Il lato (potenzialmente) luminoso delle criptovalute

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Il numero di Eticoin dedicato a crypto e politica è risultato essere piuttosto cupo e con prospettive sul futuro tutt’altro che incoraggianti. Dunque abbiamo deciso questa volta di approfondire gli aspetti potenzialmente positivi derivanti dall’adozione delle criptovalute e dalla loro affermazione in ambito finanziario.

Tuttavia, non garantiamo sulle conclusioni, perché la Storia ci insegna che l’innovazione ha sempre delle potenzialità molto positive, ma è poi l’uso che il genere umano ne fa a tracciare la direzione.

Decentralizzazione e autonomia finanziaria

La caratteristica più innovativa delle criptovalute è la loro natura decentralizzata, che rappresenta un cambiamento fondamentale rispetto al sistema finanziario tradizionale, basato sulle banche centrali. Queste ultime, infatti, unitamente ai governi prendono decisioni sul quantitativo di monete da stampare, sul livello dei tassi di interesse e su potenziali restrizioni in merito all’accesso dei fondi depositati presso le banche. 

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Le criptovalute, invece, si basano su una rete di computer distribuiti in tutto il mondo, dove nessuno potenzialmente ha il controllo assoluto. Ogni partecipante alla rete ha gli stessi diritti e può effettuare transazioni senza chiedere il permesso a nessuna autorità centrale. Questo significa che nessuno può decidere di congelare i fondi altrui, impedirne l’accesso o fare interventi che puntano ad aumentare la moneta in circolazione svalutando gli importi già esistenti. Precisiamo, tuttavia, che quest’ultima osservazione è sicuramente valida nel caso dei bitcoin (che sono in numero finito pari a 21 milioni di unità), ma non per tutte le criptovalute esistenti.

I vantaggi del modello decentralizzato

Questo modello decentralizzato offre diversi vantaggi:

  • riduce il rischio di concentrazione del potere, poiché nessuna singola entità può decidere arbitrariamente di modificare le regole o controllare il sistema;
  • aumenta la resilienza, anche se un nodo viene compromesso o smette di funzionare, la rete continua a operare senza interruzioni;
  • permette alle persone di avere un maggiore controllo sui propri risparmi/investimenti, senza doversi affidare a terze parti, come banche o istituzioni finanziarie. 

L’ultimo punto è particolarmente rilevante per chi vive in Paesi con economie instabili o governi autoritari, dove i conti bancari possono essere congelati o confiscati arbitrariamente.

In sostanza la decentralizzazione offre una notevole libertà finanziaria: il detentore delle criptovalute ne è proprietario e da questo derivano responsabilità e autonomia, anche sul fronte dei rischi. 

Decentralizzazione significa rinuncia alle tutele

Chiariamo quest’ultimo punto. La grande libertà derivante dalla decentralizzazione comporta congiuntamente la completa rinuncia alle tutele previste nel sistema tradizionale. Chi per qualsiasi ragione perde le proprie criptovalute, non ha alcuna possibilità di recuperarle né rivolgendosi ad istituti finanziari né a istituzioni pubbliche. Mentre ad esempio in Italia se una banca va in crisi, i correntisti sono comunque protetti dal “fondo interbancario di tutela dei depositi” che garantisce un limite massimo di rimborso per depositante pari a 100mila euro.

Dunque, quando si ragiona di innovazione occorre sempre tenere presente che non esistono esclusivamente aspetti positivi e che è importante avere a disposizione un quadro completo prima di fare le proprie scelte.

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Trasparenza e tracciabilità delle transazioni

Un altro aspetto interessante è quello legato alla trasparenza, sebbene il termine “crypto” possa evocare più facilmente il concetto di anonimato.

La blockchain (la tecnologia su cui si basano le criptovalute) infatti è una sorta di grande libro mastro pubblico, accessibile a tutti via Internet. In questo libro, vengono registrate tutte le transazioni che avvengono, dalla più piccola alla più grande, in modo permanente e immutabile. È come se ogni banconota avesse la sua storia completa, dal momento in cui è stata creata fino all’ultimo passaggio di mano, e questa storia fosse visibile a tutti. 

Questa trasparenza è molto diversa dal sistema bancario tradizionale, dove le transazioni sono visibili solo alle banche e alle autorità coinvolte. Nella blockchain, chiunque può verificare quante criptovalute sono in circolazione, chi le sta movimentando (anche se spesso non si conosce l’identità reale del proprietario) e dove stanno andando. Questa caratteristica rende molto difficile la manipolazione e la frode, perché ogni movimento lascia una traccia indelebile che non può essere modificata o cancellata. 

Dunque anziché di anonimato, quando parliamo di crypto dovremmo fare riferimento al concetto di pseudoanonimato: un mix di trasparenza nei passaggi delle transazioni e di privacy dei titolari delle stesse che agiscono mediante pseudonimi.

Anche in questo caso dunque abbiamo un’innovazione utile ma controversa: le transazioni sono più facili da tracciare e sempre pubbliche, rispetto a quanto avviene nella finanza tradizionale, ma è più complesso risalire ai titolari degli scambi, il che può incentivare l’uso delle criptovalute con finalità illecite (evasione fiscale, criminalità organizzata ecc.).

Accessibilità e inclusione finanziaria globale

Attraverso le criptovalute è possibile rendere i servizi finanziari accessibili a chiunque abbia una connessione Internet. Una questione davvero importante, considerando che in base a un report della Banca Mondiale datato 2022, nel mondo ci sono circa 1,4 miliardi di persone che non hanno accesso a un conto bancario. Queste persone, dette “unbanked”, sono escluse dal sistema finanziario tradizionale per vari motivi: 

  • vivono in zone remote;
  • non hanno documenti sufficienti;
  • gli istituti di credito tradizionali non sono interessati a servirle perché troppo povere. 

Le criptovalute cambiano completamente questo scenario, poiché tutto ciò che serve per iniziare a utilizzarle è uno smartphone con connessione Internet. Non servono documenti, non serve un indirizzo fisso, non serve l’approvazione di nessuno. Possono ricevere pagamenti dall’estero senza commissioni che erodano i loro risparmi, possono risparmiare senza temere l’eccessiva inflazione che colpisce molte valute locali, e possono partecipare all’economia globale digitale. 

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Dunque le criptovalute aprono interessanti prospettive di democratizzazione della finanza.

Blockchain e smart contract

L’introduzione degli smart contract è un’innovazione che va oltre il mero trasferimento di denaro. Ma facciamo un passo indietro per spiegare cosa si intende per smart contract, partendo dai contratti tradizionali, cioè documenti che stabiliscono delle regole e delle condizioni, ma che richiedono intermediari (come notai, avvocati o tribunali)  affinché vengano validati e rispettati. 

Uno smart contract è invece un programma informatico che esegue automaticamente le regole  definite nel contratto, quando le condizioni stabilite vengono soddisfatte. Una sorta di robot-notaio che lavora 24 ore su 24 ed esegue esattamente ciò che gli è stato programmato di fare. Per esempio, potrebbe automaticamente trasferire il pagamento dell’affitto ogni primo del mese, o rilasciare un biglietto digitale solo dopo aver verificato il pagamento. 

Questa tecnologia sta aprendo possibilità completamente nuove in molti settori: dall’assicurazione (con rimborsi automatici in caso di ritardo del volo, ad esempio) alla gestione dei diritti d’autore (con pagamenti automatici ogni volta che una canzone viene riprodotta), fino alla creazione di organizzazioni completamente automatizzate che operano secondo regole programmate nella blockchain. 

Ricordiamo che la blockchain è una tecnologia che utilizza una rete informatica composta da nodi, ossia computer con una copia del registro blockchain, appunto. In questo modo consente di amministrare e aggiornare lo stesso registro in modo unico e sicuro. Il registro, che contiene dati e informazioni, viene gestito in modo aperto, condiviso e distribuito, eliminando la necessità di un’autorità centrale per il controllo e la verifica.

Riduzione dei costi di transazione

Le criptovalute possono contribuire a ridurre drasticamente i costi delle transazioni finanziarie, specialmente quelle internazionali. Per capire quanto questo sia importante, pensiamo a quanto costa oggi inviare denaro all’estero attraverso i canali tradizionali. Le banche e i servizi di trasferimento di denaro spesso addebitano commissioni elevate, che possono arrivare al 10% o più dell’importo inviato, e le transazioni possono richiedere giorni per essere completate. Questo accade perché il denaro deve passare attraverso diverse banche intermediarie, ognuna delle quali preleva la sua commissione.

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Con le criptovalute, invece, una transazione internazionale costa quanto una transazione locale, perché non ci sono differenze geografiche negli scambi. È come se, invece di spedire un pacco attraverso diversi corrieri che se lo passano l’un l’altro, potessimo consegnarlo direttamente dal mittente al destinatario. Inoltre, le transazioni sono quasi istantanee: non importa se si invia denaro al proprio vicino di casa o a qualcuno dall’altra parte del mondo, la transazione verrà completata in pochi minuti.

Questa efficienza non solo fa risparmiare denaro, ma rende possibili nuovi modelli di business basati su micropagamenti che prima erano economicamente impraticabili a causa delle alte commissioni.

Criptovalute, Internet e le speranze disattese

«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Abbiamo deciso di chiudere con la celebre citazione da “Il Gattopardo”, romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, da cui deriva il concetto di gattopardismo che l’Enciclopedia Treccani definisce come:

«L’atteggiamento (tradizionalmente definito come trasformismo) proprio di chi, avendo fatto parte del ceto dominante o agiato in un precedente regime, si adatta a un nuova situazione politica, sociale o economica, simulando d’esserne promotore o fautore, per poter conservare il proprio potere e i privilegi della propria classe».

Abbiamo elencato una serie di innovazioni interessanti e addirittura un potenziale dirompente nelle vite di coloro che normalmente non hanno accesso non solo al credito ma che ad un semplice conto in banca utile a gestire le proprie transazioni.

Uno scenario colmo di grandi speranze sul fronte della disintermediazione, della democratizzazione della finanza, della trasparenza e del contenimento dei costi. Uno scenario che, a chi è vecchio abbastanza come la persona che sta scrivendo questo testo, ricorda moltissimo gli albori di Internet. Una fase elettrizzante in cui si credeva nella neutralità della Rete, nella possibilità di accedere e condividere conoscenza, riducendo le disuguaglianze. E invece ci ritroviamo alla fine del primo quarto di questo secolo con l’Internet ridotta ad un numero limitato di piattaforme in mano a pochi oligarchi che di fatto attraverso gli algoritmi sono in grado di manipolare l’accesso alle informazioni, incluse quelle totalmente false.

Dunque ci pare fondamentale spingere verso una migliore conoscenza delle criptovalute tenendo ben presente che anch’esse pur con potenzialità molto positive possono condurre ad esiti tutt’altro che vantaggiosi per la popolazione mondiale nella sua interezza.  


Proof of work

Il “proof of work” (PoW) è un meccanismo usato per garantire che le transazioni in criptovalute siano sicure e che nessuno possa “truccare il sistema”.

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In pratica, per aggiungere un nuovo blocco di transazioni alla blockchain (il registro pubblico delle transazioni), i computer nella rete devono risolvere un problema matematico molto difficile. Questo richiede tanto lavoro e consumo di energia. Una volta trovato il risultato, gli altri computer possono facilmente verificare che sia corretto e dunque stabilire chi l’ha risolto per primo e assegnare la ricompensa in criptovalute.

È un sistema che rende difficile per chiunque falsificare le transazioni o prendere il controllo della rete.


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