Pesaro: «Stop al gas nella zona a rischio»

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Nemmeno il tempo di svestire i panni da Capitale italiana della cultura, che la città di Pesaro rimette al centro l’economia reale, quella legata ai combustibili fossili: l’8 gennaio, infatti, il Ministero dell’Ambiente (Mase) ha chiuso l’iter avviato nel 2022 e rilasciato una Valutazione di impatto ambientale positiva per il progetto di Fox Petroli che prevede di trasformare parzialmente un deposito di stoccaggio di prodotti petroliferi liquidi in impianto di liquefazione gas metano di rete (Gnl).

A DENUNCIARE QUANTO STA ACCADENDO sono Per il clima, fuori dal fossile (fuoridalfossile.it) e l’associazione Acqua Bene Comune, che ha indirizzato una lunga lettera di diffida al Ministero e a tutti gli enti e le istituzioni coinvolte, in particolare al Comando generale del Vigili del Fuoco e all’Autorità di bacino distrettuale Appennino centrale, per chiedere la revoca di ogni parere favorevole e «a rilasciarli in senso ostativo qualora debbano ancora farlo». A poche settimane dall’incendio terribile che a Calenzano, in provincia di Firenze, ha colpito un altro deposito di combustibili fossili, si andrebbe infatti ad autorizzare un nuovo impianto pericoloso, capace di trattare fino a 400 tonnellate al giorno di gas naturale liquefatto, per una potenzialità complessiva di 146.000 tonnellate/anno, che verrebbe costruito – com’è evidente leggendo le carte progettuali pubblicate sul sito del Ministero – «in piena zona di massimo rischio alluvionale R4 del fiume Foglia, che investirebbe in pieno l’impianto in caso di evento alluvionale importante».

NEGLI ELABORATI PROGETTUALI è la stessa Fox Petroli ad ammettere testualmente che «nel caso di piena duecentennale, lo scenario di esondazione è estremamente critico, non solo per la zona dell’impianto in progetto, ma per tutta l’area di Tombaccia». È un quartiere densamente abitato, a meno di quattro chilometri dal centro storico della città. Augusto De Sanctis, referente della campagna, sottolinea proprio questo aspetto: «La notizia non è tanto o non è solo un nuovo impianto fossile, ma un Ministero dell’Ambiente che piccona letteralmente le normative sul rischio alluvioni dopo trenta anni di fatiche per giungere alle mappe del rischio. Un caso incredibile che non è locale ma molto profondo, perché a questo punto si possono pure buttare le pianificazioni di rischio alluvionale». Il motivo? I proponenti prevedono «l’ancoraggio, a livello di fondazioni, delle apparecchiature e dei serbatoi in modo che essi non galleggino o subiscano danni strutturali di varia natura a seguito della spinta della portata di piena».

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IL PROGETTO SAREBBE STATO PRESENTATO in modo fuorviante, perché non sostituisce l’attuale deposito di carburanti liquidi e quindi provoca anche un aggravio del rischio, come definito dalla Direttiva Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante: se venisse realizzato il nuovo impianto, a poche centinaia di metri da alcuni quartieri della città, sarebbe obbligatorio il Piano di Emergenza Esterno per la popolazione. Questo perché, tra l’altro, Fox Petroli – che ha presentato un progetto dal titolo Riqualifica da deposito di stoccaggio prodotti petroliferi liquidi ad impianto di liquefazione gas metano di rete (GNL) – Comune di Pesaro, non prevede lo smantellamento dell’esistente deposito di carburanti liquidi da sostituire appunto con il nuovo impianto. Ad essere tolta, infatti, sarà solo una parte dei serbatoi esistenti, tre dei quali con una capienza complessiva di 36.430 metri cubi, gli altri verranno conservati. Ecco che l’impianto di GNL diventa un aggiunta, andando a costituire un ampliamento: per quanto riguarda la normativa sugli impianti a rischio, la quantità di sostanze pericolose detenute fa sì che si passi dalla categoria «di soglia inferiore» a quella «di soglia superiore», cioè il massimo livello.

E ANCHE SE «TUTTE LE NORMATIVE e lo stesso buon senso imporrebbero la delocalizzazione di strutture industriali pericolose soggette a tali rischi – come sottolinea una nota di Per il clima, fuori dal fossile – il proponente propone mere azioni di mitigazione, tra le quali quella, che reputiamo surreale, di ancorare i nuovi impianti alle fondazioni per evitare che vengano trascinate in caso di piena. Oppure di costruire grandi muri attorno ai serbatoi. Poi si dice pronta a sostenere azioni per mitigare il rischio a monte, facendo un mero elenco di possibili azioni in tal senso che certo non garantiscono alcunché. In ogni caso sono meri esempi e non interventi concreti e reali».

CON LA DECISIONE RESA PUBBLICA l’8 gennaio, il Ministero dell’Ambiente scarica sugli altri enti le questioni sulla compatibilità idraulica o sul rischio incidente rilevante e invece di immaginare la delocalizzazione in un’area priva di rischio di un impianto industriale vicino al fine vita, immagina di perpetuare per decenni l’occupazione dell’area di pertinenza fluviale, aggravando il rischio. Per Augusto De Sanctis, «il Ministero dovrebbe ritirare in auto-tutela il decreto appena varato mentre il CTR dei Vigili del Fuoco e l’Autorità di Bacino dovrebbero negare la loro autorizzazione davanti a scenari di rischio palesemente inaccettabili. Questo paese deve dimostrare con i fatti di aver imparato dalle tragedie che si susseguono invece di reiterare e, anzi, peggiorare gli stessi errori madornali che paghiamo da tempo ad ogni forte precipitazione. Eventi che stanno diventando sempre più frequenti proprio perché si continua a puntare su impianti fossili, come questo che vorrebbero realizzare a Pesaro. Il metano, come dimostrano tutti gli studi scientifici, è un pericoloso gas serra e ci sono emissioni fuggitive che le aziende non riescono ad arginare per cui paradossalmente l’impatto sul clima è addirittura peggiore».

A PESARO LA MAGGIORANZA IN CONSIGLIO comunale è spaccata. Il Pd è favorevole al progetto, mentre Cinque Stelle e AVS sono contrari. L’amministrazione sottolinea che in alternativa l’area «rischierebbe di rimanere inutilizzata»: né l’esperienza delle alluvioni in Emilia-Romagna né quella della vicina Senigallia hanno ancora insegnato l’importanza di lasciar spazio ai fiumi.



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