Banca Etica verso l’assemblea: l’intervista ai due candidati

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Si avvicina la scadenza del mandato dell’attuale consiglio di amministrazione di Banca Etica, iniziato il 14 maggio 2022, ed entra nel vivo la campagna elettorale per costituire il prossimo. Sarà il primo con undici componenti (e non più tredici), in linea con gli orientamenti della vigilanza per le banche di piccole dimensioni: otto provenienti dalla lista più votata, tre eletti proporzionalmente tra i candidati che si presentano singolarmente. Nel caso in cui la seconda lista più votata prenda almeno il 33% dei voti, eleggerebbe due consiglieri in CdA, che sarebbe quindi composto da otto della prima lista, due della seconda lista e uno dall’elenco dei candidati singoli.

A partire dal 30 marzo il sito di Banca Etica riporterà le informazioni complete sulla composizione delle liste, in vista del 17 maggio 2025, giorno in cui i 48mila soci della banca potranno votare in presenza – tra Bologna e Madrid – oppure online.

Due le liste contrapposte. “Per una Banca Etica, inclusiva e dialogante” è una lista partecipativa, cioè sostenuta dai portatori di valore (da regolamento almeno tre, ma in questo caso tutti e sette). Ha come candidato presidente Aldo Soldi, che proviene da una carriera come dirigente nel mondo cooperativo e attualmente è vicepresidente dell’istituto. Alessandro Messina è invece il candidato presidente di “Re:start Banca Etica 2025”. In questo caso si tratta di una lista autonoma, cioè presentata sulla base della firma di almeno duecento soci. Già direttore generale di Banca Etica dal 2015 al 2021, oggi Messina è responsabile finanza d’impatto di Avanzi – Sostenibilità per Azioni e ad di Atlas Sgr. Li abbiamo intervistati entrambi.

I candidati hanno ricevuto le stesse domande e hanno risposto per iscritto nello stesso giorno; la redazione di Valori.it le pubblica integralmente, senza alcun tipo di intervento.

Perché ha deciso di candidarsi alla presidenza di Banca Etica?

ALESSANDRO MESSINA C’è un misto di vissuto personale e progetto collettivo. «L’interesse più alto è quello di tutti» è la frase che mi fulminò dalla copertina di un opuscolo nell’estate 1996. Fresco laureato in Economia, stavo imparando a conoscere il settore finanziario e nulla della finanza che frequentavo sembrava positivo per la società… Quello slogan mi indicò che un’altra finanza era possibile. O, almeno, che c’era qualcuno disposto a mettersi in gioco per provare a dimostrarlo. Sono così diventato socio della Cooperativa Verso la Banca Etica. Ho partecipato all’avvio del gruppo dei soci (Git) di Roma, insieme a un numero crescente di persone. Da lì in poi, in ogni esperienza professionale ho sempre cercato di inserire, nei principi e nelle pratiche, la finanza etica. Quando, nel 2015, ho assunto il ruolo di direttore generale di Banca Etica, fu come – esagero – per un fisico arrivare al Cern. 

Ora la spinta è plurale e collettiva, quella del Comitato ReStart, con tante persone e organizzazioni socie che chiedono il cambiamento: c’è la consapevolezza che occorre presidiare l’indipendenza della banca, accompagnare una nuova generazione, dare voce e risposte all’insoddisfazione e frustrazione di clienti e soci.

ALDO SOLDI Banca Etica è un sogno diventato realtà, un’idea forte diventata banca grazie al lavoro e all’impegno di tante persone dimostrando che la finanza può anche essere etica. Ho collaborato molti anni con Banca Etica ma quando sono entrato in consiglio di amministrazione, nel 2019, ho da subito apprezzato il grande impegno per attuare comportamenti concreti coerenti con valori e principi. La banca ha fondamentali robusti, una riconosciuta collocazione a livello nazionale e internazionale, un Piano Strategico ricco di impegni per far crescere ancora la finanza etica. Quando il consiglio di amministrazione in carica ha unanimemente ritenuto importante che il nuovo presidente potesse garantire continuità, stabilità e sicura responsabilità nel guidare i necessari processi di cambiamento, ho ritenuto di poter mettere a disposizione la mia esperienza e la mia forte condivisione valoriale. Lo faccio con grande orgoglio, sapendo che all’interno della Banca ci sono molte persone di valore con cui condividere questo percorso e sicuro di formare una squadra che, come sempre in Banca Etica, contribuirà in maniera collettiva a portare avanti il progetto.

Banca Etica ha compiuto 25 anni. I numeri fotografano una realtà in crescita in un contesto bancario che è cambiato profondamente. All’inizio era la sola a proporre di considerare gli impatti sociali e ambientali. Poi è stata circondata da tante realtà concorrenti, non di rado con iniziative di greenwashing. Ora sembra quasi che la tendenza, negli Usa ma anche in Europa, sia quella di tornare al business as usual, in nome della necessità di fare fronte alle crisi. La finanza fugge dalle alleanze per il clima e in Europa – dal rapporto Draghi al Competitiveness Compass – sembra si punti sempre più ad un concetto di competitività ad ogni costo. Come dovrà muoversi Banca Etica in questo contesto?

ALDO SOLDI La domanda da farci è se, nello scenario descritto, c’è più o meno bisogno di finanza etica. La competitività ad ogni costo aumenta le disuguaglianze, incide negativamente sui diritti individuali e collettivi, crea nuove povertà. Allora il bisogno di finanza etica aumenta, aumenta la necessità di operare per l’inclusione finanziaria, cresce il bisogno di sostenere la transizione ecologica, aumenta la necessità di misurare l’impatto sociale degli investimenti. Insomma, dopo 26 anni lo sforzo collettivo illuminato che fece nascere Banca Etica è ancora molto attuale. Il contesto è ovviamente cambiato e indicherei tre strade su cui continuare a muovere: finanziare i soggetti dell’economia sociale perché sono quelli che contribuiscono ad aiutare i più fragili e a creare un’economia più giusta ed equa; valorizzare le alleanze a livello nazionale e internazionale sia con altri soggetti delle finanza etica che con le organizzazioni sociali che si battono per la difesa dei diritti collettivi e individuali; utilizzare la valutazione socio ambientale per indurre percorsi di miglioramento in direzione della sostenibilità sociale e ambientale nei soggetti con cui dialoga. Quindi: nessun arretramento ma forte impegno, intendendo le alleanze non tanto come elemento di difesa ma soprattutto di proposizione a livello nazionale ed europeo.

ALESSANDRO MESSINA Curare coerenza e distintività, per Banca Etica, è un obbligo morale e un vincolo per la sopravvivenza sul mercato. È possibile, con prodotti e servizi idonei: trasparenza, partecipazione, uso responsabile del denaro sono valori controcorrente, nel mercato finanziario. Seguendoli come una stella polare non correremo il rischio di inseguire i comportamenti delle altre banche, la diffusa standardizzazione dei prodotti, la comunicazione solo formale verso i clienti, e continueremo a guadagnarci la fiducia dei risparmiatori. Senza mai abbassare la guardia sui nostri limiti e sulle soluzioni per superarli: pensiamo al credito, concreta espressione di finanza etica e della sua funzione inclusiva, che non può calare come sta facendo in questi ultimi anni. O ai fondi responsabili: come fui scettico nella corsa all’omologazione Esg, ora sono cauto nel parlare solo di greenwashing. Oggettivamente, sul mercato vi sono dei prodotti interessanti, alcuni con qualità migliori dei fondi promossi da Etica Sgr, che è stata troppo presa dalla tentazione di omologarsi cercando soluzioni regolamentari “facili” e, così facendo, ha smarrito la strada dell’innovazione. E della radicalità.

A suo avviso, proprio in un mondo che in qualche misura sta restituendo “dignità” al business as usual, il ruolo della formazione e dell’informazione dovrà essere centrale per un istituto che punta a promuovere una cultura alternativa?

ALESSANDRO MESSINA La formazione e l’informazione, nei tempi bui che viviamo, sono ambiti fondamentali su cui lavorare, riscoprendo il valore di alleanze plurali e sinergiche che, come fu per la nascita di Banca Etica, possano portare a risposte più grandi e a economie di scala migliori di quelle che potrebbe raggiungere un progetto promosso soltanto dalla nostra banca. 

Banca Etica nasce e trova la sua forza dall’unione di tante energie sociali e civiche. Che avevano e hanno bisogno di una banca. Questa è la chiave strategica e operativa del suo successo. A patto che si faccia bene, innanzi tutto, la banca. Etica sì, ma banca. Rifuggirei da ulteriori tentazioni autarchiche. Come diceva Giorgio Gaber: «Ma devo fare tutto io?». 

Per essere chiari: vorrei più ambizione per le attività culturali e formative, ne vorrei di più per Valori, attraverso più alleanze con siti e riviste che occupano spazi simili. Abbiamo bisogno di una grande piattaforma di informazione indipendente e di agenzie di contro-formazione. Non sarà efficace, nell’era dei nuovi oligopoli informativi, costringere il consumatore critico, la risparmiatrice responsabile, a cercarsi le notizie su decine di piccole testate.

ALDO SOLDI La banca è nata con l’ambizione di contribuire a trasformare la realtà e questa ambizione è rimasta intatta, ribadita nel piano strategico 2025/28. Nei progetti di trasformazione sia la formazione che la comunicazione assumono ruoli fondamentali. Partirei dalla formazione delle persone che lavorano in banca e nel gruppo, argomento diventato ancor più rilevante in conseguenza della grade quantità di persone giovani che, in forza dello sviluppo, sono entrate alle dipendenze della banca e del gruppo negli ultimi anni. Persone giovani e molto spesso motivate dai valori della finanza etica: è chiaro che la loro formazione dovrà essere tecnica ma anche valoriale. I soci sono destinatari da parte della banca di comunicazione che evidenzia innanzitutto gli aspetti valoriali , un percorso su cui continuare a investire. L’educazione critica alla finanza può ulteriormente crescere, così come i rapporti con scuole e università. E poi comunicare, informare, comunicare: la finanza etica fa cose belle, farle sapere è utile per se stessa ed elemento di fiducia positiva di valore generale.

Anche in Italia il settore bancario è in fermento con il moltiplicarsi di mosse del famoso risiko bancario tra gli istituti nostrani. Che prospettive ha Banca Etica in questo contesto? Come si può salvaguardare e aggiornare il modello di banca cooperativa e indipendente?

ALDO SOLDI Innanzitutto mantenendo le proprie caratteristiche, rafforzando e valorizzando la propria distintività. Banca Etica non è interessata direttamente alle possibili modifiche di assetti proprietari nel sistema bancario nazionale, peraltro già visti e vissuti anche in passato. Però vive in questo contesto e deve avere alcune direzioni di marcia: rafforzare le alleanze e le relazioni con il sistema bancario maggiormente affine, dalle banche popolari al credito cooperativo. Esistono già collaborazioni e sinergie che possono ulteriormente svilupparsi. Aumentare le relazioni con le banche etiche o similari presenti a livello europeo e mondiale, per verificare se rapporti di tipo politico/istituzionale possono diventare anche sinergie economiche. C’è poi un’altra strada importante che la banca e il gruppo stanno perseguendo: quella di acquisire maggiore autonomia della filiera della finanza etica rispetto a possibili turbolenze negli assetti proprietari del sistema bancario. L’operazione di acquisizione della maggioranza di IMPact Sgr va esattamente in questa direzione.

ALESSANDRO MESSINA Nel programma abbiamo affrontato il tema sotto ogni prospettiva. Lo si trova qui. La prima chiave per l’autonomia è l’efficienza operativa, insieme alla coerenza ai valori, per attrarre clienti e mantenere alti i margini. Per questo serve una convinta accelerazione sul fronte dell’innovazione e della cultura manageriale, fondamentale per curare una visione alternativa. Poi, un’effettiva partecipazione di tutti gli stakeholder è l’antidoto ai rischi di deriva oligarchica, tipici delle grandi cooperative. Il candidato presidente dell’altra lista Aldo Soldi non manda segnali rassicuranti su questo fronte. Prima, ha sostenuto una modifica dello Statuto con cui è stato prorogato, un fatto inedito nella storia della Banca, il mandato dell’attuale presidente: una delibera approvata con il voto di solo il 6% dei soci. Ora, parla di “nuove alleanze”, facendo correre dei brividi sulla schiena di chiunque conosca il suo profondo legame con certa cooperazione, lontana dai valori della finanza etica. Possono i soci restare tranquilli alla prospettiva di consegnare la Banca alla sfera d’influenza di Unipol?

Eccetto per una piccola flessione nel 2023 (che è stata comunque inferiore rispetto al resto del sistema bancario), il credito erogato da Banca Etica a favore dell’economia civile è cresciuto in modo costante nel tempo. Che obiettivi vi date per i prossimi anni su questo fronte?

ALESSANDRO MESSINA La promessa della finanza etica è che il denaro raccolto dai risparmiatori andrà a finanziare realtà e progetti con un impatto positivo su società e ambiente. All’inizio, Banca Etica prestava al terzo settore una media di 80 euro ogni 100 raccolti. Dopo il 2009, con regole più stringenti per tutte le banche, questo valore si è attestato attorno al 65%, corrispondente anche alla media rilevata tra gli aderenti alla Global Alliance for Banking on Values (GABV). 

Ma negli ultimi anni è iniziata una discesa difficile da spiegare. Pur scomputando il biennio anomalo della pandemia (2020-2021), la capacità di credito di Banca Etica è scesa sotto il 50%. A fine 2023 il rapporto tra impieghi e raccolta era pari al 49,18%. A fine 2024 siamo al 49,09%. C’è un problema chiaro e duplice: di missione (non c’è finanza etica senza giusta propensione al rischio) e di sostenibilità (una banca come Banca Etica non sopravvive solo investendo in titoli governativi). 

Il grido di sofferenza di chi subisce il credit crunch, inoltre, merita rispetto e risposte serie, non propaganda. Nel nostro programma indichiamo le azioni e le soluzioni per riportare al 65% il volume dei prestiti in proporzione alla raccolta.

ALDO SOLDI Banca Etica è la banca del Terzo settore in Italia e riconferma la propria volontà di sostegno a questa parte così significativa dell’economia e del tessuto sociale del nostro Paese. Il Terzo settore ha subito forti cambiamenti in questi ultimi anni e la prima cosa da fare è affiancare le imprese e le loro organizzazioni per individuare i nuovi e costruire le risposte adatte, anche con rinnovati prodotti finanziari. Alla erogazione del credito occorre sempre più aggiungere attività di accompagnamento, consulenza, dialogo. Continuare nel potenziamento della struttura aziendale dedicata significa arricchire l’interlocuzione e la possibilità di risposta. Obiettivo chiaro nel Piano Strategico è continuare a crescere, sia in Italia che in Spagna dove il dialogo con i soggetti dell’economia sociale sta già producendo interessanti risultati e valide prospettive. La banca gode di grande fiducia fra i risparmiatori e questo porta a una raccolta sempre più importante: significa avere risorse per gli impieghi ma significa anche continuare a meritare la fiducia dei risparmiatori con impieghi attenti e ben destinati.

Banca Etica è in prima linea nel denunciare i rapporti non sempre trasparenti tra il settore bancario e l’industria delle armi. Si batte per la difesa della legge 185/1990 che garantisce un minimo di trasparenza. Eppure c’è chi la accusa di finanziare il settore degli armamenti. Il riferimento è a un tema molto dibattuto tra i soci: come comportarsi con le banche che detengono quote di minoranza nella Sgr del Gruppo e che appaiono nell’elenco delle banche armate. Insomma, si può davvero affermare che Banca Etica sia coinvolta nel settore delle armi? Come va gestita concretamente la questione nei prossimi anni?

ALDO SOLDI Banca Etica non finanzia la produzione e il commercio di armi, anzi, sia la banca che Etica Sgr sono fortemente impegnate in iniziative a difesa della pace . Alcune banche socie di minoranza di Etica Sgr hanno fra le proprie attività, se pur non in maniera preponderante, il finanziamento della produzione e del commercio delle armi. La Fondazione Finanza Etica e Rete Italiana Pace e Disarmo hanno messo a punto un indicatore unico finora in Europa per rendere ancora più trasparente un sistema spesso opaco e il rating ZeroArmi, pubblicamente disponibile, contiene informazioni di indubbio interesse. Il Consiglio di Amministrazione e il Comitato Etico sono molto vigili sul tema. Molteplici le iniziative a livello centrale e territoriale. Con le altre banche la strada finora intrapresa è quella propria della finanza etica: il dialogo, la richiesta di trasparenza, il tentativo di contaminazione positiva. L’isolamento non serve. Occorre continuare su queste strade e, inoltre, acquisire maggiore autonomia come accaduto con l’acquisizione di IMPact Sgr, sapere che lo scenario può mutare in conseguenza di cambiamenti negli assetti proprietari delle banche, rafforzare le relazioni con banche più vicine.

ALESSANDRO MESSINA Ogni anno il Gruppo Banca Etica distribuisce vantaggi economici, in forma di utili o di commissioni per il collocamento dei fondi (parliamo di decine di milioni di euro) a tre banche socie di Etica Sgr che figurano anche nella lista delle “banche armate”. Non è esattamente una prassi coerente con la promessa della finanza etica di un uso responsabile del denaro. Non bisogna essere ingrati: BPM, BPER e Sondrio sono state importanti per la crescita e lo sviluppo del progetto pionieristico di affermazione dei fondi etici nel nostro Paese. Probabilmente, da sola, Banca Etica non sarebbe riuscita nello scopo. Ma ora le dimensioni raggiunte dalla società e le ingenti masse raccolte richiedono che si affronti il punto con la giusta determinazione. Nel nostro programma individuiamo tre strade, non necessariamente alternative: rivedere gli accordi di distribuzione, discutere una nuova politica di distribuzione dei dividendi, valutare l’acquisto delle loro quote azionarie. 

È una delle due questioni non più rinviabili. L’altra è l’esigenza di internalizzare la gestione. L’acquisizione di IMPact Sgr è un pasticcio colossale che non risolve nessuna delle due.

Qual è la chiave a suo avviso per far sì che una banca etica e cooperativa continui ad essere sostenuta dalla partecipazione dei propri soci?

ALESSANDRO MESSINA La governance associativa della banca richiede un’importante rivisitazione. L’assetto attuale, basato sui Portatori di Valore, è una soluzione di compromesso che mescola democrazia diretta e democrazia rappresentativa senza sfruttare in modo compiuto i vantaggi né dell’una né dell’altra. In una cooperativa vale il principio “una testa un voto”, ma se alcuni voti contano più di altri nell’autorizzazione alla presentazione di liste per il CdA o nel gestire le dinamiche della campagna elettorale, questo principio si annacqua.

In ogni caso, una riforma è necessaria, perché i livelli di partecipazione sono drammaticamente bassi. Da una parte, dunque, va avviato un processo di valutazione circa l’introduzione o meno di effettivi meccanismi di democrazia rappresentativa, sostenuto dalle opportune riforme strutturali ai poteri delegati. Dall’altra, qualunque sia l’esito di tale valutazione, vanno riviste le forme della partecipazione diretta, agganciandola a processi decisionali reali, che sollecitino l’interesse delle persone. Puntando su trasparenza, innovazione e digitalizzazione, come scriviamo nel nostro programma.

ALDO SOLDI Per favorire la partecipazione dei soci serve un lavoro costante, attento, orientato all’ascolto e all’innovazione. Su una base sociale di oltre 48mila persone e destinata a crescere, è del tutto evidente che il modo di intendere la partecipazione risulti assai disomogeneo: occorre quindi attivare una pluralità di strumenti, di luoghi, di occasioni. Non si parte da zero e devo dire che, nel percorso della Lista Partecipativa che si chiama così proprio perché nasce dalla relazione con i soggetti della partecipazione, abbiamo incontrato i rappresentanti dei GIT, i rappresentanti dei Soci Lavoratori e dei Soci di riferimento, le due organizzazioni di persone socie giovani in Italia e Spagna e abbiamo trovato un tessuto vivace, ricco di idee e di voglia di fare, fortemente aderente ai valori cooperativi e della finanza etica. Occorre potenziare le strutture già esistenti, favorire la nascita di nuovi strumenti e nuove comunità tematiche, migliorare la comunicazione, sviluppare l’intergenerazionalità. La partecipazione, nelle sue varie articolazioni, non è solo fattore fondamentale di democrazia aziendale, è anche garanzia valoriale e vigilanza: per questo è essenziale.

Proiettiamoci nel 2028: come immagina Banca Etica?

ALDO SOLDI Le iniziative per i 25 anni di Banca Etica hanno dimostrato la capacità della banca di creare comunità : in maniera diffusa sui territori si sono incontrati soci, istituzioni, dipendenti, clienti, amici vecchi e nuovi a ragionare su passato e futuro della banca e della finanza etica. Questo dobbiamo mantenere: la capacità di essere molto di più di un istituto di credito, saper creare comunità. Però occorre essere bravi nell’attività bancaria, utilizzando le tecnologie più avanzate, valorizzando le competenze, innovando nei prodotti e nei servizi per rispondere al meglio alle mutate esigenze del mercato, dei soci e clienti e di una normativa in costante e spesso complessa evoluzione. Una banca orgogliosamente etica, che dialoga e che si allea ed un Gruppo che favorisce la diffusione della cultura e dei prodotti della finanza etica, anche nel microcredito e nella solidarietà internazionale. Una banca più forte in Italia e in Spagna, ma con uno sguardo aperto sul mondo.

ALESSANDRO MESSINA Ambiziosa, innovativa, forte. Avremo superato i 2 miliardi di euro di impieghi a impatto, crescendo a due cifre ogni anno, portato le masse dei fondi etici a 10 miliardi, risolto il problema delle banche armate in Etica Sgr. Saremo riusciti ad avviare fondi etici di “social private debt” e di “social venture capital” e a trasformare Fiare da sucursal a banca, in Spagna, per rilanciarne la capacità di attrazione e di servizio verso l’economia sociale iberica.

Una Banca Etica forte sarà anche un’impresa in grado di motivare i migliori talenti e di valorizzare tutto il personale, una banca moderna in grado di scalare posizioni nella qualità dei servizi attraverso un equilibrato utilizzo delle tecnologie, intelligenza artificiale e blockchain, che possono contribuire all’efficienza del progetto di finanza etica.

Le persone socie saranno coinvolte su molti aspetti, in modo continuativo e veloce, la soddisfazione dei clienti sarà perciò cresciuta, il dibattito sarà aperto, plurale, le liste in corsa per il Cda saranno tre o cinque, rappresentanti delle migliori energie della società. In assemblea, voteranno almeno 30mila persone. Soprattutto, sarà una banca libera e indipendente.



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