Fsb: sul clima si rischia crisi sistemica

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Il cambiamento climatico e l’aumento dei rischi connessi a eventi ambientali estremi potrebbero far saltare il settore assicurativo, con la possibilità che lo shock porti a una difficoltà finanziaria di sistema. Intanto, cresce la quota di asset non assicurati

Il Financial Stability Board (Fsb), lo scorso 16 gennaio, ha pubblicato il report “Assessment of Climate-related Vulnerabilities” in cui mette in guardia riguardo la possibilità che i disastri naturali causati dal riscaldamento climatico possano dare origine a una crisi finanziaria sistemica. Il documento non si limita a elencare le vulnerabilità climatiche ma ipotizza anche le cause scatenanti degli shock sull’economia e mercati, fornendo allo stesso tempo un quadro analitico per aiutare gli enti regolatori a valutare i rischi legati al clima.

Mentre la cooperazione a livello globale stenta a decollare, ne sono prova le dichiarazioni di compromesso difficoltosamente raggiunte a ogni conferenza internazionale sul clima, lo scorso anno la temperatura media del pianeta ha superato per la prima volta gli 1,5°C di riscaldamento rispetto ai livelli preindustriali. Negli Stati Uniti la ritirata completa sul fronte Esg segnata dai primi ordini esecutivi firmati da Donald Trump, appena reinsediatosi come Presidente, non fa che aggravare il quadro con altri Paesi che potrebbero adesso seguire l’esempio americano.

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Secondo l’organismo di controllo, il rischio di aumento dei disastri ambientali quali inondazioni, siccità, incendi o tempeste potrebbe generare effetti a catena sull’economia, non solo ex post con i costi da sostenere per il ripristino e la ripresa economica del territorio, ma anche ex ante con banche e istituzioni finanziarie che potrebbero ridurre i prestiti concessi a imprese e famiglie o prezzarli sempre di più in relazione al crescente rischio climatico.

Il rapporto pone particolare attenzione sulla capacità del settore assicurativo di coprire le perdite dovute a disastri naturali e la propensione a concedere polizze per proteggersi contro il rischio climatico. Come si può vedere nel grafico sottostante, negli Stati Uniti assicurare la propria abitazione, specialmente nelle zone più esposte, sta diventando sempre più costoso, con potenziali maggiori perdite di proprietà e tensioni sui mercati.

 

Questi timori che si sono già palesati con gli estesi incendi che hanno devastato interi quartieri della città di Los Angeles. Wells Fargo ha stimato risarcimenti assicurativi per 30 miliardi di dollari, mentre importanti gruppi di assicurazione e riassicurazione stanno riducendo la loro esposizione ai rischi derivanti da catastrofi naturali o stanno addirittura abbandonando la California, lasciando circa il 10% delle residenze senza assicurazione e altre trasferite a un assicuratore no profit di ultima istanza.

Il calo dei livelli di copertura assicurativa (nel 2023 il 62 % delle perdite globali dovute a calamità naturali non era assicurata) preoccupa il Fsb e gli enti regolatori di tutto il mondo, che avvertono sugli effetti derivanti da rischi climatici non opportunamente gestiti. Nel grafico si vede come shock correlati a fattori climatici, rischi fisici e di transizione, potrebbero propagarsi al settore finanziario e non finanziario amplificandosi e generando una crisi sistemica.

Per valutare le vulnerabilità lungo i diversi canali di trasmissione il Fsb definisce tre categorie di metriche: proxy, metriche di esposizione e metriche di rischio. Il framework offre la possibilità di individuare segnali anticipatori dei potenziali driver di transizione e rischi fisici che possono avere un impatto sul sistema finanziario (proxy), tracciare la trasmissione di questi driver di rischio climatico attraverso il sistema a seconda delle esposizioni finanziarie dirette e indirette (metriche di esposizione) e quantificare la portata degli impatti finanziari per le istituzioni finanziarie e il sistema nel suo complesso (metriche di rischio).

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Il Fsb sottolinea inoltra la necessità di migliorare la coerenza e la comparabilità dei dati e delle metriche per potere applicare correttamente il modello in prospettiva globale, preservandone al contempo la flessibilità e riconoscendo le differenze tra le giurisdizioni. Sebbene vi siano stati alcuni progressi su questo fronte grazie alle iniziative internazionali, l’organismo di controllo suggerisce un ulteriore sforzo per ridurre i problemi di copertura, granularità e qualità.

Lo scorso dicembre, la Banca Centrale Europea, di concerto con l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni (Eiopa), ha pubblicato un proprio studio “Towards a European system for natural catastrophe risk management” in cui suggerisce la creazione di un relief fund per le catastrofi finanziato dai contribuenti e un sistema di riassicurazione sostenuto pubblicamente per tentare di colmare la crescente mancanza di protezione contro le catastrofi naturali e quindi disinnescare almeno in parte l’impatto che queste potrebbero avere sul sistema finanziario.

Matteo Russo

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