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Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza? O ci passerà sabato 15 marzo, domani, ad accompagnare Michele Serra con Landini e Casini, Armani e Guccini, Lagalla e Mastella, Calenda e Fratoianni, Re e Magi?
Forse non una lepre servirebbe, ma un segugio. Un furetto, un animale dal passo rapido e dal fiuto implacabile, che possa essere in grado di aiutarci a capire qualcosa, di quella piazza. Chiediamo scusa: di quelle piazze, perché ce ne saranno quattro, non una. La succitata piazza di Serra (di cui immaginiamo con affettuosa amicizia i “chi me l’ha fatto fare!”) sarà Piazza del Popolo, a Roma. La ricordiamo con nostalgia in una scena chiave di C’eravamo tanto amati, con Manfredi che scambia lo squalo dell’edilizia Perego, interpretato da Vittorio Gassman, per un posteggiatore. Quella piazza è chiusa al traffico da anni, ma aperta ad alcuni trafficoni della politica nostrana, pronti a dire tutto e il contrario di tutto, in nome di visibilità, spazietti sui giornali, ed un generico tengo famiglia che in Italia tira sempre. Non verrà però parcheggiata lì la Tesla della famiglia Fratoianni/Piccolotti, e non ci sarà a fare da parcheggiatore Alessandro Gassman, il figlio d’arte minore che tiene ancora tutta l’Italia (o tutto il mondo) col fiato sospeso: voterà ancora PD? E avrà imparato a scrivere adieu? Chissà… Di certo c’è che la più aristocratica Piazza Barberini sarà invece ossimoricamente occupata da Potere al Popolo, che insieme a Rifondazione Comunista manifesta, sì, ma contro questa Europa, al grido di “Non 1 euro per la loro guerra”. Due sinistre in due piazze, suonerebbe meglio di due popoli e due stati, ma a guastare lo slogan perfetto arriva Marco Rizzo, il comunista amico di Vannacci che con la sua Democrazia Sovrana e Popolare sarà alla Bocca della verità. Dunque tre sinistre in tre piazze? Vi piacerebbe! Oggi a sinistra c’è pure il Movimento Cinquestelle, che oltre ad appoggiare ovunque candidati scelti dal PD che rappresentano spesso l’esatto opposto di ogni valore grillino, è andato in massa a Strasburgo per ribadire il proprio NO, urlato e poi votato disciplinatamente, al piano di riarmo europeo per il quale 11 deputati dell’alleato PD hanno votato SÌ, facendo felice il co-fondatore Prodi e gettando nello sconforto la segretaria Schlein. Dunque i cinquestelle d’andare in piazza col PD non ci pensano proprio (“aprono” a Serra solo nei fantasiosi titoli di Repubblica), e rilanciano con una piazza tutta loro, differita al 5 aprile. Nelle chat pentastellate si raccolgono già le adesioni per i pullman che partiranno da tutta Italia a sostegno del partito, ringalluzzito dalla performance europea, e del leader Conte, che in controluce sogna -stante una Schlein lapidata quotidianamente dai suoi- di poter rifare il Presidente del Consiglio, o almeno il candidato premier. È difficile, certo, ma l’Italia è il paese nel quale Alessandro Gassman dopo le performance di Ostinato destino e Teste di cocco, non solo continua a fare l’attore, ma fa addirittura il regista e parla pure di politica: siamo un paese meraviglioso dove tutto è possibile, dunque, e benché Conte non sia figlio d’arte ma si sia fatto da solo, una seconda, terza o centoventesima chance qui da noi non si nega a nessuno. L’unico fortissimo dubbio che ci pervade, dopo aver passato in rassegna le 4 piazze dell’opposizione che evidentemente ci meritiamo, è il seguente: non avrebbero fatto prima a fare un’unica piazza, un’unica grande manifestazione, chiamandola con onestà intellettuale “Sinistra per Meloni”?
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