Settimo cade a pezzi, ma il Pd pensa alle piste ciclabili inesistenti

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#finsubito


Che bel paese è Settimo Torinese. Con tutti i problemi che ci sono, l’altra sera, in Consiglio comunale, si è parlato, grazie al Partito Democratico, di mobilità dolce, di ciclabili futuristiche e di zone a traffico moderato. E chissenefrega se nella vita reale i ciclisti devono fare lo slalom tra le buche grandi quanto crateri lunari, i pedoni rischiano la caviglia sui marciapiedi modello Beirut post-bombardamento, e l’illuminazione pubblica funziona a giorni alterni, tipo la raccolta dell’umido.


Incredibile ma vero, tra una strada scassata e un palo della luce guasto, il Consiglio comunale ha trovato il tempo per approvare un rivoluzionario ordine del giorno sulla mobilità dolce.

Che cosa cambia con questa approvazione? Assolutamente nulla, ma volete mettere la soddisfazione di dire che “qualcosa si sta muovendo”?

Il documento prende spunto dall’ultima riforma del Codice della Strada, che introduce il concetto di strade urbane ciclabili e zone ciclabili. In teoria, dovrebbero garantire maggiore sicurezza ai ciclisti, costringendo le auto a moderare la velocità. In pratica, però, il nuovo Codice dice che i Comuni non possono muoversi fino a quando il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non emanerà i decreti attuativi.

Quindi, in sintesi, il Pd di Settimo ha approvato un ordine del giorno per chiedere al Ministero di svegliarsi e sbrigarsi. Un grido d’allarme che di certo farà tremare i palazzi romani. Possiamo solo immaginare Giorgia Meloni tutta sudata e il Ministro che, svegliatosi nel cuore della notte urla nel panico: “Oddio, Elena Piastra, la sindaca di Settimo Torinese ci sta pressando! Firmate subito quei decreti!”

Più probabilmente, nessuno a Roma si accorgerà minimamente di questa mozione e i ciclisti settimesi continueranno a pedalare schivando voragini nell’asfalto, affrontando il buio pesto di strade senza lampioni, e lottando contro le auto parcheggiate ovunque, tranne che nei parcheggi che costano più che a Montecarlo.

Nel documento si citano i dati di Bologna, dove la zona 30 ha ridotto gli incidenti del 13%, le vittime del 49% e i feriti dell’11%. Un sogno, vero? Peccato che Settimo non sia Bologna, non abbia le sue infrastrutture, né tantomeno una cultura della mobilità avanzata. Qui la bicicletta è considerata più che altro uno sport estremo, dove il vero pericolo non sono le auto, ma la strada stessa.

In teoria, limitare la velocità dei veicoli aiuta anche l’ambiente, riducendo le emissioni di biossido di azoto. In pratica, se non si trovano i soldi nemmeno per rattoppare i marciapiedi, è difficile pensare che l’amministrazione possa investire su una rete di percorsi ciclabili degna di questo nome.

Nel documento si cita anche il bike sharing, che a Settimo ha una diffusione paragonabile a quella dei panda giganti in libertà. Ma attenzione, perché con questa mozione si potrebbero ipotizzare nuove connessioni tra le piste ciclabili esistenti. Sì, ipotizzare. Non realizzare, non progettare, non iniziare i lavori. Solo pensarci su, magari tra un balletto e l’altro del consigliere comunale Antonio Augelli.

Che dire… Al posto di queste nobili battaglie sull’ipotetica viabilità del futuro, su una visione da aggiungere alle visioni della sindaca che già ne ha una al giorno, non sarebbe più utile se il Pd di Settimo si impegnasse a presentare mozioni e ordini del giorno per risolvere i problemi concreti della città?

Sarebbe carino, per esempio, chiedere alla giunta di sistemare le strade, così magari gli automobilisti non dovrebbero più fare lo slalom per evitare di rimanere incastrati in una buca. Oppure riparare i marciapiedi, che oggi sembrano messi lì per testare la resistenza delle caviglie dei cittadini. Magari anche illuminare la città, visto che molte strade sono talmente buie che si potrebbe girare un film horror senza bisogno di effetti speciali.

E poi, visto che ci siamo, ripulire la città dalla cacca dei cani, fare una vera disinfestazione dai topi, che ormai passeggiano indisturbati come fossero cittadini paganti le tasse, e tagliare l’erba d’estate, per evitare che i marciapiedi si trasformino in giungle inaccessibili. Già che ci siamo, si potrebbe pensare anche di innaffiare le centinaia di alberi piantumati negli anni scorsi, che ovviamente muoiono perché nessuno si è preoccupato di dare loro l’acqua.

Ma tutto questo, si sa, è noioso, non fa tendenza, e soprattutto non può essere usato per discorsi trionfali su Facebook a caccia di mille “mi piace”, “bravi continuate così”, “menomale che c’è il Pd”.

Tant’è! L’ordine del giorno sulla mobilità dolce è stato approvato. E quindi? Nulla cambierà, nessuna pista ciclabile nuova, nessuna strada più sicura, nessun investimento concreto. Solo l’ennesimo documento che verrà archiviato in uno dei cessi del palazzo municipale.

Fermi tutti! Epperò, almeno ora, quando qualcuno si lamenterà della condizione pietosa delle strade, il Pd potrà sempre rispondere con orgoglio: “Abbiamo approvato un ordine del giorno sulla mobilità dolce!”

E i ciclisti? Che continuino a pedalare. A loro la dolcezza, alle auto il dominio delle strade, e ai pedoni… tanta fortuna. Ne avranno bisogno.






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