nessuno ci affitta casa, vogliono inquilini senza disabilità”

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Bergamo – L’ultima volta è stata martedì: “Ho chiamato l’agenzia di intermediazione immobiliare per capire se l’appuntamento fosse confermato – racconta Francesca Carulli, 39 anni –. Mi è stato risposto che la visita all’appartamento sarebbe stata inutile perché, nel frattempo, i proprietari avevano comunicato di volerlo affittare ad altre famiglie, di preferire famiglie senza persone con disabilità”. L’agenzia in questione è a Nembro, provincia di Bergamo. Carulli vive poco distante, ad Albino.

Cercare una casa senza barriere

È in cerca di una casa in affitto già da due anni perché quella dove abita non è adatta per Denis, 9 anni, il più piccolo dei suoi quattro figli. Gli altri hanno 18, 17 e 12 anni. Denis convive con la tetraparesi spastica, si muove in carrozzina. Per entrare in casa bisogna salire alcuni gradini poco prima del portoncino esterno e poi tre rampe di scale fino al piano. Francesca è separata e ogni giorno fa da sola: prende Denis in braccio quando escono, prende Denis in braccio quando rincasano.

“Ho una carrozzina che tengo sempre a casa ed una che tengo sempre in auto. Non sento più le braccia, ho dolori continui alla schiena”. Per questo sta cercando un alloggio senza scale né barriere. Lo sta cercando nei Comuni della media Val Seriana. “Ma non mi ci fanno neanche avvicinare agli appartamenti – fa sapere –, non riesco a visitarli di persona perché la questione si interrompe prima. In questi due anni ho dovuto buttar giù una quarantina di no. Almeno quaranta “no“. La sensazione peggiore è sentirsi etichettati: se sei la mamma di un bimbo con disabilità, sei inaffidabile, sei una persona che prima o poi non potrà più pagare l’affitto. Perché tanto pregiudizio?”.

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Appello ai proprietari di case

Giovedì Francesca ha voluto rivolgere questa domanda ai proprietari di case. Lo ha fatto attraverso la pagina Facebook della sua associazione “Tutti per Denis”. In attesa che qualche proprietario risponda, altre famiglie, nei commenti ad altri post della stessa pagina, hanno fatto sapere che il problema è diffuso. Giovanna S. scrive: “Per avere la casa in affitto ho dovuto nascondere la disabilità di mio figlio”. Una decisione “a fin di bene” ma della quale “mi vergogno”. Ma la ritrosia dei proprietari privati è solo una parte del problema.

Mancanza di supporti pubblici

L’altra parte ha a che fare con le istituzioni e le politiche pubbliche. Con carenze che, quando si tratta di disabilità, si fanno macroscopiche: quelle dell’edilizia pubblica, all’assistenza scolastica e socio-sanitaria. Francesca si è rivolta anche al Comune, ma le è stato risposto che non ci sono alloggi comunali attrezzati per la disabilità. Non ne hanno i Comuni, non ne ha abbastanza Aler (azienda dell’edilizia pubblica).

La percentuale di alloggi privi di barriere assegnati ogni anno a Milano, la città con più case popolari, non supera il 2,5%. “Da un’agenzia immobiliare di Villa di Serio mi sono sentita dire: ‘Si rivolga ai Servizi sociali del Comune’ – racconta Francesca –. L’ho fatto ma sono ancora qui. Ad un certo punto mi è stata prospettata una soluzione irricevibile: andare in Casa Famiglia con Denis e lasciare gli altri figli coi nonni”.

Le sfide giornaliere di una madre

Il problema casa, come detto, ne incrocia altri: l’assistenza scolastica e l’assistenza socio-sanitaria (non garantite in pieno) nonché le reali possibilità di emancipazione di una donna, una madre, una caregiver: “Vorrei lavorare, ho cercato. Ma non mi prendono perché la vita che faccio per accudire Denis è scandita da orari incompatibili col lavoro. Ad Albino non c’è il trasporto scolastico: questo significa che ogni giorno devo portare Denis a scuola e andarlo a riprendere. Ma non solo, Denis ha diritto a 10 ore settimanali di assistenza scolastica in più di quelle che riceve: questo significa che io, per tre giorni a settimana, devo andarlo a riprendere a scuola alle 12.30, farlo pranzare a casa, riportarlo a scuola entro le 14 e riprenderlo alle 16. Se l’educatore ci fosse per tutte le ore alle quali Denis ha diritto, potrebbe pranzare coi compagni, si eviterebbe questo via-vai e io potrei lavorare. Nonostante questo, come provano le carte, tra assegno unico, accompagnamento e mantenimento posso pagare un affitto di 6-700 euro, se me ne dessero la possibilità”. “Io – sorride Denis prima dei saluti – vorrei una doccia per disabili”.



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