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Fratelli d’Italia contro Fontana, il consigliere di FdI Vittorio Feltri contro il suo stesso gruppo. Il centrodestra si divide, in Lombardia, sul fine vita. Lo fa nella giornata in cui Attilio Fontana, governatore regionale, ha relazionato sul primo caso di suicidio assistito in Regione, avvenuto a gennaio, poco dopo la mancata approvazione di una legge regionale per regolamentare le procedure sanitarie in caso di malati che richiedessero il trattamento, sulla base della cosiddetta “sentenza Cappato” della Corte costituzionale. In quell’occasione tutto il centrodestra (compattamente, salvo l’eccezione di Giulio Gallera di Forza Italia) fu d’accordo a ritenere che la Regione non avesse competenze nel merito.
Fontana racconta il caso
Ora, però, davanti a un caso concreto già avvenuto, emergono alcune sfumature. Fontana, nella sua relazione, ha spiegato che l’Asst Fatebenefratelli-Sacco, dopo avere ricevuto la richiesta di suicidio medicalmente assistito, ha nominato il ‘Collegio per la valutazione’ delle 4 condizioni stabilite dalla Corte costituzionale, poi ha avvertito il Comitato etico competente per territorio. A quel punto, il Collegio per la valutazione ha parlato con la malata e, infine, il Comitato etico ha emesso il suo parere (positivo).
Per giustificare l’avvio del procedimento, Fontana ha parlato di “autotutela dell’ente”, per evitare che la Regione perdesse un’eventuale causa davanti al giudice. Il farmaco è stato poi autosomministrato senza che venisse coinvolto il servizio sanitario regionale: la prescrizione è stata effettuata dal medico di fiducia, mentre il farmaco è stato fornito dall’azienda sanitaria competente per territorio.
“Questione di civiltà”
Infine Fontana ha fatto alcune considerazioni politiche, auspicando che il parlamento “si attivi al più presto” per definire una normativa nazionale: “È una questione di civiltà, necessaria per tutelare e rispettare l’umanità e il dolore delle persone”, ha dichiarato, ricordando che a novembre il consiglio regionale aveva eccepito la competenza sulla proposta di legge regionale d’iniziativa popolare (promossa dall’Associazione Coscioni) proprio per la mancanza di “un quadro normativo nazionale che faccia chiarezza in un contesto frammentato”.
Fdi contro Fontana: “Si fermi”
A stretto giro, durante il dibattito, è arrivato il commento di Fratelli d’Italia, per bocca del suo capogruppo Christian Garavaglia: “Su questa tematica le nostre posizioni sono distanti e differenti. Esprimiamo insoddisfazione e amarezza ritenendo che Regione Lombardia si sia spinta troppo in là andando oltre il confine che le compete. La nostra richiesta è che ci si fermi”. Per Garavaglia “non esiste alcun diritto al suicidio medicalmente assistito e non c’è obbligo che il sistema sanitario fornisca il farmaco legale”.
Il capogruppo di FdI ha rimarcato che la procedura, che ha portato al primo suicidio assistito in Lombardia, andava avanti proprio mentre il consiglio regionale si opponeva alla proposta di legge dell’Associazione Coscioni, “in direzione opposta”, con “medici del servizio sanitario che si mettono a interpretare le sentenze della Corte”. E ancora: “Siamo dalla parte di chi tutela la vita e di chi lavora per promuovere e potenziare un sistema efficiente di cure palliative, cure del dolore e assistenza domiciliare. Siamo dalla parte di chi organizza un servizio sanitario non impegnato a trovare procedure per eliminare chi soffre. Le cure palliative rimangono gli unici strumenti idonei per accompagnare il malato”.
Feltri (FdI): “Teste di c***o, decido io sul mio corpo”
Non in aula, ma a margine della seduta, il direttore del Giornale Vittorio Feltri, che è anche consigliere di FdI, ha tenuto a rimarcare la sua posizione, nettamente opposta a quella di Garavaglia e del gruppo: “Mi sembra una questione idiota essere contro l’eutanasia, ci sono situazioni tremende. Trattandosi di scelte personali, non vedo perché non si debba esaudire un desiderio personale”. E ancora: “Sono convinto che un paese civile debba essere in grado di far andare via chi è malato gravemente. Il corpo è mio e decido io, teste di cazzo”. Infine Feltri ha proposto un referendum nazionale sulla materia, “come sull’aborto”. Anche se, in verità, la stessa Associazione Coscioni ne aveva promosso uno, in passato, tramutatosi in un grande successo di firme, ma poi la Corte costituzionale non lo ha accolto e non si è tenuto.
In difesa di Fontana il capogruppo leghista Alessandro Corbetta, secondo cui “la libertà di coscienza è la scelta più giusta: non possono esserci indicazioni di partito”. Per Corbetta, le posizioni della Lega “non sono così granitiche” come quelle di Fratelli d’Italia, e “il lavoro dei giudici della Corte costituzionale deve essere rispettato. L’intervento della Corte è frutto di una mancanza politica”. Nel caso in discussione, “è stata rispettata la volontà” della donna che ha chiesto il suicidio assistito: “Crediamo sia altrettanto importante il lavoro della Regione a sostegno delle cure palliative”.
Pd e 5 Stelle: “Centrodestra in pezzi”
Un dibattito che fa uscire “il centrodestra in pezzi”, secondo Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd: “Siamo in una brutta discussione perché il centrodestra, con Fontana e Bertolaso d’accordo, ha impedito nei mesi scorsi di adottare una legge regionale che consentirebbe una regolamentazione di interventi che si rendono necessari con la sentenza della Corte costituzionale. Questo non è accaduto per colpa della maggioranza di centrodestra, che oggi va in pezzi nella gestione effettiva di quei casi delicati e drammatici che si presentano”.
Nicola Di Marco, del Movimento 5 Stelle, ha sottolineato le responsabilità politiche. “Abbiamo chiarito che Regione Lombardia è tenuta ad adempiere a quanto disposto dalla sentenza”, ha affermato, evidenziando poi che “Fratelli d’Italia è contraria a normare la materia relativa al fine vita” e “in spregio a una sentenza della Corte costituzionale ha intimato al presidente Fontana di fermarsi”. Segno che, a livello nazionale, con FdI partito di maggioranza relativa, una legge non arriverà mai. Di qui l’invito ai consiglieri regionali perché “si assumano le responsabilità”, in riferimento a una legge regionale come quella già neanche discussa a novembre 2024.
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