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Reggio Emilia Questa generazione di studenti è davvero più ansiosa di quelle che l’hanno preceduta? L’ansia, per gli esami ma non solo, fino a che punto resta sana? E quando è troppa, come gestirla negli anni universitari? A quest’ultima domanda, in particolare, vogliono rispondere i seminari gratuiti organizzati a gennaio da Unimore nelle sue due sedi provinciali.

Gli ultimi si terranno a Reggio Emilia lunedì 27 gennaio (appuntamento alle 14.30 al padiglione “Buccola Bisi”) e a Modena martedì 28 gennaio (ore 13) presso il dipartimento di Giurisprudenza. Ad affiancare gli studenti in questi incontri due psicoterapeute, Elisabetta Ferrari e Ilaria Cataldo, che si occupano, rispettivamente a Reggio Emilia e Modena, anche dei nuovi sportelli Unimore per il benessere psicologico.

Dottoressa Ferrari, partiamo dagli sportelli. Come funziona il servizio che offrite e quanti studenti si sono rivolti a voi da settembre ad oggi?

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«A Modena abbiamo incontrato circa un centinaio di studenti, mentre a Reggio una cinquantina, anche se i percorsi non sono ancora iniziati con tutti. Noi offriamo un percorso di consulenze completamente gratuito – che, lo specifico, non vuole sostituirsi ad una possibile psicoterapia–, costituito da quattro incontri e da un ultimo di follow up. Qualora ne riscontriamo la necessità, mettiamo in contatto lo studente con lo sportello psicologico dell’Ausl Open G. Quello che riscontriamo è che il disagio universitario spesso è conseguenza di un disagio diverso».

A quante persone di quelle incontrate avete consigliato di prendere contatto con l’Ausl?

«Difficile dare una stima precisa, direi il 10%».

Dal suo punto di osservazione, ritiene che questa generazione di universitari sia più ansiosa di quelle precedenti? Oppure è semplicemente più capace dare di voce a questo “vecchio” disagio?

«Dopo la pandemia sicuramente un po’ è caduto lo stigma rispetto al fatto che lo psicologo non è per persone “pazze” ed è cresciuta la consapevolezza del fatto che anche la mente deve essere curata. Devo però dire che internet e i social hanno creato un po’ di confusione nella mente degli studenti, che dopo avere cercato risposte online tendono a farsi delle autodiagnosi e arrivano da noi con delle “etichette” che si sono dati. In generale, credo che questa generazione non sia più ansiosa di quelle che l’hanno preceduta ma che questo fenomeno abbia iniziato ad essere osservato con maggiore interesse di recente. La sensibilità verso queste tematiche è aumentata quindi le persone si sentono più legittimate a chiedere aiuto. Poi è anche vero che la società di oggi è estremamente prestazionale e questo è un fattore che incide. Ci tengo però a ricordare che provare ansia è legittimo: è un’emozione come le altre».

Quando, però, diventa troppa? Come riconoscere quando non si tratta più di ansia sana?

«Quando è troppo frequente, bloccando la persona dal fare altre esperienze ed andando, quindi, ad interferire con la sua vita quotidiana. Quando diventa talmente impattante da impedirle di sentirsi libera di muoversi nel mondo, l’ansia si trasforma in sofferenza. Ecco che allora bisogna affrontarla, andando a capire quali sono i trigger della sintomatologia ansiosa. Semplificando: andando a ricercare le condizioni per cui qualcuno inizia a provare ansia. È importante conoscere meglio se stessi e i contesti che possono suscitarla».

Guardando alle cause dell’ansia da esame, che ruolo gioca la paura di deludere le aspettative genitoriali?

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«Spesso è presente, perché gli studenti non si sentono completamente capiti dalle famiglie. Nei fuori sede, ancora di più, interviene la paura di disattendere le aspettative dei genitori che hanno investito su di loro mandandoli a studiare in un’altra città. A creare ansia è però anche il confronto con gli altri, che può portare a sentirsi inadeguati. E, magari, il fallimento di un esame fa vacillare nei ragazzi la convinzione di avere le capacità necessarie per affrontare il percorso di studi che hanno scelto. E pensano: ho sbagliato università? ».

Cosa possono imparare gli studenti partecipando ai seminari?

«Noi offriamo consigli su come affrontare il pre, durante e post esame. Ad esempio, confrontarsi con gli altri studenti prima di un esame per alcuni può essere deleterio. L’idea dello sportello era quello di non fare solo colloqui individuali ma di proporre un ciclo di seminari, aperti agli studenti e su diverse tematiche, finalizzati a vivere meglio la vita universitaria. Oltre all’ansia da esame, abbiamo costruito un ciclo sul metodo di studio e ne faremo un altro sulle social skills e su come gestire la frustrazione . 

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