Gli europei giocano di squadra con Trump. Macron-Starmer, il ruolo di Meloni e il nucleare di Tusk

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Il presidente americano ha inviato il primo piccolo segnale di voler imporre “la pace attraverso la forza” non solo all’Ucraina ma anche a Vladimir Putin, minacciando sanzioni e dazi contro Mosca se non accetterà un cessate il fuoco e un accordo di pace definitivo. Per l’Europa è la prima buona notizia 


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Bruxelles. Donald Trump ieri ha inviato il primo piccolo segnale di voler imporre “la pace attraverso la forza” non solo all’Ucraina di Volodymyr Zelensky, ma anche alla Russia di Vladimir Putin, minacciando sanzioni e dazi contro Mosca se non accetterà un cessate il fuoco e un accordo di pace definitivo. Per gli europei è la prima buona notizia, dopo una settimana che li ha costretti a un’accelerazione senza precedenti sul rafforzamento della loro difesa e sul sostegno a Kyiv. La speranza è che, come sui dazi contro Canada e Messico, Trump cambi idea. Dopo il vertice di giovedì, gli europei vogliono fare squadra per convincere il presidente americano: dalla coppia Emmanuel Macron-Keir Starmer a Giorgia Meloni, passando per Donald Tusk, ogni contributo è essenziale.

Il Consiglio europeo straordinario di giovedì ha preso atto della nuova realtà geopolitica provocata dal riavvicinamento tra Donald Trump e Vladimir Putin. I leader dei ventisette stati membri hanno approvato il piano di riarmo da 800 miliardi di euro di Ursula von der Leyen e chiesto alla Commissione di fare ancora di più.  Nonostante una serie di decisioni contrarie agli interessi dell’Ucraina e dell’Ue, non una sola parola di critica è stata detta nei confronti di Trump. La sospensione delle forniture militari? L’interruzione dell’intelligence necessaria ai sistemi di difesa aerea? La pressione su Zelensky per firmare l’accordo sui minerali? Silenzio.

 

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L’Ue ha deciso di fare i suoi compiti a casa sulla Difesa (un messaggio indiretto a Trump sulla serietà in vista del vertice della Nato di giugno) e ha confermato la volontà di fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina per proteggere una eventuale pace (un altro messaggio indiretto sulla determinazione a occuparsi in prima persona del dopo guerra). “Keep calm and carry on”, è lo slogan di diplomatici e funzionari in questi giorni: non reagire alle dichiarazioni, evitare di entrare nel gioco del botta e risposta, aspettare che Trump faccia marcia indietro come accaduto due volte sui dazi a Canada e Messico. Anche se in modo molto parziale ieri è accaduto sull’Ucraina. “Sulla base del fatto che la Russia sta letteralmente ‘martellando’ l’Ucraina sul campo di battaglia in questo momento, sto seriamente prendendo in considerazione sanzioni bancarie su larga scala, sanzioni e dazi contro la Russia fino a quando non verrà raggiunto un cessate il fuoco e un accordo di pace definitivo”, ha scritto Trump sulla sua piattaforma Truth.

Dietro le quinte i leader europei hanno preso atto che Trump non vuole interloquire con l’Ue (non c’è stato nessun contatto tranne sul commercio) e deciso di abbandonare le strutture formali per procedere con coalizioni di volenterosi. Emmanuel Macron e Keir Starmer stanno mettendo in piedi quella militare. Martedì a Parigi si riuniranno i capi di stato maggiore dei paesi pronti a contribuire con soldati e aerei. Il presidente francese ha una relazione privilegiata con Trump. I due si conoscono dai tempi del primo mandato, durante il quale Macron aveva sedotto Trump con una cena sulla Tour Eiffel. Il francese è maschio, alla testa di un paese nucleare, ha un esercito forte per gli standard europei. I rapporti di Trump con Starmer sono più freddi, ma il premier britannico punta sulla relazione speciale con gli Stati Uniti e lo status particolare di un Regno Unito che ha fatto la Brexit. Il premier polacco Donald Tusk ieri ha annunciato che Varsavia è impegnata in colloqui seri  con la Francia per  essere protetta dall’ombrello nucleare francese, e “deve dotarsi delle capacità più moderne, anche in relazione alle armi nucleari e alle moderne armi non convenzionali”.

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Tusk vuole dotare l’esercito polacco di 500 mila uomini, ora sono 200 mila ed è già il terzo più grande della Nato. Questi impegni sono in linea con la richiesta americana di un’Europa impegnata nella sua difesa e sono credenziali che a Trump piacciono. Nella squadra che può essere utile all’Ucraina c’è anche Giorgia Meloni, per la sua relazione politica con Trump. Alcuni europei hanno apprezzato il discorso del presidente del Consiglio al Cpac perché perfettamente in linea con la posizione dell’Ue sull’Ucraina. Anche la proposta di un vertice tra Stati Uniti, Europa e Ucraina è stata lodata. Ci sono sospetti di eccessiva vicinanza ideologica. Ma la leadership dell’Ue lascia il beneficio del dubbio: Bruxelles vuole credere che, di fronte alla scelta tra Trump e l’Europa, almeno per ambizione, Meloni sceglierà l’Ue. 

Il gioco di squadra per ora ha permesso agli europei di limitare i danni. Dopo la rottura di una settimana fa nello Studio Ovale, Zelensky ha annunciato la ripresa dei contatti con gli Stati Uniti. La prossima settimana il presidente ucraino e la sua squadra saranno a Riad per discutere direttamente con gli americani. Un accordo quadro generale sui minerali e le garanzie di sicurezza è pronto per essere firmato. Nelle settimane successive dovrebbe essere negoziato un altro accordo sugli stessi temi più dettagliato e decisivo. La proposta di tregua sui cieli e in mare (un’idea di Macron) è stata formalizzata da Zelensky e serve a dimostrare a Trump che Putin non vuole la pace. Gli europei sono convinti che i negoziati tra Washington e Mosca abbiano altre priorità rispetto all’Ucraina: la Cina, l’Iran e le relazioni economiche bilaterali. Se il gioco di squadra fallirà, almeno gli europei avranno guadagnato tempo per cercare di permettere a Zelensky di resistere anche senza gli americani.
 





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