La Commissione Europea accelera sulla revisione della legge sulle emissioni di anidride carbonica, anticipandone la revisione al terzo e quarto trimestre del 2025 anziché nel 2026.
L’annuncio arriva dal commissario europeo ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, nel quadro della presentazione del piano d’azione europeo per l’industria dell’automotive. Un’iniziativa da 2,8 miliardi di euro che punta a rafforzare il settore automobilistico europeo rendendolo più competitivo e sostenibile.Â
Il piano prevede 1,8 miliardi di euro destinati allo sviluppo di una catena di fornitura sicura e competitiva per le materie prime delle batterie, mentre il restante miliardo di euro sarà impiegato per lo sviluppo di veicoli e batterie connessi e autonomi.
L’obiettivo è consolidare un’industria capace di coniugare innovazione e sostenibilità , rafforzando la mobilità pulita e la digitalizzazione, nonché garantendo la tenuta della supply chain.
La Commissione ha annunciato anche una maggiore flessibilità sugli standard di emissioni di CO2 per auto e furgoni. Attualmente, il limite massimo per le emissioni medie dei nuovi veicoli venduti nell’Unione Europea è fissato a 94 grammi di CO2 per chilometro. Il mancato rispetto di questa soglia comporta sanzioni significative, stimate in circa 15-16 miliardi di euro per il 2025.
Per attenuare l’impatto delle nuove regole sull’industria, Bruxelles proporrà un emendamento che consentirà alle case automobilistiche di calcolare la media delle loro prestazioni su un arco temporale di tre anni, dal 2025 al 2027, evitando così l’obbligo di conformità annuale e permettendo un maggiore margine di compensazione.
Anche sul fronte degli e-fuels Bruxelles ha accolto le richieste di alcuni Stati membri, tra cui l’Italia e la Germania, impegnandosi ad accelerare la revisione del regolamento sui carburanti sintetici.
Il principio di piena neutralità tecnologica diventa così centrale nel processo di transizione verso una mobilità a emissioni ridotte, lasciando aperta la possibilità di adottare soluzioni alternative ai veicoli elettrici.
Carota e bastone per le flotte aziendali
Per incentivare la domanda di auto elettriche, il piano prevede una serie di misure coordinate tra gli Stati membri. Tra queste, il rafforzamento degli incentivi all’acquisto sia a livello nazionale che europeo, il leasing sociale e l’elettrificazione delle flotte aziendali, mossa già fatta dal governo italiano con la finanziaria 2025.
Le auto aziendali rappresentano il 60% delle nuove immatricolazioni, Bruxelles punta quindi a introdurre misure per accelerare la decarbonizzazione delle flotte, con una comunicazione che incoraggia gli Stati membri ad adottare iniziative per favorire la transizione ecologica delle aziende.
La proposta ha purtroppo – come è già capitato per la transizione all’elettrico – una natura coercitiva che ha già suscitato resistenze, con alcuni paesi, tra cui Italia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Bulgaria, che si oppongono all’introduzione di eventuali quote obbligatorie di auto elettriche.Â
La Commissione prevede anche di introdurre una raccomandazione nel 2026 per promuovere incentivi fiscali e non fiscali, destinati in particolare alle famiglie a basso reddito, sfruttando il Fondo sociale per il clima che mobiliterà 86,7 miliardi di euro tra il 2026 e il 2032.
La crescente competitività dei produttori orientali e limiti tecnologici e produttivi molto inferiori a quelli europei rischiano di superare abbondantemente il risultato generato dalle misure presentate dalla Commissione.
Va sottolineato come alcuni aspetti, come una maggiore libertà nell’utilizzo di tecnologie legate alla guida assistita o azioni di defiscalizzazione che agiscano sul costo di lavoro ed energia, non abbiano apparentemente trovato spazi nelle riflessioni delle élite governative europee.
Una volta di più l’attenzione della Commissione sembra di natura ideologica e poco connessa con la realtà , soprattutto se si analizza il reale impatto causato dalle vetture circolanti in Europa, circa 290 milioni contro la stima di circa 1,2 miliardi di automobili circolanti nel mondo, impatto che sembrerebbe essere ancora meno significativo dopo il cambio di leadership avvenuto negli Stati Uniti e la variazione delle politiche legate alla mobilità dell’amministrazione Trump.
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