L’offensiva russa ha recuperato gran parte del territorio perso nell’oblast di Kursk, mettendo in difficoltà le truppe ucraine. Senza aiuti e intelligence Usa, Kyiv deve decidere se resistere o ritirarsi per evitare perdite devastanti
09/03/2025
La situazione per le forze ucraine nell’oblast russo di Kursk sembra essersi deteriorata rapidamente negli ultimi tre giorni, con migliaia di soldati di Kyiv che in questo momento corrono il rischio di finire accerchiati dall’avanzata delle truppe di Mosca. Con il supporto di droni e di nuove truppe nordcoreane inviate da Pyongyang, le forze armate del Cremlino hanno messo in atto una controffensiva che ha permesso loro di recuperare in un brevissimo lasso di tempo circa ottocento kilometri quadrati di terreno, pari a quasi due terzi del territorio occupato dalle forze armate ucraine dall’inizio della sortita in territorio russo lanciata lo scorso agosto. L’evolversi della situazione sul campo solleva la possibilità per Kyiv che le sue forze possano essere costrette a una ritirata politicamente scomoda e psicologicamente difficile, per evitare di rischiare di essere catturate o uccise.
“La situazione (per l’Ucraina a Kursk) è pessima. Ora non resta molto da fare prima che le forze ucraine vengano accerchiate o costrette a ritirarsi. E ritirarsi significherebbe correre un pericoloso guanto di sfida, dove le forze sarebbero costantemente minacciate dai droni e dall’artiglieria russa”, è il commento rilasciato a Reuters da Pasi Paroinen, analista militare del gruppo finlandese Black Bird, “Se le forze ucraine non saranno in grado di ripristinare rapidamente la situazione, questo potrebbe essere il momento in cui il saliente di Kursk inizierà a chiudersi definitivamente in una sacca accerchiata”.
Una situazione così difficile per l’Ucraina si presenta dopo che Washington ha sospeso la condivisione della sua di intelligence con l’alleato ucraino, all’interno di una più ampia trasformazione nell’approccio seguito dagli Stati Uniti nei confronti di quello che, almeno fino a poche settimane fa, era considerato un suo partner. Senza l’intelligence statunitense, gli ucraini hanno anche una conoscenza molto più limitata, in tempo reale e all’orizzonte, delle formazioni militari, dei movimenti e della logistica russi. “Ora abbiamo meno informazioni su ciò che accade dall’altra parte del fronte”, ha dichiarato Mykola Bielieskov, analista dell’Istituto nazionale ucraino per gli studi strategici, “Abbiamo una certa capacità interna da fonti di intelligence umana, ma l’intelligence statunitense è stata molto preziosa nel tenerci informati”.
Dietro questa scelta, che seguita di poche ore quella di sospendere anche gli aiuti militari al Paese in guerra con Mosca, c’è la crescente pressione mostrata dalla Casa Bianca per spingere l’Ucraina a raggiungere un compromesso con Mosca riguardo alla cessazione delle ostilità (a cui si aggiunge il raffreddamento dei rapporti tra il presidente americano e la sua controparte ucraina: non a caso, poche ore fa Trump ha utilizzato l’espressione “togliere caramelle a un bambino” riferendosi all’alterco avuto nello studio ovale più di una settimana fa con Volodymyr Zelensky). Questo cambio di rotta portato avanti dall’amministrazione Trump non è però stato condiviso dagli alleati europei, che sembrano intenzionati a mantenere stabile il proprio supporto all’Ucraina sia in termini di sostegno politico che di aiuti allo sforzo bellico.
E mentre i leader degli Stati Europei discutono di come potenziare il proprio apparato industriale-militare, i Paesi con gli apparati di intelligence più sviluppati (con in testa Gran Bretagna, Francia e Germania) cercano di sopperire al vuoto lasciato dal blocco americano alla condivisione dell’intelligence. Un vuoto che però potrebbe essere troppo grande da colmare. “È una questione di massa. Abbiamo più analisti e più sistemi e, per certi versi, alcuni sistemi più raffinati” ha dichiarato Jim Townsend, vice segretario alla Difesa per l’Europa e la Nato durante l’amministrazione Obama.
Qualcosa però sembra essere in movimento. Konstantin von Notz, presidente della commissione di supervisione sull’intelligence del parlamento tedesco, chiede la creazione di una rete di spionaggio europea, avvertendo che il continente non può più continuare a fare affidamento sul supporto dell’intelligence statunitense. “Abbiamo bisogno di un formato di cooperazione europea in materia di intelligence – chiamiamolo ‘Euro Eyes’ – per garantire che gli Stati forti possano scambiarsi informazioni in modo rapido e sicuro su basi legali chiare”, ha dichiarato von Notz in un’intervista a Politico pubblicata venerdì, “Non c’è modo di evitare di aumentare le nostre capacità di intelligence in futuro”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link