Va a segno l’opa di Banco Bpm su Anima. Il periodo di adesione si è chiuso con la consegna di poco più di 221 milioni di titoli, pari al 67,97% del capitale, che sommati al 21,97% delle azioni già di proprietà della banca, proiettano Piazza Meda ad un passo dal 90% della sgr, ben al di sopra della soglia minima del 66,67% a cui l’offerta era subordinata.
Intanto Unicredit, che con l’esito dell’opa acquisisce uno degli elementi in base ai quali decidere se procedere sul Banco, ha incrementato la sua potenza di fuoco sulle Generali, salendo dal 4,09% al 5,27% dei diritti di voto attraverso la trasformazione di alcuni derivati. Una quota che potrebbe rivelarsi decisiva per gli esiti dell’assemblea del 24 aprile, in cui si sfideranno le liste di Mediobanca, Caltagirone e Assogestioni.
La consegna di molte azioni Anima è avvenuta, come di consueto, nell’ultimo giorno dell’opa, con il crollo dei mercati che ha spinto gli indecisi a liberarsi del titolo, sceso, senza l a protezione dell’offerta, del 2,9% a 6,76 euro, al di sotto dei 7 euro messi sul piatto dal Banco. Benché non abbia raggiunto per un pugno di azioni la soglia del 90% (i risultati definitivi arriveranno entro il 10 aprile), Bpm potrebbe vedersi riconoscere comunque da Borsa Italiana la possibilità di procedere al delisting, alla luce del fatto che Anima non disporrebbe di un flottante sufficiente ad assicurare il regolare andamento delle negoziazioni e che il Banco non ha intenzione di ripristinarlo.
L’acquisizione del 68% di Anima costerà al Banco 1,547 miliardi mentre il capitale della banca (Cet1) si eroderà, dopo la mancata concessione da parte della Bce del Danish Compromise, di un valore che non dovrebbe distanziarsi troppo dai 268 punti base stimati in caso di adesione totalitaria all’opa. La società di gestione del risparmio, con i suoi oltre 200 miliardi di masse, completa il ventaglio di fabbriche prodotto del Banco, che punta a rendersi meno dipendente dai tassi. Per Castagna si tratta di un pilastro del piano industriale con cui resistere alla scalata di Unicredit, promettendo ai soci la distribuzione di 6 miliardi di dividendi. La conquista di Anima, che possiede il 4% di Mps, rende inoltre il Banco un attore protagonista nei destini dell’assemblea del Monte del 17 aprile.
Lì Castagna, che detiene il 5% di Siena, si presenterà con una quota del 9% che potrebbe rivelarsi decisiva per l’approvazione dell’aumento di capitale al servizio dell’ops su Mediobanca. All’esito dell’opa su Anima guarda anche Unicredit, che deciderà solo a fine giugno, una volta conclusa la sua offerta di scambio sul Banco, se accettare o meno le azioni di Piazza Meda. Ma il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, è impegnato anche in un’altra partita, quella sul rinnovo del cda delle Generali, dove si presenterà in assemblea con una partecipazione salita al 5,27% (più altre posizioni lunghe sullo 0,277%) e che il mercato non esclude possa diventare più rotonda.
La quota, definita da Orcel una “partecipazione finanziaria”, potrebbe decidere la sfida tra Mediobanca e Caltagirone-Delfin, definendo anche il posizionamento di Orcel nella battaglia su Piazzetta Cuccia e le Generali. Scontro a cui guarda con attenzione anche il governo, che entro fine aprile potrebbe dare un via libera condizionato, nell’ambito del golden power, all’offerta di Unicredit sul Banco. L’investimento di Unicredit nel Leone “conferma che sono convinti della bontà del nostro nuovo piano”, ha detto al Corriere l’ad di Generali, Philippe Donnet.
“Con Orcel ci siamo parlati. Esistono delle collaborazioni sul fronte assicurativo nell’Est Europa” ma “il discorso potrebbe estendersi anche su altre aree”. Per il manager, ricandidato nella lista di Mediobanca, l’assemblea del Leone non sarà “un referendum su Natixis”, con cui non è in corso un “muro contro muro” con il governo, ma un voto “per decidere” se Generali “resta una public company oppure passa sotto il controllo di soggetti privati senza che questi paghino un premio”.
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