Metà avvocati sotto 20mila euro, Anf: Altro che futuro radioso


Presentazione del rapporto Censis su stato avvocatura

Il futuro radioso per gli avvocati sembra ancora lontano. Si è svolto ieri nell’Auditorium di Cassa Forense il consueto appuntamento nel quale è stato presentato il rapporto Censis 2025 sullo stato dell’avvocatura. Con 28.000 intervistati iscritti a Cassa Forense su 233.260 iscritti complessivi, la fotografia uscita dal rapporto non è propriamente rassicurante, secondo l’Associazione nazionale forense (Anf). “Nonostante le istituzioni forensi tuonino alla ripresa, i numeri effettivi non paiono dire lo stesso”, osserva. Nel complesso gli avvocati che guadagnano meno di ventimila euro sono circa 102.000 su 233.260 iscritti alla data del 31.12.2024, circa 40.000 iscritti si collocano in una fascia di reddito tra ventimila e trentacinquemila euro, circa 32.000 sono in fascia sino a cinquantacinquemila, mentre solo 28.000 iscritti sono nella fascia sino a centoquindicimila, infine nei redditi superiori il numero scende a 16.700 iscritti.

 

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“Da questi numeri, sebbene ci siano fasce che hanno incrementato la redditività, appare difficile parlare di ripresa o di futuro radioso, soprattutto se a questi impietosi dati reddituali, si aggiunge la costante flessione degli iscritti e la forte diversificazione dell’attività principale da giurisdizionale e stragiudiziale e di consulenza”, avverte Anf.

 

“Vedere il bicchiere mezzo pieno è sempre saggio, ma vederlo pieno quando è in larga parte vuoto, resta un gioco da illusionisti”, aggiunge l’Associazione. “Nel corso della presentazione ci si è interrogati anche dell’abbandono della professione da parte di giovani e meno giovani, a beneficio del cosiddetto posto fisso. A questo riguardo non sfugge che l’avvocatura rifiuti un modello di

rapporto di lavoro che permetta la stabilità per chi non intenda esporsi in proprio, con l’organizzazione di uno studio e un proprio parco clienti”.

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Questo rapporto, poi, “è l’ultimo con i dati del sistema previdenziale precedente, riformato lo scorso anno e che da quest’anno inizierà a spiegare i suoi effetti, cui si aggiungerà la probabile riforma della legge professionale, i cui contenuti sono tutt’altro che aperti ad un futuro rivoluzionario”, si rammarica l’Anf. Che “auspica che le istituzioni forensi vogliano e possano invertire da subito la rotta verso un’avvocatura pronta al futuro, anche mediante supporto economico e strumenti innovativi utili alla gran parte dei colleghi che hanno redditi che difficilmente possono definirsi dignitosi”.



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