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Managerialità e imprenditorialità, di cosa c’è bisogno per far crescere le imprese


La questione sollevata dal vibrante intervento di Marina Puricelli (Università Bocconi) alla celebrazione dei 60 anni di Cosedil lo scorso fine settimana a Catania

Più imprenditori o più manager? Di cosa ha bisogno il Paese per recuperare competitività, soprattutto a livello internazionale, e far crescere il sistema delle imprese?Sebbene posto in termini lievemente differenti questo interrogativo, sollevato dal vibrante intervento di Marina Puricelli (Università Bocconi) alla celebrazione dei 60 anni di Cosedil lo scorso fine settimana a Catania, ha animato un’intensa postuma discussione fra i presenti. La soluzione del dilemma non implica necessariamente schierarsi, a favore degli imprenditori o dei manager, ma provare a capire verso quale direzione stanno andando tante imprese in Italia.

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La famiglia Vecchio ha scelto di festeggiare sei decadi di attività imprenditoriale e di celebrare la ricorrenza in un’occasione pubblica nella quale ha presentato il piano industriale per il prossimo triennio, rendendo evidente a tutti gli stakeholders qual è il percorso che le si prospetterà davanti, a partire da ambiziosi obiettivi di crescita aziendale. Ed è proprio “crescita” il termine dirimente che può aiutare a risolvere il dilemma. Perché, quando vuole crescere e ha coraggio di farlo, un’impresa è chiamata via via ad inserire nuove dosi di managerialità all’interno della originaria compagine imprenditoriale e sociale. Il che vuol dire strutturare i processi aziendali e professionalizzarli; incorporare i principi del management – pianificazione, organizzazione, coordinamento e controllo – nell’esercizio di ogni attività; affiancare e far crescere manager professionisti insieme alla proprietà aziendale che mantiene il controllo. In altri termini, saper spersonalizzare l’impresa pur mantenendone, e non è un gioco di parole, la sua personalità, cioè la sua identità imprenditoriale.

Così ha scelto di fare la Cosedil, così stanno facendo tante altre aziende siciliane, nate piccole e sviluppatesi nel tempo, fino a diventare oggi medie imprese e talora anche internazionalizzate. La crescita nei numeri è segnaletica di una espansione di risorse, occupati, investimenti, relazioni coi fornitori e i clienti; ma alla crescita si accompagnano pure tante problematiche gestionali che bisogna saper affrontare, anticipare, programmare, addirittura riconfigurare, se necessario, ricorrendo all’innovazione.Crescita: un obiettivo ambizioso che forza lo “status quo” ma che, se non è ben governato, può soffocare le imprese, mettendone a rischio la continuità del business. Un obiettivo sfidante che vale tanto per le piccole e medie aziende familiari che guardano avanti; quanto per le grandi imprese, sebbene abbiano logiche un po’ differenti; quanto ancora per le start up innovative che vogliono “scalare” (si dice così) e attrarre nella loro orbita investitori ed altre imprese.

Per le imprese crescere non è fisiologico, come lo è invece per le persone nelle diverse stagioni della vita. Si sceglie di farlo, per necessità, opportunità o altro, sapendo che da quel momento non si può improvvisare, vivere alla giornata, trovare continui espedienti per rimanere a galla, come può magari accadere nelle fasi iniziali di un’attività appena nata e sostenuta da entusiasmo, passione, competenze e determinazione dell’imprenditore. Quando si va avanti, aziendalmente parlando, serve altro.Nel corso Principi di Management che sto tenendo in questo semestre, alle studentesse e agli studenti è stato assegnato un lavoro di gruppo un po’ particolare. Hanno scelto, in completa autonomia, una serie di piccole imprese siciliane, studiandone numeri, attività aziendali e possibili criticità gestionali legate alla crescita. Fin qui, nulla di nuovo sotto il sole. La novità è che, a partire da quelle criticità, dovranno proporre una soluzione manageriale, ricorrendo dapprima alla simulazione con “fantamanager” generati dall’intelligenza artificiale, per prendere familiarità col tema; poi avranno un confronto reale con veri manager che faranno loro da mentori; infine formuleranno la loro proposta consulenziale alle aziende scelte provando ad immaginare come agli imprenditori proprietari possano affiancarsi gradualmente figure professionali esperte, reclutate sul mercato.

Al dilemma intelligentemente posto alla festa di Cosedil si potrebbe rispondere così. Abbiamo bisogno di più imprenditori costruttivi e meno padroni estrattori, ma pure di più manager responsabili e meno burocrati carrieristi. Quando si guarda alla crescita aziendale, in ottica generativa, le strade dell’imprenditorialità e della managerialità si intersecano meravigliosamente.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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