali. Il dibattito in maggioranza, però, si preannuncia acceso. Lo si capisce già ascoltando il parere di Giovanni Caudo, capogruppo di Roma Futura in assemblea capitolina.

Caudo: “Non è necessario possedere immobili”

“Ci sono agenzie per l’abitare in Italia che non prevedono la dotazione di immobili – sottolinea il docente di Urbanistica ed ex assessore ai tempi di Marino -, come per esempio quella di Torino che esiste da quasi vent’anni, funziona bene e non ha appartamenti. Noi come Roma Futura siamo ampiamente disposti a parlarne, vogliamo che l’Agenzia romana si faccia e si faccia velocemente, ma non è prioritario che ci siano immobili di proprietà. Il ruolo cruciale dev’essere quello di frenare l’impoverimento progressivo dell’ex ceto medio, che ingrossa le fila di chi chiede una casa popolare. Bisogna evitarlo, andando incontro a chi può permettersi un affitto, ma non a costi di mercato”. 

Ridurre gli affitti brevi

La situazione degli affitti brevi a Roma entra a gamba tesa nel dibattito: “Sempre a Torino – prosegue Caudo – l’agenzia fa intermediazione in particolare con i proprietari di seconde case, che mettendo a disposizione gli immobili ricevono sgravi sull’Imu e altri incentivi, inclusa la copertura totale dell’eventuale morosità da parte del Comune. Se noi a Roma facciamo un’offerta del genere a chi ha investito sugli affitti brevi, penso che possiamo ottenere un certo numero di alloggi: perché la mia impressione, ma non solo mia, è che il Giubileo abbia gonfiato molto le aspettative di tanti piccoli proprietari, che invece si troveranno con le case vuote, soprattutto se non collocate nei rioni centrali. Sulla residenza stabile c’è una domanda crescente, su quell turistica i flussi sono molto meno stabili e meno prevedibili”. 

“No ai partner privati”

Caudo, infine, esprime perplessità sulla necessità di stringere patti con i privati del settore immobiliare: “Se l’obiettivo è produrre affitti calmierati, non vedo perché già oggi un imprenditore non possa farlo, non c’è bisogno di un’agenzia creata ad hoc. Se invece si decide di creare una società comunale che gestisca il patrimonio, allora sono d’accordo, ma è una cosa differente”. 

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