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sette condanne, quattro assoluzioni e in 27 a processo #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


BRINDISI – Le auto venivano rubate in tutto il Tacco d’Italia. Subivano un “trattamento estetico” in modo da eliminare tutti quegli elementi – numero di telaio compreso – che potessero renderle riconoscibili. Poi venivano reimmesse sul mercato, magari facendole risultare provenienti dall’estero. O, semplicemente, venivano “cannibalizzate”. Sette persone sono state condannate con l’accusa di essere un ingranaggio – piccolo o grande, dipende dalle contestazioni – di questo dispositivo, tanto lucroso quanto illecito. In quattro sono stati assolti dalle accuse, nel procedimento celebrato con rito abbreviato. Altri 27 imputati sono stati rinviato a giudizio. La sentenza e il decreto che dispone il giudizio portano la firma della gip del tribunale di Brindisi Vilma Gilli e la data di oggi, giovedì 19 dicembre 2024. Il pm titolare del fascicolo, che ha ricostruito furti e “riciclaggio” delle auto, è il sostituto procuratore Francesco Carluccio.

Furti nelle tre province: i numeri dell’inchiesta

Per rendere l’idea della complessità dell’indagine e del raggio d’azione del presunto gruppo, basta qualche dato numerico. O geografico: si contano furti a Grottaglie, Ostuni, San Pietro Vernotico, nel centro commerciale di Surbo, Cisternino, Taranto, Lecce, Porto Cesareo, Cavallino. Se gli imputati per il quale il pm Carluccio aveva chiesto il rinvio a giudizio, nel giugno 2023, sono 38, le persone offese individuate sono 45. Si tratta di proprietari di auto che hanno subito il furto, motorizzazioni e agenzie di pratiche automobilistiche. Settanta i capi di imputazione. I bersagli preferiti erano le Fiat Panda e le 500, ma i modelli variavano. A carico di quattro imputati viene ipotizzato il reato associativo, ma i reati contestati – a vario titolo – spaziano dal riciclaggio alla falsità per induzione in atto pubblico, passando per la contraffazione delle patenti di guida. E, naturalmente, non mancano i furti.

La presunta associazione

L’associazione ipotizzata dall’inchiesta sarebbe stata costituita dai fratelli Antony e Christian Ferrari, da Giuseppe De Pascalis e Stefano Caroli. Il secondo e il terzo sono stati condannati oggi con rito abbreviato (che, in caso di condanna, prevede uno sconto pari a un terzo della pena). Il presunto leader è Antony, per la procura. I primi tre avrebbero commesso materialmente i vari furti nelle tre province, spostandosi sempre in due, per poter rientrare a Brindisi a bordo dell’auto rubata e su quella utilizzata per spostarsi. Caroli avrebbe messo a disposizione un fabbricato rurale per nascondere ed eventualmente cannibalizzare le vetture rubate. L’attività di “maquillage” sarebbe stata svolta dai fratelli Ferrari con De Pascalis: era importante eliminare dalle auto tutti gli elementi che permettessero la loro identificazione. Poi si sarebbero occupati di vendere i pezzi ai ricettatori. 

Il modus operandi

Le indagini si sono concentrate soprattutto sugli anni 2018 e 2019. Altri episodi offrono uno spaccato di questo fiorente mercato nero. Non erano solo i pezzi a essere richiesti. Un esempio è un capo d’imputazione contestato ai fratelli Ferrari ed altri due imputati. Si parte dai furti di due 500, commessi a Lecce nell’estate 2018 (i furti non vengono qui contestati). Il solito gruppi si sarebbe adoperato per assemblare le varie parti dei due veicoli, per poi far risultare l’auto “nuova” importata dalla Germania. E l’altro veicolo? Attraverso punzonatura, nel frattempo, era stato modificato il codice del telaio, in modo tale che coincidesse con quello dell’auto “importata” dalla Germania. E in effetti l’auto risulta venduta a un ignaro acquirente nel Leccese. Come? Uno degli imputati aveva pubblicato sul proprio profilo Facebook un annuncio, con tanto di numero di telefono. Naturalmente, non tutte le auto venivano vendute in questo modo. Poi, a due imputati viene contestato l’incendio di un’auto, in campagna; quattro imputati sono accusati di aver causato l’incidente di una pattuglia della polizia stradale durante un inseguimento.

La sentenza in abbreviato

Tornando alla sentenza di oggi, sono undici gli imputati che sono stati giudicati con rito abbreviato. Ecco di seguito l’entità delle condanne per sette di loro. Christian Ferrari (31 anni, di Brindisi): sei anni e otto mesi di reclusione e 4.500 euro di multa; Giuseppe De Pascalis (39 anni, di Brindisi): cinque anni e quattro mesi e 4.200 euro; Antonio Chirone (34 anni, nato a Mesagne e residente a Latiano): tre anni e otto mesi e 400 euro; Silvestro De Mola (47 anni, di Fasano): un anno e sei mesi e 600 euro; Luca De Santis (32 anni, nato a San Pietro Vernotico e residente a Surbo): due anni e undici mesi e 900 euro (in continuazione); Giuseppe Laveneziana (37 anni, nato a Cisternino e residente a Mesagne): due anni e 400 euro; Francesco Calò (47 anni di Mesagne): tre anni, quattro mesi e 4 mila euro.

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Si contano invece quattro assoluzioni, con la formula “per non aver commesso il fatto“. Sono stati assolti Angelo Distante (43 anni, nato a Mesagne e residente a Latiano) e Moira Montanaro (45 anni, nata a Mesagne e residente a Latiano), difesi entrambi dall’avvocato Giancarlo Camassa; Sara Campana (29 anni, di Mesagne), difesa dall’avvocato Gianfrancesco Castrignanò; Francesca Piccinno (30 anni, nata a Mesagne e residente a Latiano), difesa dall’avvocato Danilo Cito; Calò è stato infine assolto da un capo d’imputazione, sempre con la formula “per non avere commesso il fatto”.

Gli imputati rinviati a giudizio

Angelo Balestra (54 anni, di Brindisi); Giovanni Cannone (50 anni, di Brindisi); Stefano Caroli (45 anni, di Brindisi); Domenico Ciampà (44 anni, nato a Crotone e residente a Cutro); Antonio Cleti (40 anni, nato a Mesagne e residente a Bergamo); Mirco Coco (39 anni, nato a Roma e residente a Francavilla Fontana); Francesco De Leo (50 anni, nato a Mesagne e residente a Brindisi); Martino De Mola (45 anni, di Fasano); Cosimo D’Oria (34 anni, nato a Mesagne e residente a Latiano); Cosimo Facecchia (35 anni, di Mesagne); Antony Ferrari (35 anni, di Brindisi); Francesco Iacobazzi (32 anni, di Brindisi); Rocco Liuzzi (35 anni, di Mesagne); Gianmarco Macrì (28 anni, nato a Mesagne e residente a Latiano); Mirko Madaghiele (28 anni, nato a Brindisi e residente a Latiano).

Moreno Manni (36 anni, nato a Taranto e residente a Latiano); Massimo Mignogna (47 anni, nato a Mesagne e residente a Latiano); Alessandro Nardelli (36 anni, nato a Mesagne e residente a Latiano); Dario Nardelli (43 anni, nato a Mesagne e residente a Latiano); Giovanni Nardelli (50 anni, nato a Brindisi e residente a Latiano); Francesco Ruggiero (40 anni, di Brindisi); Michele Salonne (31 anni, nato a Mesagne e residente a Latiano); Domenico Francesco Simone (28 anni, nato a Mesagne e residente a Brindisi); Marco Sirena (34 anni, di Brindisi); Antonio Saverio Valente (28 anni, nato a Manduria e residente a Torre Santa Susanna); Antonio Viva (34 anni, nato a Mesagne e residente a Latiano); Gabriele Samuel Zuccaro (29 anni di Mesagne).

Il collegio difensivo

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Giancarlo Camassa, Giuseppe Guastella, Ladilsao Massari, Domenico Attanasi, Gianvito Lillo, Alfredo Fortunato, Danilo Cito, Laura Beltrami, Daria Palminteri, Rosanna Saracino, Gianfrancesco Castrignanò, Nadia Martina, Cesare Comberiati, Lorenzo Cantore, Umberto Sforza, Albino Quarta, Carlo Reho, Massimo Murra, Francesco Della Corte, Giuseppe Miccoli, Angelo Argese e Antonio Mancaniello. La data della prima udienza del processo che sarà celebrato con rito ordinario non è stata ancora definita a causa di un inconveniente di natura tecnica.

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