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«Puntare su soluzioni in sintonia con la natura»- Corriere.it #finsubito richiedi prestito immediato



Vista dall’alto del fiume Tagliamento. Crediti foto: Getty Images

�Lasciate che il Tagliamento scorra libero�. Si intitola cos� la petizione (qui il link per firmarla), promossa da diverse associazioni ambientaliste e territoriali, per difendere il fiume pi� importante del Friuli-Venezia Giulia. Fiume che � anche l’unico dell’arco alpino a conservare la morfologia “a canali intrecciati”, che consiste in una rete di canali d’acqua che scorrono all’interno di un alveo ghiaioso molto profondo. Tanto che, per questa sua caratteristica, il Tagliamento � chiamato anche il “Re dei fiumi alpini”.

Il “Re dei fiumi alpini”, chiamato cos� per la sua caratteristica morfologia a canali intrecciati, � oggetto di uno scontro tra la Regione Friuli Venezia Giulia e le associazioni ambientaliste. La loro proposta � valutare alternative sostenibili in grado di mitigare i rischi restituendo spazio al fiume, come prescritto anche dalla Nature Restoration Law

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A minacciarlo sarebbero due progetti infrastrutturali proposti dalla Regione con l’obiettivo di creare una difesa contro le alluvioni (quelle di met� anni 60 furono devastanti): si tratta di un “ponte-traversa” tra Spilimbergo (provincia di Pordenone) e Dignano (provincia di Udine) e di una “cassa fuori alveo” a Varmo (Udine), vale a dire un bacino di espansione che trattiene temporaneamente l’acqua per ridurre la portata del fiume durante le piene. Per i promotori della petizione, per�, si tratta di un progetto che, oltre a non risolvere il problema delle alluvioni, rischia di alterare in modo irreparabile la dinamica fluviale e l’ecosistema del Tagliamento. Ed � per questo che chiedono alle istituzioni di valutare le soluzioni pi� sostenibili a disposizione.

In cosa consiste il progetto della Regione

Il nuovo ponte stradale valutato dalla Regione dovrebbe comprendere un sistema per moderare eventuali piene del Tagliamento (in termini tecnici si parla di “laminazione delle piene”). Secondo la Giunta, questa soluzione consentirebbe cos� di garantire la sicurezza idraulica in caso di piena, completando al tempo stesso il sistema di viabilit� della zona perch� andrebbe a integrarsi con opere gi� realizzate. Il costo stimato dell’opera � pari a 200 milioni di euro.

Come ricostruito dal Dolomiti, il ponte di traversa, lungo 975 metri e costruito in cemento armato, mitigherebbe le piene del fiume grazie a paratie mobili che, azionandosi, farebbero formare un invaso a quota 145 metri per un volume di 18 milioni di metri cubi. Nella scheda di sintesi della Regione si legge che, in caso di piene ordinarie, le paratie contenitive non entrerebbero in funzione.

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�In realt�, anche se non emerge con chiarezza, le opere da realizzare sarebbero due e il loro impatto andrebbe valutato nel complesso: una “cassa in derivazione” a Varmo, cio� un serbatoio delimitato da argini per contenere l’acqua in eccesso, e un altro serbatoio a Dignano che per� sarebbe interno al fiume e creerebbe uno sbarramento quando viene superata una certa portata�, spiega Andrea Goltara, direttore del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale (Cirf).

Le conseguenze sull’ecosistema

Il grande progetto infrastrutturale, per�, minaccia l’integrit� di un fiume e di un ecosistema unici nel proprio genere. Nella petizione si legge che �il Tagliamento, nel suo medio corso, � il pi� naturale tra i grandi fiumi alpini. Il suo vasto alveo a canali intrecciati, in continuo movimento, genera un enorme volume di acque superficiali e sotterranee, creando una straordinaria variet� di ecosistemi e biodiversit��. Si tratta dunque di un �esempio unico di funzionalit� fluviale� che � �oggetto di studio da parte di universit� ed enti di ricerca di tutto il mondo�.

Per Goltara, l’elemento pi� a rischio � la connettivit�: �Le opere formerebbero un ostacolo al transito non solo dell’acqua, ma anche dei sedimenti e della fauna, come i pesci. Una soluzione che viola il principio stabilito dalla Nature Restoration Law, la legge per il ripristino degli habitat degradati in Europa che promuove la restituzione di spazio ai corsi d’acqua ed evidenzia la necessit� di ripristinare la continuit� fluviale, anzich� interromperla. Senza contare che il progetto avrebbe anche un impatto sul paesaggio ancora tutto da valutare�.

La petizione e i promotori

Per intavolare una discussione con le istituzioni, a seguito dell’appello degli esperti internazionali, 800 residenti in 35 diversi paesi, le associazioni regionali Foce del Tagliamento, Legambiente FVG, Lipu FVG e WWF FVG hanno lanciato una petizione trilingue che non si rivolge solo all’Italia, ma anche ai Paesi vicini come Austria e Germania. Tra le realt� che intendono sostenere la petizione c’� anche il brand Patagonia, che negli ultimi mesi ha promosso una campagna per proteggere il fiume Una, che attraversa Croazia e Bosnia Erzegovina.

Le alternative pi� sostenibili

Al cuore della petizione c’� la richiesta che le istituzioni valutino alternative alla costruzione di nuove infrastrutture. �Partiamo da un presupposto: nessuna opera pu� garantire sicurezza assoluta perch� si tratta di interventi di mitigazione dei rischi. Gli imprevisti, soprattutto con l’intensificarsi degli eventi meteo estremi, ci sono sempre. Basti pensare a quello che � successo con le alluvioni in Emilia-Romagna. La sensazione di sicurezza generata da queste opere � illusoria e potrebbe favorire nuove costruzioni in aree a rischio. Per tutti questi motivi secondo noi � essenziale valutare interventi meno invasivi che, pur essendo pi� sostenibili, risultano ugualmente efficaci�, racconta Goltara.

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Tra le possibilit� suggerite, quella di restituire spazio al fiume facendo arretrare gli argini, delocalizzare alcuni edifici e attivit� che ora si trovano in zone esondabili o, ancora, favorire una serie di interventi per ridurre la vulnerabilit� degli edifici e riprogettare alcuni infrastrutture gi� esistenti. Goltara, in particolare, pensa al canale scolmatore a sud di Latisana, che consente il deflusso delle acque di piena: �Si potrebbe ridisegnare per far s� che contenga pi� acqua durante le piene. Ma si potrebbe anche pensare di creare aree di ritenzione dell’acqua lungo altri bacini e canali�.

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L’obiettivo di mitigare le piene del Tagliamento pu� essere raggiunto in due modi molto diversi: �O rischiando di trasformare una delle aree pi� riconoscibili dell’arco alpino, o promuovendo interventi in sintonia con la natura�. Nel frattempo, anche alcuni Comuni del territorio si stanno opponendo alla costruzione delle nuove infrastrutture. E la partita tra Regione e associazioni rimane aperta.

 

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