Violenze ed aggressioni, dagli infermieri nuove tecniche per proteggersi

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Bergamo. Offrire agli operatori sanitari strumenti concreti per riconoscere i segnali di potenziale aggressione e prevenire l’escalation della violenza: questo l’obiettivo principale del webinar gratuito “Violenza e aggressioni contro il personale sanitario”, organizzato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Bergamo per tutti gli iscritti che a oggi sono 7041.

La psicologa e psicoterapeuta Nicole Adami, ha illustrato dati allarmanti relativi alla violenza in ambito sanitario, evidenziando la necessità di adottare strategie efficaci per prevenire e gestire i conflitti con l’utenza. “Accanto alle tecniche di autoprotezione e alle strategie per evitare i conflitti con l’utenza, è importante che la cittadinanza comprenda che i lavoratori sanitari, per lavorare al meglio, devono sentirsi al sicuro sul posto di lavoro”, ha commentato Adami.

Aggressori e vittime (Osservatorio Nazionale sulla sicurezza Esercenti Sanitari)

Secondo le analisi illustrate durante il webinar, il profilo più comune delle vittime di aggressione è quello di una donna tra i 30 e 39 anni e 51 e i 60 anni, spesso infermiera o operatore sanitario (OPI Bergamo ha oggi l’87% di iscritte donne), che lavora in Lombardia, Piemonte e Liguria ma seguita anche da altre regioni e nello specifico è un fenomeno ampiamente diffuso. Marco Ghidini, segretario di OPI Bergamo, indica che “anche solo un aggressione è un fatto gravissimo e non trascurabile”.

Gli operatori più esposti appartengono ai settori dell’assistenza ospedaliera e residenziale, con una particolare vulnerabilità nei pronto soccorso e nelle strutture di assistenza sociale.
Gli aggressori, invece, sono prevalentemente pazienti con disabilità intellettiva o psichica, spesso in stato di agitazione. I dati riportano che la maggior parte degli episodi di violenza
è commessa da pazienti o utenti, seguiti da familiari e caregiver.

Le forme di aggressione più diffuse comprendono violenza verbale (insulti, minacce, urla) nel 70% dei casi, seguita da aggressioni fisiche (spinte, pugni, schiaffi) nel 25%, mentre
una percentuale minore riguarda danni alla proprietà e agli strumenti di lavoro (5%).

Strategie di prevenzione e tecniche di de-escalation

“È fondamentale che gli operatori sanitari imparino a riconoscere i segnali precoci di aggressività, come l’aumento della tensione muscolare, il tono di voce alterato o atteggiamenti minacciosi, così da poter intervenire prima che la situazione degeneri”, ha spiegato la dott.ssa Adami.

Uno dei punti centrali del webinar è stata l’importanza delle tecniche di comunicazione efficace per prevenire le escalation. Strategie come il tono di voce calmo e rassicurante, il mantenimento di una distanza di sicurezza adeguata e l’uso di un linguaggio chiaro e comprensibile possono fare la differenza nel disinnescare situazioni di potenziale pericolo.
Tra le principali strategie di de-escalation elencate dalla psicologa: l’ascolto attivo e l’empatia, per far sentire il paziente compreso e ridurre il livello di stress; l’offerta di scelte alternative, per restituire al paziente un senso di controllo; il mantenimento della calma e della fermezza, per evitare reazioni aggressive che potrebbero esasperare il conflitto.

“È necessario inoltre sensibilizzare la popolazione sull’uso appropriato dei servizi sanitari, per ridurre episodi di frustrazione legati a percezioni errate delle tempistiche e delle cure ricevute, e adottare protocolli chiari per la gestione delle aggressioni, con linee guida condivise tra tutto il personale sanitario”, ha concluso Adami.

A questo si aggiunge la risposta legislativa: recentemente è entrato in vigore il Decreto- legge 137/2024, che interviene per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, sociosanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell’esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitari.

Il decreto, convertito in legge, introduce modifiche al codice penale, stabilendo pene detentive da uno a cinque anni e multe fino a 10.000 euro per chiunque commetta atti di violenza nei confronti di operatori sanitari, sociosanitari, ausiliari e assistenziali mentre svolgono le loro funzioni, all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie e sociosanitarie, sia pubbliche che private, residenziali o semiresidenziali. La normativa prevede inoltre sanzioni per chi danneggia beni destinati all’assistenza sanitaria, fino all’arresto in flagranza.

L’impegno dell’OPI di Bergamo

L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo continuerà a lavorare per la sicurezza dei propri iscritti, promuovendo nuove iniziative di formazione e sensibilizzazione come indicato dalla letteratura internazionale e inclusa nella Raccomandazione Ministeriale n.8.

“L’aumento delle aggressioni nei confronti del personale sanitario è un fenomeno inaccettabile e allarmante. Gli infermieri, come tutti i professionisti della salute, meritano di lavorare in sicurezza, senza il timore di subire violenze fisiche o verbali – ha commentato Gianluca Solitro, presidente di Opi –. L’Ordine delle Professioni Infermieristiche è vicino a tutti i colleghi vittime di violenza e si impegna con determinazione per promuovere misure efficaci a tutela della loro sicurezza. Chiediamo con forza interventi concreti da parte delle istituzioni per garantire ambienti di lavoro sicuri e dignitosi, perché chi si prende cura degli altri non può essere lasciato solo di fronte a questa emergenza”.

A supporto di questa missione, gli infermieri di OPI Bergamo sono attivi in una campagna di comunicazione sui propri canali social. L’iniziativa ha coinvolto direttamente infermieri e professionisti del settore, portando alla luce esperienze, dati e strategie per affrontare questa emergenza con una narrazione coinvolgente e immediata.
Attraverso la pubblicazione di reel tematici, l’Ordine ha affrontato il problema da più angolazioni, raccontando le storie di chi vive questa realtà ogni giorno. Le testimonianze dirette hanno dato voce a un disagio troppo spesso taciuto, mettendo in evidenza non solo la portata del fenomeno, ma anche le sue implicazioni psicologiche e professionali. Inoltre, l’Ordine sta lavorando per istituire un nuovo Servizio Peer to Peer, un progetto di ascolto attivo tra colleghi per offrire sostegno a chi ha vissuto episodi di violenza, promuovendo benessere e resilienza all’interno del contesto lavorativo. Un’iniziativa concreta che conferma l’impegno di OPI Bergamo nel garantire un ambiente di lavoro più sicuro e rispettoso.

La campagna ha registrato un forte impatto, con un alto livello di interazione da parte della community e un’ampia condivisione dei contenuti, segno che il tema è particolarmente
sentito.

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