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Magma a 10 chilometri di profondità che interagisce con fluidi idrotermali e gas a 3 chilometri dal sottosuolo, questa unione crea l’innalzamento del terreno e poi le scosse sismiche. Ed è quello che sta avvenendo ai Campi Flegrei. «Chi vive qui sa che sotto i suoi piedi c’è un vulcano che non dorme mai e che parla attraverso dei segnali – commenta il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni – non ci sono evidenze che erutterà a breve termine, ma è certo che accadrà: tra 50 o 100 anni, chi può dirlo. Ciò che possiamo fare al momento è monitorare ogni anomalia e garantire che le autorità e la popolazione siano sempre informate. Come abbiamo fatto qualche giorno fa: avevamo visto la velocità del suolo aumentare e lo abbiamo comunicato immediatamente».
Il fenomeno
Il bradisismo, un fenomeno ciclico di sollevamento e abbassamento del suolo, è la firma inconfondibile di questa caldera attiva ad ovest di Napoli. Giovanni Macedonio, geofisico dell’Osservatorio vesuviano dell’Ingv spiega: «Negli ultimi anni, il processo si è intensificato: dal 2005 il terreno si è sollevato di 1,40 metri e solo nelle ultime tre settimane l’innalzamento è stato di 3 centimetri. Più aumenta la velocità del sollevamento, più cresce il rischio di terremoti». Alla base del fenomeno, come detto, c’è lo scontro invisibile tra magma e acqua. «Questa roccia è intrisa di acqua marina e fluidi delle falde appenniniche.
UN TREND IN CRESCITA
«L’aumento della sismicità sta seguendo un andamento simile a quello osservato nel periodo del 1982-84, quando il suolo si sollevò fino a 1,80 metri con velocità di 7-8 cm al mese, portando all’evacuazione di migliaia di abitanti. Oggi siamo lontani da quel livello di allerta ma potremmo avvicinarci se il trend dovesse crescere. La scossa 4.4 (di ieri, ndr) è un segnale importante: è stata la più forte degli ultimi 20 anni, e a febbraio abbiamo contato oltre mille micro-terremoti. Questo suggerisce che il sistema sta entrando in una fase più attiva», avverte Macedonio.
Eventi più forti?
Secondo l’esperto, infatti, il fenomeno è destinato a proseguire: «Il sollevamento segue fasi di accelerazione e rallentamento. Probabilmente avremmo altre scosse nei prossimi giorni, poi potrebbe esserci una pausa, ma è plausibile aspettarsi una ripetizione entro poche settimane, con eventi sismici più forti. Ma abbiamo tutto sotto controllo». Ora il livello di sorveglianza sui Campi Flegrei è massimo. «L’area è in stato di allerta giallo, a differenza del Vesuvio e Ischia che risultano verdi e ci preoccupano meno». L’Ingv intanto lavora con strumenti all’avanguardia: una rete di gps che monitora lo spostamento del suolo al millimetro, radar satellitari che analizzano la deformazione dell’area, e campioni di gas che vengono prelevati settimanalmente per valutare la composizione chimica delle emissioni. «Il monitoraggio è capillare e tecnologicamente avanzato e usufruiamo anche dell’intelligenza artificiale. Con i terremoti più forti inviamo un comunicato entro cinque minuti alla Protezione civile», sottolinea il geofisico. Ma il rischio impone anche un’attenzione alla sicurezza degli edifici. «Il buon senso dice che ognuno dovrebbe valutare lo stato della propria casa: strutture antisismiche, controllo di cornicioni e balconi». La notte di paura ai Campi Flegrei non sarà quindi l’ultima. La terra continua a tremare, ma l’attenzione è alta.
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