Bulgarnò, Enrico Mondardini e Marco Palmizio raccontano l’«Assenzieria», aperta nel 2022:«Troppe tasse e accise per importarlo, così abbiamo creato un nostro prodotto»
La passione per l’assenzio, una pianta dal sapore estremamente amaro da cui si ricava un distillato ad alta gradazione alcolica, ha spinto i cesenati Marco Palmizio ed Enrico Mondardini ad aprire nel 2022 una «Assenzeria» con sede a Bulgarnò, in via Capannuaguzzo 1359. Oltre che soci sono cognati, visto che la moglie di Marco è la sorella di Enrico, quindi la famiglia li ha uniti prima della società. La loro idea iniziale era quella vendere la pregiata bevanda ma l’entrata in vigore nel 2019 di una direttiva europea, ha fatto insorgere un problema: «Acquistare assenzio in Italia era quasi impossibile – spiegano –. Troppo complesso l’iter burocratico per pagare accise e tasse nei Paesi di destinazione».
Marco ed Enrico, tutto è partito quindi dalla creazione del primo store italiano dedicato al mondo dell’assenzio…
«Sì. Col sito Assenzerieoriginale.it abbiamo provato a entrare nella distribuzione importando prodotti autentici dalle migliori distillerie del mondo. Ma ci siamo presto resi conto di quanto fosse impoverito il mercato visto che, a seguito della direttiva, molti store europei di assenzio avevano smesso di vendere in Italia. Da qui la necessità, nel tempo, di creare un nostro prodotto e di aprire una distilleria artigianale, la nostra “Assenzeria” dove abbiamo anche un’area degustazione in cui gli appassionati possono scoprire i vari prodotti».
L’assenzio, ‘elisir’ molto amato dai poeti maledetti come Baudelaire, Flaubert, Zola, Wilde, etc., ha una storia controversa e in tanti la consideravamo una bevanda maledetta. Come mai?
«La storia dell’assenzio è intrecciata a miti e malintesi. Contrariamente alla credenza popolare, l’assenzio non è né allucinogeno né tossico. La sua cattiva reputazione è in gran parte il risultato di una campagna denigratoria orchestrata nei primi del Novecento. In quel periodo, la fillossera aveva distrutto i vigneti europei, portando alla scarsità di vino, mentre l’assenzio, più economico e accessibile, guadagnava popolarità diventando la bevanda preferita di molti. Quando i vigneti vennero reimpiantati, i produttori di vino, per riconquistare il mercato, iniziarono una massiccia campagna di demonizzazione dell’assenzio, associandolo a follia e crimini, spesso legati all’uso di assenzi di bassa qualità o adulterati».
A fare discutere è stata anche la presenza della tujone, una sostanza presente nell’artemisia (ndr, nome scientifico dell’assenzio). Giusto?
«Sì, era ritenuta erroneamente responsabile di effetti allucinogeni. Studi successivi hanno dimostrato che, nelle quantità presenti nell’assenzio tradizionale, la tujone non è pericolosa».
Com’è visto oggi l’assenzio? È corretto dire che stia vivendo un periodo d’oro?
«L’assenzio è ora è legale in tutta Europa e in molte altre parti del mondo, con regolamentazioni precise. Tuttavia, esistono ancora Paesi, soprattutto di cultura islamica, dove è vietato per via delle loro norme su alcolici. La riscoperta dell’assenzio negli ultimi decenni ha permesso di rivalutare questa bevanda, riportandola al suo ruolo originario: un distillato raffinato, ricco di storia e cultura».
La vostra distilleria produce tre etichette di assenzio: cosa le contraddistingue?
«Con ognuna di loro raccontiamo storie diverse e ci rivolgiamo a pubblici differenti. La prima, “I fiori del mare”, è una creazione innovativa che richiama i sapori della costa romagnola, perfetta per chi cerca qualcosa di unico. La seconda, “Assenzio Ulalume Absinthe”, realizzata in co-brand con la Distilleria Marna, è pensata per avvicinare le persone al vero assenzio, bilanciando artemisia e anice. La terza, “Assenzio Asteroid”, è pensata per il locale milanese “Norah Was Drunk”, dedicato al mondo dell’assenzio, ed è perfetta per cocktail».
Voi definite il vostro progetto più culturale che commerciale: potete spiegare meglio?
«La nostra missione è far conoscere il vero assenzio, un distillato che molti ancora non comprendono appieno. Per essere chiamato autentico, un assenzio deve contenere tre botaniche fondamentali: anice verde, finocchio e artemisia. Tuttavia, quando l’assenzio è tornato legale, è stato rilanciato a Praga in versioni di bassa qualità, spesso artificialmente colorate, che non rispettavano la tradizione. Inoltre, è stata introdotta la moda del “berlo infiammato,” una pratica scenografica ma dannosa che rovina il prodotto. Questo ha generato una percezione errata, con molte persone che negli anni hanno bevuto assenzi non autentici e spesso nel modo sbagliato, come shot, ignorando che l’assenzio va gustato diluito con acqua per esaltarne il profilo aromatico. Il nostro progetto si propone di riportare l’attenzione sulle origini storiche, sulla qualità e sul consumo consapevole dell’assenzio, educando il pubblico attraverso eventi, degustazioni e il racconto della sua affascinante tradizione. Vogliamo che l’assenzio non sia solo una bevanda, ma un’esperienza culturale».
A chi vendete principalmente, a chi piace il prodotto?
«I nostri clienti spaziano dagli appassionati e collezionisti agli chef e bartender che cercano un ingrediente unico per i loro cocktail. Notiamo anche un interesse crescente da parte dei giovani curiosi di riscoprire sapori autentici. Il consumo di assenzio è in lenta ma costante crescita: sempre più persone vogliono provare esperienze sensoriali nuove, legate a tradizioni storiche».
Nella vostra distilleria Breaking Brooze non vi limitate alla produzione di assenzi…
«Abbiamo già creato un London Dry Gin chiamato “Bulgarnò N1”, un omaggio al luogo in cui ha sede la nostra distilleria, e rivisitato una bevanda tipica del cesenate, conosciuta come “Caffettone”, trasformandola nel nostro “Cafiton di Bulgarnò” ».
Progetti per il futuro?
«Per il futuro, vogliamo continuare a sviluppare nuovi prodotti, mantenendo un forte legame con il nostro territorio. Puntiamo a collaborare con agricoltori locali, utilizzando materie prime di alta qualità della zona per creare distillati innovativi, valorizzando le tradizioni con metodi moderni. Il nostro obiettivo è unire radici locali e creatività per offrire esperienze uniche».
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