Nicolas Walder: “La Quinta Svizzera ha meno leve in Parlamento rispetto ai Cantoni”

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Nicolas Walder davanti al monumento dei tre Confederati al Palazzo federale. Lo scultore James André Vibert, che realizzò la scultura intorno al 1912, è originario di Carouge, nel cantone di Ginevra, proprio come Nicolas Walder.


Balz Rigedinger

Il consigliere nazionale ecologista Nicolas Walder s’impegna in Parlamento per difendere gli interessi degli svizzeri e delle svizzere all’estero. Nella nostra serie “La Quinta Svizzera sotto la Cupola”, spiega quali sono le sue motivazioni.

Nicolas Walder è cresciuto a Carouge, nel cantone di Ginevra. Ha studiato sociologia e ha lavorato per diversi anni per il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) in zone di crisi. Ha aderito è unito al Partito ecologista svizzero nel 2001 e dal 2019 fa parte del Consiglio nazionale, dove è membro della commissione di politica estera.

La Quinta Svizzera sotto la Cupola: A differenza della Francia o dell’Italia, che prevedono circoscrizioni elettorali per la loro diaspora, gli svizzeri e le svizzere all’estero non hanno una rappresentanza diretta a Palazzo federale. Ciò non significa che i loro interessi non vengano presi in considerazione. Più di 60 parlamentari (su 246) sono membri dell’intergruppo parlamentare “Svizzeri all’estero”Collegamento esterno. Ogni settimana di sessione, diamo la parola a uno di loro nella nostra nuova serie “La Quinta Svizzera sotto la Cupola”.

swissinfo.ch: Qual è secondo lei il tema più importante della sessione di primavera (3-21 marzo) per la Quinta Svizzera?

Nicolas Walder: Direi il versamento della tredicesima rendita AVS, che è stata convalidata all’inizio di questa sessione dal Consiglio nazionale. Abbiamo anche discusso di diverse convenzioni sulla doppia imposizione, tra cui quella con la Germania. Questo è di particolare importanza per gli svizzeri e le svizzere all’estero, ma anche per la Confederazione nel suo insieme.

Quali sono i suoi legami con la diaspora svizzera`?

Sono cresciuto in un ambiente internazionale a Ginevra e ho vissuto diversi anni all’estero come delegato del CICR. Emigrare non significa rinnegare le proprie radici, non è un tradimento del proprio Paese. Tutt’altro, questo fa risplendere il nostro Paese e dimostra che la Svizzera è aperta al mondo.

Perché s’impegna a favore della Quinta Svizzera?

Qui in Parlamento, la Quinta Svizzera non ha accesso alle stesse leve per difendere i propri diritti rispetto ad altri gruppi di interesse, come ad esempio i Cantoni. Grazie alla loro varietà di esperienze, gli svizzeri e le svizzere all’estero contribuiscono in modo significativo al nostro Paese e al dibattito. È un vero arricchimento. Le persone espatriate hanno anche una visione molto più realistica della Svizzera, per come viene percepita all’estero.

Quali vittorie ha ottenuto nella difesa degli interessi degli svizzeri e delle svizzere all’estero?

Uno dei principali interessi dell’intergruppo parlamentare “Svizzeri all’estero” è quello di ricordare in tutte le discussioni che il 10% dei cittadini svizzeri vive all’estero. Anche se non è facile far approvare proposte a favore della Quinta Svizzera, riusciamo comunque a trasmettere messaggi e, spero, a migliorare la percezione.

Ci sono anche alcuni dossier che avanzano un po’ più velocemente grazie all’impegno dell’intergruppo. Penso in particolare al voto elettronico, che è un tema di grande importanza. Si ha l’impressione che il dossier non avanzi, ma grazie ai nostri interventi ha ripreso slancio, allorché fino a poco tempo fa era quasi in uno stato di morte clinica.

Vi sono però state anche delle sconfitte.

Lo scorso autunno abbiamo perso una battaglia sulla copertura sanitaria per gli svizzeri all’estero. Ma la questione non è ancora chiusa, quindi non abbiamo perso la guerra.

Anche per quanto riguarda le questioni di nazionalità, è difficile fare progressi nel clima attuale. Ma non ci arrendiamo. Ad esempio, vogliamo facilitare l’accesso alla cittadinanza per le persone discendenti degli svizzeri all’estero, in seguito a una petizione proveniente dai nostri compatrioti in America Latina. Durante questa sessione, il Consiglio degli Stati discuterà una proposta in tal senso.

Oggi, un altro tema importante per la Quinta Svizzera mi preoccupa: i tagli annunciati dal Consiglio federale che incidono sull’offerta della SSR destinata all’estero. Attraverso le nostre televisioni nazionali e Swissinfo, si creano legami importanti che uniscono gli svizzeri e le svizzere all’estero al loro Paese. Ci opporremo con forza a questi tagli.

Come vede la Svizzera nel mondo in questo momento?

È un po’ persa. Sta cercando il suo posto in mezzo a venti contraddittori. Attualmente, il nostro Paese si trova ad affrontare una sfida enorme in merito al rispetto del diritto internazionale, con l’ascesa di Stati illiberali.

Penso in particolare alla Russia, che viola i confini di Stati sovrani e conduce operazioni di interferenza a sostegno dell’estrema destra in molti Paesi europei, nel tentativo di minare la coesione sociale. Questo è molto preoccupante.

Cosa può fare la Svizzera in questo contesto?

Se torniamo all’epoca in cui le controversie venivano risolte con la forza, i piccoli Paesi come la Confederazione sarebbero i primi a soffrirne. Perché anche se siamo la ventesima potenza economica, rimaniamo un nano politico.

È quindi necessario che la Svizzera s’impegni molto di più per sostenere il diritto internazionale e il multilateralismo. Deve investire maggiormente nella sua politica di Stato ospitante e rafforzare la sua posizione sulla scena internazionale. Il ruolo della Confederazione è quello di creare le condizioni per consentire agli attori di incontrarsi e dialogare. È proprio ciò che fa la Ginevra internazionale, con le sue numerose conferenze e la sua rete di organizzazioni internazionali, rappresentanze diplomatiche e ONG. E questo ha un prezzo. 

Purtroppo, gli stessi che pretendono di voler rafforzare la politica di Stato ospite della Svizzera, rendendo immobile il concetto di neutralità, non esitano a tagliare i budget della cooperazione internazionale che servono proprio a finanziare gli attori che fanno vivere la Ginevra internazionale, come il CICR.

Se dovesse emigrare, per quale Paese opterebbe?

Amo la Svizzera, ma non avrei alcuna difficoltà a vivere in Canada, per esempio. I canadesi hanno quel tocco nordamericano che li rende molto accessibili, ma allo stesso tempo mantengono la sincerità nell’amicizia che caratterizza maggiormente gli europei. C’è una gentilezza naturale che emerge da questo popolo.

Articolo a cura di Samuel Jaberg

Traduzione con l’aiuto di Deepl/mar



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