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Lombardia: impresa al femminile, record europeo nonostante gli ostacoli


La Lombardia è la regione italiana con il maggior numero di aziende guidate da donne, ma chi decide di aprire un’attività deve affrontare numerose difficoltà come dimostra il rapporto “L’imprenditoria femminile in Italia tra crescita e ostacoli strutturali” elaborato dal Centro studi Conflavoro in collaborazione con Conflavoro Impresa donna. Le aziende al femminile, spiegano gli esperti, hanno una forte propensione all’innovazione sociale, alla sostenibilità e alla valorizzazione del capitale umano ma faticano più delle altre ad accedere al credito e devono fare i conti con le disparità salariali e di crescita.

Lombardia: l’impresa al femminile è da record europeo, i numeri

In Lombardia le società con a capo una donna sono 182.000, pari al 15% di quelle attive in Italia, nel Lazio sono 147.000 e in Campania 137.000: la concentrazione maggiore, però, va cercata in Molise dove costituiscono il 21% di quelle totali.
La regione si aggiudica un altro primato: le sue 236.000 tra imprenditrici e lavoratrici autonome la posizionano sul primo gradino del podio a livello europeo.

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In Italia le oltre 1.325.000 aziende in rosa, con un fatturato annuo stimato tra i 200 e i 240 miliardi di euro, generano tra il 10 e il 12% del pil ma in termini di performance economica hanno un gap del 60% rispetto a quelle maschili: sono in genere più piccole, con una media di 3,5 dipendenti, e in molti casi operano in settori a bassa marginalità come quello dei servizi.

Lombardia: l’impresa al femminile è da record europeo, le barriere e la carenza di supporti

Eppure, dando lavoro a circa 4.700.000 persone rappresentano un importante motore di sviluppo che potrebbe crescere ulteriormente se, si legge nel rapporto, fossero eliminate alcune barriere che le ostacolano. Il 48% delle imprenditrici ha più di cinquant’anni, il 54% non ha figli, il 33% ne ha uno, l’11% due e il 2% almeno tre: sarebbero, secondo Conflavoro, i segnali della mancanza di adeguate politiche di sostegno e di un sistema di welfare strutturato che favoriscano la conciliazione tra la famiglia e il lavoro.

La carenza di supporti, secondo le stime, costringe ogni anno 3.200 donne a chiudere l’attività alla nascita dei bambini: nel primo trimestre del 2024 le aziende al femminile sono calate dello 0,4% rispetto a dicembre 2023 e dell’1,6% rispetto a marzo di quell’anno.
Vanno letti in chiaroscuro anche i dati relativi al passaggio generazionale: crescono le imprese femminili, anche grandi, ma l’ingresso delle donne è quasi sempre legato alla scomparsa o alla uscita di scena dei precedenti titolari.

Lombardia: l’impresa al femminile è da record europeo, «ma le giovani donne stanno smettendo di fare impresa»

«Nonostante i numeri incoraggianti, che testimoniano anche la capacità delle imprenditrici italiane di competere su scala internazionale – afferma il presidente di Conflavoro Roberto Capobiancopurtroppo le giovani donne stanno smettendo di fare impresa, influenzate da ostacoli strutturali come l’accesso al credito e la conciliazione vita-lavoro. Solo il 14% delle aziende femminili è guidato da under 35 e il 38% da 35-49enni: sostenere le imprenditrici non è più solo una questione di giustizia sociale, ma anche una priorità economica e di futuro del Paese».

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