Donald Trump raddoppia i dazi sui beni canadesi, intensificando le tensioni commerciali


La recente escalation nelle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Canada ha preso una piega inaspettata. Il presidente americano Donald Trump ha annunciato un raddoppio dei dazi sui beni importati dal Canada, un gesto che si colloca nell’ambito di una crescente guerra commerciale tra i due paesi. Con questo nuovo provvedimento, il dazio su acciaio e alluminio salirà al 50%. Il premier dell’Ontario, Doug Ford, aveva già risposto con tariffe sui beni statunitensi, alimentando un ciclo di ritorsioni che non sembra voler placarsi.

La dichiarazione del presidente Trump

Appena sveglio, Trump è corso su Truth Social per comunicare il suo piano di incrementare le tariffe su acciaio e alluminio provenienti dal Canada. Con un messaggio in maiuscolo, il presidente ha voluto sottolineare la gravità della situazione. Le nuove tariffe entreranno in vigore immediatamente, il che significa che, da ieri, i prodotti canadesi dovranno affrontare uno dei maggiori dazi del mondo. Trump ha rimarcato che questa azione è una diretta risposta a quelle imposte dal Canada sugli approvvigionamenti elettrici dalla sua provincia più popolosa. Inoltre, ha espresso il suo disappunto per il fatto che gli Stati Uniti dipendono da un paese straniero per l’elettricità, lanciando un provocatorio suggerimento riguardante una possibile annessione del Canada agli USA.

La reazione canadese: tra fermezza e adattamento

Inizialmente, la reazione del premier Ford non si è fatta attendere. Egli ha ribadito che non avrebbe escluso la possibilità di interrompere le forniture di elettricità verso gli Stati Uniti in caso di escalation. A supporto di questa posizione, il neopremier canadese Mark Carney ha descritto i dazi di Trump come una minaccia ai lavoratori ed alle famiglie canadesi. Carney ha promesso che la risposta canadese sarebbe stata mirata e impattante.

Tuttavia, nell’arco della giornata, Ford ha cambiato strategia dopo un incontro con il segretario del Commercio Usa, Howard Lutnick. Durante questo colloquio definito “produttivo”, è emerso che la tassazione del 25% sull’elettricità è stata messa da parte. Questo cambio di rotta suggerisce un tentativo di evitare ulteriori escalation e mantenere aperti i canali di comunicazione tra i due paesi.

Le ripercussioni economiche nel mercato

Le dichiarazioni di Trump e le conseguenti misure commerciali non hanno tardato a riflettersi sui mercati finanziari. L’indice Standard & Poor 500 ha registrato una nuova flessione del 1.4%, contribuendo a un calo complessivo del 10% dall’inizio della guerra tariffaria. Anche il valore del dollaro è sceso, mentre i principali indici borsistici come Nasdaq e Dow Jones hanno mostrato segni di debolezza.

L’economista Paul Krugman ha commentato sente il momento critico delle borse, affermando che la situazione attuale non è determinata da notizie concrete, ma è piuttosto il risultato degli investitori che si rendono conto della natura volatile della presidenza Trump. Anche se ventesima di una possibile recessione temporanea non è stata esclusa, rappresentanti della Casa Bianca hanno cercato di minimizzare il caos sui mercati, definendo la situazione “una fotografia di un momento”.

L’incontro tra Trump e i leader aziendali

Per sottolineare i crescenti timori economici, Trump ha recentemente incontrato una selezione di amministratori delegati di alcune delle aziende più influenti d’America. Tra questi vi erano nomi prestigiosi come JP Morgan, che ha previsto un rischio del 40% di recessione globale. Inoltre, leader d’industria che in passato avevano sostenuto Trump ora si trovano a fronteggiare una crisi di fiducia economica.

Statistiche riportate da Bloomberg indicano che, dopo un periodo di prosperità seguente alle elezioni, molti di questi oligarchi hanno visto una perdita complessiva di circa 209 miliardi di dollari. Questa cifra include nomi di spicco come Elon Musk, che, nonostante i cali significativi, rimane l’uomo più ricco del mondo. Tale contesto evidenzia la complessità e l’incertezza nelle relazioni commerciali degli Stati Uniti con i loro partner e gli effetti diretti che le politiche di Trump stanno avendo sull’economia globale.



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