ecco cosa fa male all’ambiente

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Le crescenti pressioni sull’ambiente di turismo e trasporti. Le conseguenze sempre più evidenti del cambiamento climatico anche sul nostro territorio: nell’ultimo trentennio a Rovereto si è registrato un aumento della temperatura di 1,1 gradi rispetto al periodo 1961-1990. E nello stesso periodo Trento ha visto una flessione delle nevicate pari al 42%. Tra il 1967 e il 2023, invece, il ghiacciaio del Careser ha perso 70 metri di spessore. E poi ancora la qualità dell’aria: le concentrazioni di ozono, particolato atmosferico e biossido di azoto superiori ai limiti suggeriti o imposti dalle organizzazioni mondiali. I laghi, infine, mostrano una qualità appena sufficiente. Sono alcune delle principali criticità emerse dal decimo Rapporto sullo stato dell’ambiente del Trentino, pubblicato nei giorni scorsi dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa).

Luci e ombre
Il rapporto 2024 dipinge un quadro a luci e ombre: dei 77 indicatori utilizzati per analizzare i vari settori (rifiuti, aria, rumore, acqua, natura, clima, radiazioni, agricoltura, industria, artigianato e commercio, turismo, trasporti, demografia, suolo, cultura ambientale), la metà (il 46%) presenta una situazione giudicata intermedia o incerta, il 42% una situazione positiva e il restante 12% una situazione negativa. Per quanto riguarda il trend rispetto alle edizioni precedenti (il primo fu pubblicato nel 1989 mentre il precedente risaliva al 2020), appena il 36% presenta un andamento in miglioramento, il 29% è rimasto costante, il 17% è in peggioramento e un altro 17% presenta un andamento oscillante (rimane un 1% dei casi in cui non è stato possibile fare paragoni con il passato per assenza di dati confrontabili).
In linea con l’esperienza scientifica nazionale e internazionale, il rapporto è stato realizzato seguendo il modello «Psr», acronimo di pressioni (come interagisci con lui?), stato (sai come stai?) e risposte (cosa fai per proteggerlo?) per l’ambiente.

Troppi abitanti nel fondovalle
Un primo elemento di criticità è legato al fattore demografico. «La distribuzione della popolazione trentina per classe di ampiezza demografica dei Comuni, così come per fascia altimetrica – spiega il rapporto – si presenta in maniera potenzialmente problematica dal punto di vista della salvaguardia ambientale del territorio». Il 51% dei trentini abita sotto i 250 metri di altitudine e solo il 6% vive al di sopra dei mille metri. Le conseguenze dal punto di vista ambientale sono il progressivo abbandono di terre produttive e una minor manutenzione del territorio e del paesaggio, a fronte di un maggior consumo di suolo nelle zone più densamente popolate.

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Fitosanitari sopra la media
Il settore agricolo presenta dati positivi e negativi. Da un lato si registra, per esempio, un calo dei consumi di carburante: grazie al rinnovo del parco macchine e all’introduzione di mezzi più efficienti (oltre che alla diminuzione del numero complessivo delle aziende agricole), il consumo annuale di gasolio nel settore agricoltura e allevamento è passato da 17.108.709 litri nel 2005 a 16.056.800 litri nel 2022, quello di benzina da 314.344 a 15.961 litri. Restano invece costanti dal 1995 al 2022 le emissioni di inquinanti atmosferici nel settore: le attività agricole e di allevamento sono responsabili in Trentino della quasi totalità (96%) delle emissioni provinciali di ammoniaca, uno dei principali precursori del particolato atmosferico secondario; contribuiscono al 59% all’emissione di protossido di azoto e per il 33% alle emissioni provinciali di metano. Guardando agli impatti negativi, in vent’anni sono raddoppiati i consumi di energia elettrica nel settore agricoltura, passati da 52,1 milioni di chilowattora nel 2000 a 98,3 nel 2022. Soprattutto, nel rapporto 2024 emerge come la quantità di principi attivi fitosanitari sia stabile e allo stesso tempo superiore al dato nazionale (benché il 70% di quelli impiegati, precisa il rapporto, sia ammesso anche in agricoltura biologica): nel 2021 in Trentino si contavano 10,4 chili per ettaro di principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari commercializzati (erano 10,6 nel 2018), a fronte di una media nazionale di 4 chili per ettaro e di 8,5 nel Nord-est (nel 2018 qui il dato era di 9,3 chili). Una conferma arriva anche da un recente studio della Fondazione Edmund Mach su 14 località tra Trentino-Alto Adige e Veneto dal 2017 al 2020: su 200 campioni di polline analizzati solo 6 (il 3%) sono risultati completamente privi di fitosanitari.

Turismo, livelli pre Covid
Tra i settori più impattanti sull’ambiente c’è il turismo, che, dopo la forte contrazione durante la pandemia di Covid-19 (nel 2023 il dato era di circa 5.036 presenze per chilometro quadrato), ora è tornato a crescere «causando – afferma il rapporto – impatti ambientali correlati soprattutto alla produzione di rifiuti e al traffico veicolare».
La densità turistica, vale a dire il numero di turisti presenti in rapporto alla superficie territoriale, è in costante crescita, così come lo è il numero di persone trasportate dagli impianti a fune, triplicato nel periodo estivo dal 1995 (quando si parlava di 1,75 milioni di persone) al 2022 con oltre 5,3 milioni di turisti.

Trasporti, aumentano le auto
L’afflusso turistico determina anche un aumento del traffico veicolare, accentuato in particolar modo negli ultimi anni anche dalla progressiva riduzione del numero medio di giornate di permanenza. Più in generale, il rapporto 2024 fotografa un generale aumento dei veicoli circolanti in Trentino (1.004.542, superata quota 1 milione) e, di conseguenza, dell’intensità del traffico stradale. Guardando al trasporto pubblico si contano in Trentino 21,7 milioni passeggeri annui (nel 2014 erano 20.375.633), di cui 10.276.426 spostamenti ascrivibili all’ambito extraurbano (soprattutto su gomma e, per il 30%, su rotaia). «Fino al 2019 – analizza il rapporto – c’era stato un progressivo incremento negli anni dell’utilizzo del trasporto pubblico locale, anche a testimonianza della bontà delle politiche intraprese. Poi la pandemia di Covid-19 ha lasciato un’impronta indelebile: si evince chiaramente la diminuzione nell’utilizzo del trasporto pubblico locale, passato, nelle giornate di picco dei flussi pendolari, dai 110 mila spostamenti al giorno del 2019 agli 85-90 mila del 2023. Si evince altresì la lenta ripresa negli anni dal 2021 al 2023, pur tuttavia rimanendo gli spostamenti al di sotto dei valori del 2019».

I punti di forza
Non mancano comunque anche i punti di forza, a partire dalla riduzione dei rifiuti urbani indifferenziati abbinata all’elevata percentuale di raccolta differenziata, arrivata all’82,8% (per quanto ancora caratterizzata da una presenza non trascurabile di rifiuti non conformi). Si registra poi una crescita delle energie rinnovabili sia nella produzione sia nel consumo (l’energia elettricità prodotta usando fonti rinnovabili è arrivata a 3.860 gigawattora annui), abbinata a una riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
Sul fronte natura e biodiversità, il Trentino può vantare un’elevata biodiversità di specie e habitat, percentuale di superficie boscata, estensione delle aree protette e, infine, un’elevata diffusione dell’eco-certificazione forestale. A differenza delle acque lacustri, poi le acque fluviali e sotterranee risultano prevalentemente classificate di qualità buona. Ultimo dato positivo anche la spesa pubblica ambientale con l’aumento di stanziamenti e impegni e dell’incidenza sulla spesa complessiva.



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