Effettua la tua ricerca
More results...
È stata sicuramente una domenica differente dal solito quella vissuta ieri dalle famiglie degli appartamenti sgomberati nei pressi dell’immobile crollato in via De Amicis a Bari il 5 marzo. I residenti in via Luigi Pinto e via Antonio de Robertis che ancora non hanno potuto fare ritorno a casa per motivi di sicurezza sono infatti al momento ospitati nell’hotel Nicolaus dove, fino a mercoledì, il Comune ha deciso di fornirgli una sistemazione in attesa degli sviluppi che riguardano le indagini e i successivi lavori nella zona interessata dal crollo.
Ed è stato proprio nell’albergo che, invece del consueto pranzo domenicale con i parenti, si è svolto l’incontro con il sindaco Vito Leccese che, a mezzogiorno, ha illustrato gli ultimi sviluppi della vicenda ed i provvedimenti del Comune, ascoltando le richieste. Gli sfollati, nel frattempo, hanno cominciato ad organizzarsi per avanzare le proprie rivendicazioni verso le parti e le istituzioni competenti. Le reazioni allo shock di pochi giorni fa si stanno manifestando in questi giorni con modalità differenti, raccontano: c’è chi afferma di essere ancora sconvolto e bisognoso di assistenza psicologica e chi, invece, non vuole che si sappia della sua condizione perché non ha ancora avvisato i familiari per non farli preoccupare. C’è chi vorrebbe tornare a casa il prima possibile e chi, invece, ha già detto che, anche se i danni dovessero essere riparati, non potrà più tornare a vivere lì dove ha esperito il trauma. Tra il recupero delle chiavi dell’auto e la cura degli animali rimasti in casa le necessità sono disparate. Tutti, però, chiedono di poter avere notizie al più presto per poter uscire dall’incertezza in cui si trovano, poter decidere cosa fare e, soprattutto, riavere i propri effetti personali di cui hanno urgente necessità per lavoro o studio.
«Non vi lasceremo soli – è la rassicurazione di Leccese -, continuiamo a seguire giorno per giorno gli sviluppi con le autorità coinvolte, in primis la magistratura dato che l’area è sotto sequestro, e stabilire tempi e modi per fornire supporto adeguato. La nostra priorità rimane la sicurezza e la tutela di tutti, da qui ci muoveremo per assicurare soluzioni abitative ed il recupero dei beni».
Una famiglia di tre persone che al momento del crollo si trovava nel suo appartamento in via Pinto chiede di conoscere le condizioni dello stabile e cosa faranno le autorità per avere contezza della prossima collocazione. «Abbiamo sentito un forte boato ed è andata via la corrente. Nessuno ci aveva avvisato del pericolo, nemmeno l’amministratore sapeva nulla. Temevamo che il cedimento interessasse il nostro palazzo perché sapevamo che in quello accanto si stavano svolgendo dei lavori, cosa che ci aveva rassicurato. Ora abbiamo urgente bisogno di recuperare documenti e vestiti. Abbiamo richiesto supporto psicologico perché è stato un trauma. A ciò si somma l’incertezza totale sulle nostre condizioni future, noi vogliamo tornare a casa».
Hussein, medico quarantunenne di origine libanese e cittadinanza barese, con la compagna viveva al secondo piano di via Pinto nella palazzina dove oggi si vedono gli squarci nelle mura esterne. Avevano da pochi giorni finito di arredare casa in vista del matrimonio dei prossimi mesi. Anche loro erano in casa e sono prontamente fuggiti appena hanno visto le prime crepe o chi momenti prima del fatto. «Ho paura del domani, di quello che potrebbe accadere quando sarà passato il momento dell’emergenza. Ho bisogno di tornare a lavorare, di serenità e normalità». La compagna, anche lei dottoressa, era arrivata da poco dalla Tunisia dove gestiva uno studio privato. Ha bisogno di recuperare dalla sua casa la documentazione relativa al diploma per procedere con l’equivalenza del titolo e poter lavorare anche in Italia. Jean, 22 anni, sta svolgendo un dottorato di ricerca in Peace Studies con le università di Bari e de La Sapienza. Ha bisogno di recuperare i due computer per lavorare ai progetti. La più giovane a prendere parte all’incontro è Sofia, studentessa di 17 anni che viveva con la sua famiglia di 4 persone in via De Robertis, soccorsa dai vigili del fuoco attraverso il balcone perché le macerie avevano ostruito il portone di casa. La madre lamenta di avere difficoltà a dormire per lo stress. «Da questa vicenda ho imparato ad apprezzare le piccole cose, anche quello che consideriamo scontato come l’avere un tetto sopra la testa». Oggi avrebbe bisogno dei suoi libri per tornare a pensare allo studio.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link